Dis-integrati/ Molte persone che abbiamo sentito erano a favore del sì nel referendum scozzese, tranne forse qualche scozzese. Mentre questi ultimi, highlanders dell’uno e dell’altro parere, avevano ben chiara la loro preferenza, se si chiedeva agli altri, ai forestieri, da che parte stessero, tanti di loro tergiversavano, seminavano dubbi, in sostanza non offrivano mai una […]
Per tornare alla politica, Jacopo Rosatelli ha analizzato con acume la politica di Rajoy, il premier di Madrid. Si può dire che l’esito scozzese per ora gli consente di rimandare a tempi migliori la soluzione del problema catalano.
Se le ragioni di Madrid sono opportunistiche, anche le ragioni di chi vuole rompere non sono più disinteressate. Anna Maria Merlo ha ricordato i motivi che spingono parte degli abitanti di una regione più ricca a tagliare i ponti (o a cercare di farlo) con la parte più debole della nazione comune.
Si tratta in pratica di gente convinta di pagare troppo la spesa pubblica, mantenendo gli altri, quelli scansafatiche. Vi saranno certamente diversi motivi, storici e religiosi, ideali e linguistici; per esempio vi sarà pure uno scozzese o un abitante di Barcellona di idee repubblicane che dunque non gradisce il re o la regina sopra di sé?
Oppure, se si guarda al caso dell’Ucraina di cui scrive Vincenzo Comito, collocandolo nelle diatribe storiche tra Usa e Urss (oops!, Russia) è probabile che nelle maglie dei secoli vi sia, in Crimea e nel Donesk, gente che parla in russo, prega in russo brinda in russo e vorrebbe continuare a farlo, senza per questo dover mitragliare i civili o perdere la testa.
C’è poi perfino qualcuno che apprezza l’Europa dell’Unione, con tutti gli inconvenienti che si porta dietro, come l’euro, per non parlare d’altro. Noi ci permettiamo di indicare due modi di essere filo europei, quelli scritti nella prima riga; Schengen e Bosman.
Mentre tutti più o meno sanno a cosa ci si riferisce citando Schengen, quanto al nome Bosman, una parte del pubblico, soprattutto di genere femminile, non sa proprio cosa significhi. Risolviamo almeno questa piccola incognita.
Jean Marc Bosman è un calciatore belga che non trovando posto nella sua squadra ha concordato un ingaggio con la squadra francese del Dunkerque.
La squadra belga ha negato il passaggio e Bosman ha fatto causa – una causa europea – contro la federazione belga e tutti gli altri poteri.
Correvano gli anni novanta. Bosman ha vinto la causa e ora i giocatori di calcio comunitari che prima erano soggetti a un contingentamento, possono trasferirsi in ogni altro paese d’Europa, se il contratto scade.
Quello che più conta è che possono entrare in una squadra di un altro paese dell’Unione senza limiti di numero. La decisione della Corte europea ha fatto diritto e vale non solo per tutte le discipline sportive, ma è stata recepita nella Carta d’Europa e sancisce il diritto di lavoro all’interno dell’Unione per tutti i cittadini, sportivi o non sportivi che siano. La «legge» Bosman vale per tutti.
Il diritto di lavoro in ogni paese dell’Unione è una conquista che le giovani generazioni stanno imparando ad usare.
«Con pochi rimpianti, molti giovani se lo ripetono, se non trovo lavoro e salario per vivere qui, dove sono nato, li cerco altrove, nella speranza di avere più fortuna, ricevere una paga migliore, un orario meno faticoso, una casa decente. Intanto imparo qualcosa che non sapevo, una lingua, una canzone, un piatto tipico e conosco altre persone, diverse da me, uguali a me.»
«Intanto viaggio», per trovare il posto giusto, il lavoro possibile. Per fortuna che c’è Schengen che mi permette di andare su e giù per gran parte d’Europa, perfino in Svizzera, che non fa parte dell’Unione. Schengen ormai è un pezzo del modo di essere dell’Europa, una forma, distorta fin che si vuole, della libertà di andare e di tornare, di viaggiare e di imparare. E’ per via di Schengen che l’Europa è diversa dalle altre parti del mondo. Tutti conoscono la libertà di Schengen, finché dura. Così arrivano nell’Unione europea, in qualche periferia – Italia, Grecia, Spagna, il simbolo di questa frontiera è Lampedusa – migliaia di africani e di asiatici che poi appena possono saltano su un treno e attraversano qualche altra frontiera, alla ricerca di un punto d’appoggio, una famiglia, un lavoro.
Ed ecco la risposta, la mia risposta. Rinunciare alla Scozia sarebbe stato come ridurre il nostro territorio, avere un po’ meno Europa, tagliare via un pezzo di libertà.