Al voto il Documento di economia e finanza: già smentito e superato dagli eventi, mantiene l’impostazione dell’Agenda Monti. E non è chiaro cosa cambieranno Letta e Saccomanni
Archivio | Italie
Enrico Letta e i vertici di retroguardia
Merkel, Hollande, il segretario Ocse Angel Gurria, il capo del governo belga Elio Di Rupo, i leader della Ue, ora il leader spagnolo Rajoy. Ma gli incontri del premier sono stati tutti sulla difensiva
Il diritto al dissenso in tempi di grande coalizione
Quattro ragioni per difendere il diritto di critica del Movimento Cinque Stelle di fronte a una politica chiusa in se stessa. È l’assenza di dissenso politico, non la sua presenza, a portare a gesti di disperazione individuale
Ora servirebbero banche e imprese pubbliche
Per uscire dalla crisi non si può puntare solo sulle scelte dei privati e sulla concorrenza. Servirebbero banche e imprese pubbliche che cambino i comportamenti sui mercati
Il programma-Letta: molte promesse e plateali silenzi
Nonostante un discorso abile e pieno di promesse il governo Letta ha mostrato tutta la sua debolezza politica, soprattutto per la condizione di subalternità e di alleanza vincolante con Berlusconi
“Ravvivare la crescita” non è la soluzione
Enrico Letta riparla di crescita, ma l’emergenza è il lavoro: 2 milioni 744 mila in cerca di occupazione, 605 mila sottoccupati. La soluzione è in nuova domanda e spesa pubblica
Napolitano e il brivido delle larghe intese
Il neopresidente Napolitano impone le larghe intese con Berlusconi e bacchetta tutti tranne lui nel suo discorso d’insediamento. Che suscita l’entusiasmo generale, Sel e grillini esclusi. Ora anche il governo si farà sotto il dettato di Napolitano
Napolitano l’europeo e la democrazia svuotata
La rielezione di Giorgio Napolitano non è solo il segno delle “larghe intese” tra Pd e Pdl. È il risultato di un progetto europeo che cambia la Costituzione e restringe la democrazia
Napolitano, le larghe intese e la “buona politica” che servirebbe
Rossana Rossanda ha avuto ragione. La corsa al Quirinale è stata segnata da un’improvvisazione che – con la caduta di Prodi – porta al disfacimento del PD, e dagli sgambetti di D’Alema alla rielezione di Napolitano. La candidatura di Rodotà sarebbe stata l’antidoto a queste sabbie mobili, la strada per ricostruire una “buona politica”
L’elezione di Napolitano e l’inciucio
Sul Quirinale il PD non ha ascoltato le richieste della base e ha scelto, con la rielezione di Napolitano, una chiusura al cambiamento. Se non riesce a cambiare le organizzazioni, la spinta dal basso finisce per frantumarle