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Il wrestling di Donald

Il presidente Trump, dopo avere deciso di ritirare gli Stati uniti dagli accordi di Parigi sul clima, ha riproposto un’esibizione del suo passato di giullare prepotente per dichiarare guerra alla CNN, emittente televisiva, e all’insieme dell’informazione non allineata

 

Domenica 11 giugno si svolge – a Bologna – il G7 dell’ambiente. Ai giornali non interessa: l’argomento è trascurato. Presago di questo insuccesso, o forse ben poco interessato all’opinione altrui, il capo delegazione americano, Scott Pruitt dichiara subito che il suo paese intende ritirarsi dalle decisioni derivanti dagli accordi di Parigi (Cop 21) del dicembre 2015. Detto questo, si alza e se ne va, con tutta la delegazione al seguito, tranne Jane Nishida, incaricata di tenere i contatti, evitando le cattive figure e di ripetere che l’America non aderirà “al clima e alle banche per lo sviluppo”. Andarsene è un gesto teatrale, esagerato e prematuro. Tutti gli esperti sanno che i tempi per l’eventuale ritiro son previsti e stabiliti a Parigi e l’uscita controfirmata è effettiva dopo quattro anni. Possiamo immaginare che fino a quella scadenza ogni paese firmatario dovrà pagare la retta concordata. Con gli Usa, i paesi contrari all’accordo di Parigi diventano tre. Gli altri due sono Siria e Nicaragua.

La volontà di Donald Trump di lasciare, in tema di ambiente e riscaldamento globale, la compagnia degli stati più ricchi (industriali) del mondo era prevista da mesi. L’intera campagna elettorale – primarie repubblicane e fase finale – era basata molto sul rifiuto di Trump e della destra americana, di sottoscrivere le solite panzane ambientali, come il cambiamento climatico causato dalle attività umane. La prima nomina del nuovo presidente, quella di Scott Pruitt, notissimo negazionista, all’Epa, cioè all’agenzia ambientale, ne era la prova certa. L’America è forte, è diversa, ha meritato i doni del Signore e deve farne buon uso senza credere nella falsa scienza diabolica dei radical chic o come li chiamano nell’America profonda. Delle scelte ambientali antiche e recenti – immutabili – di Trump si è parlato e scritto molto. Così, alla ricerca di qualche fatto trascurato, o di qualche suggestione su cui ricamare, siamo caduti in rete sopra un YouTube con Trump come personaggio principale.

Il filmato che vogliamo condividere (come si dice) con gli eventuali lettori di queste note, verte sulla parte finale di un incontro di wrestling, la lotta libera più americana e più spettacolare che ci sia. Un incontro davvero importante, a giudicare dalle migliaia di persone sugli spalti del Neocolosseo, se il confronto non v’infastidisce. L’unica azione sportiva – si fa per dire – che facciamo a tempo a vedere è un lottatore che s’inerpica sui sostegni del ring per poi piombare dall’alto, a tutta pancia, sopra un suo competitore, steso a terra, immobile, evidentemente sconfitto. C’è uno stacco. Fuori ring si nota un signore ben portante, robusto, con un gessato impeccabile e una folta chioma che si avvicina al tipo steso, con modi bruschi (così almeno ci sembra di ricordare) e impreca contro di lui. Alle sue spalle entra in scena un altro signore, grosso, molto elegante, vestito di scuro. In men che non si dica, salta addosso al primo signore, lo butta a terra, gli si stende sopra e lo picchia con tutte le forze, colpendolo con almeno tre pugni alla testa e alla tempia destra. Poi si alza, con segni di trionfo verso gli spalti e larghi sorrisi al cameraman. È certamente Trump, la sua zazzera è inconfondibile; un Trump molto simile a quello attuale. Stazza, capigliatura, aria spavalda sembrano quelle di oggi. Certo, chi maneggia in modo competente Youtube potrebbe precisare meglio l’occasione; l’uomo però è innegabilmente quello.

L’azione continua e così il divertimento; il nostro eroe, innegabilmente Trump, agita un oggetto che sembra un microfono, in alto, mostrandolo alla folla. Intanto il personaggio in abito gessato, ancora a terra, è preso e afferrato da un lottatore e un altro figurante in divisa di wrestling-allenatore. I due lo legano, mani e piedi a quella che sembra una poltrona da barbiere all’antica, una di quelle rese famose da Cosa nostra. Di questa si tratta come chiunque può capire subito dopo, anche se nessuno spara a mitraglia. E’ un taglia-capelli l’oggetto in mano a Trump e uno simile lo agita uno dei forzuti allenatori. Con impegno, Trump e il suo compare tagliano i capelli al signore in gessato che è sveglio e si lamenta e grida. L’azione si svolge meticolosamente ed è tutta ripresa dalla camera, compresi i segni di giubilo di Figaro di qua e di Figaro di là. A questo punto… non è finita ancora. Comincia l’allenatore, ammesso che sia questo il suo lavoro principale, a coprire la testa del malcapitato con una specie di panna. Dalla sua, Trump completa l’opera servendosi di una specie di tubo dentifricio che emette rivoli di altra panna e li versa sempre sulla testa del gessato. Ora si capisce di che si tratta; non è panna ma schiuma da barba; c’è quella che si usa dal barbiere e c’è quella del nostro eroe, schiuma da barba domestica. Appaiono improvvisamente rasoi di sicurezza e anche il cranio del poveretto, dopo essere stato insaponato è rasato a zero, secondo la moda del tempo. Qui finisce il filmato: in tutto è durato x minuti.

Tre brevi osservazioni per chi ha letto fin qui.

La prima riguarda il wrestling come sport o intrattenimento. Può essere divertente se vi piace l’umiliazione come genere di spettacolo. Si può ridere, eccitarsi, tanto più se la lotta appare truccata, sul risultato finale e sugli effetti reali dei colpi e del dolore inferto. Se, come al circo dei pagliacci, nessuno rischia davvero la vita. Ma migliaia di persone non dovrebbero divertirsi e gioire nel vedere un essere umano aggredito alle spalle, torturato, umiliato. Migliaia di persone che diventano milioni con Youtube.

Youtube è un fantastico sistema di condivisione e di commons, ma quando si moltiplica il wrestling per mille (o quando si filmano torture o decapitazioni, con l’avvertenza: è tutto vero) è ancora libertà di espressione (tutelata, come ognun sa, dal primo emendamento), oppure è stupidità epidemica?

Infine Trump. Egli ritiene decisivo far conoscere la sua forza, il suo spirito impavido e superiore agli scherzi e alle critiche, il suo rifiuto della buona educazione di scuola europea. D’accordo. Ma uno così deve per forza decidere dei casi miei? Del mio ambiente, del mio cambiamento climatico?

Nota finale. Wikipedia spiega che il wrestling è una truffa-spettacolo. Il pubblico un po’ non ci crede, ma finge di crederci per stare al gioco e partecipare alla rissa. Il tizio rapato sul serio era un tale McMahon, capo riconosciuto di una delle maggiori compagnie di wrestling. Trump era ed è tuttora un suo grande amico. L’anno della rissa (e delle grandi risate successive) era il 2007. (Battle of Billionaires. Bobby Lashley combatteva per Trump e Umaga per McMahon)

4 luglio 2017. La descrizione della lotta/esibizione di Donald Trump sotto il ring del Wrestling, presentata in un breve scritto di metà giugno, pur se accurata, sembrava inverosimile o quantomeno tendenziosa. La nostra antipatia per il presidente americano forse ci impediva di essere cronisti di buon senso. Così lo scritto era rimasto confinato in una circolazione assai ridotta, tra persone equilibrate e ragionevoli, capaci di distinguere tra la passione di parte e la saggezza politica. Tra l’altro si trattava di un avvenimento deplorevole ma avvenuto una decina di anni fa. L’eletto dalla democrazia americana è certamente cambiato, ci dicevamo, ha consiglieri attenti, non è più quell’uomo incapace di contenere la rabbia e di ostentare la violenza. Senza essere tornato nel novero dei giusti, solo per motivi di opportunità, oggi non rifarebbe di certo una scenata, uno spettacolo del genere… quindi è inopportuno gettarglieli di nuovo in faccia. Così abbiamo saggiamente pensato un paio di settimane fa. Saggiamente?! Non eravamo saggi, non eravamo prudenti, non ne sapevamo abbastanza di mr. Trump. Ora sappiamo che il filmato “Wrestling” è una delle glorie del nostro presidentissimo. Così – per insultare e deridere l’emittente “CNN” che non lo favorisce e minacciare tutta in una volta l’informazione – Trump, il presidente degli Usa, ha ripreso quel filmato, ha sostituito la testa del suo avversario con il logo “CNN” e ha diffuso il tutto, dicendo in sostanza: “sono fortissimo, non ho paura di niente, ve la farò pagare”. Non ha paura di niente, tanto meno del ridicolo.