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Russia-Cina, le lezioni dell’impero mongolo

Le conseguenze della guerra in Ucraina vanno analizzate considerando le lezioni degli storici della ‘lunga durata’, come Fernand Braudel, e le spinte al ritorno di stretti legami euro-asiatici tra Cina, Russia e i paesi della Via della Seta. 

Per capire meglio alcune possibili conseguenze delle vicende di queste settimane – ci riferiamo ovviamente all’invasione dell’Ucraina -, può essere opportuno ricordare alcune lezioni della Storia lontana, riletta alla luce dei contributi del grande storico francese Fernand Braudel (tra i suoi molti lavori ricordiamo i tre volumi di Civiltà materiale, economia e capitalismo. Secoli XV-XVIII, Einaudi 1981). Egli ha elaborato l’importante concetto di “lunga durata”; Braudel afferma che nella storia ci sono dei movimenti importanti, che si affermano, poi scompaiono dalla vista anche per qualche secolo, per poi riemergere prepotentemente alla ribalta, anche all’improvviso. Lo storico ricordava quello che era successo con la riforma di Lutero in Germania; la linea di separazione che divise i territori che restarono fedeli alla chiesa cattolica da quelli che abbracciarono il protestantesimo coincise con la suddivisione tra le aree del paese su cui si erano a suo tempo insediati i romani e quelle in cui essi invece non lo avevano fatto. Un secondo contributo importante di Braudel riguarda la centralità nella storia dei popoli nomadi dell’Asia Centrale, che con i loro periodici spostamenti hanno condizionato fortemente gli accadimenti del mondo allora conosciuto, dalla Cina all’India, fino all’Europa, un fenomeno rimasto a lungo trascurato.

Un altro storico, Peter Frankopan, ha sottolineato nelle sue due opere dedicate alle vicende della via della seta –  Le vie della seta. Una nuova storia del mondo, Mondadori 2017 e Le nuove vie della seta. Presente e futuro del mondo, Mondadori 2019 – come essa abbia costituito nel tempo la “spina dorsale del mondo” che collegava la Cina, l’Asia occidentale, parti della Russia e l’Europa.

Le conseguenze dell’invasione dell’Ucraina stanno rafforzando – anche per necessità -la spinta della Russia ad una crescente integrazione economica e politica con la Cina. Questa spinta ha antiche radici, che riportano alla memoria le vicende dell’impero mongolo fondato da Gengis Khan agli inizi del XIII secolo, unificando le varie tribù nomadi mongole. All’apice della sua estensione, nel 1294 con Kubilai Khan, l’impero coprirà 24 milioni di chilometri quadrati, e comprenderà la Cina, la Corea, l’Asia Centrale, quello che è oggi l’Iran, l’Afganistan, l’Iraq, la Turchia, una parte della Russia (esclusa parte consistente della Siberia), alcuni territori dell’Europa dell’Est. Significativamente ne sarà esclusa l’India, che passerà sotto il dominio mongolo molto più tardi. Si tratterà del più vasto impero della storia con contiguità territoriale. Quando Marco Polo soggiornerà in Cina, dal 1275 al 1292, lo farà proprio alla corte di Kubilai Khan. L’impero durerà come governo unitario sino agli inizi del XIV secolo, quando, alla morte di Kubilai, esso si frantumerà tra gli eredi, dando così posto a quattro khanati, da cui deriveranno almeno in parte i moderni Stati dell’area. La costruzione collasserà del tutto nel 1368. 

I mongoli sapevano fare bene la guerra, ma riuscirono altrettanto bene anche nella costruzione della pace interna. E’ in quel periodo che fiorisce la via della seta, con lo sviluppo del commercio, nonché la trasmissione delle tecnologie, delle religioni, delle culture, attraverso gran parte dell’Eurasia.

Dal punto di vista geografico, con qualche limitazione ed estensione, quello che avviene ora ripresenta una crescente integrazione economica e politica di un territorio che comprende gran parte del vecchio impero mongolo, con la Cina, gli Stati dell’Asia Centrale, l’Iran e la Russia, questa volta con tutta la Siberia, escludendo invece altri paesi un tempo coinvolti. Si tratta di spinte che richiederanno comunque tempi molto lunghi per affermarsi. E, a differenza che nell’impero mongolo, non c’è un governo politico unitario, anche se si affaccia l’egemonia almeno economica della Cina. 

Se allora si trattava di una costruzione sostanzialmente terrestre, oggi ci troviamo di fronte ad un crescente attivismo marittimo di quella che era una volta una grande civiltà contadina, la Cina, ed anche ad ambizioni in qualche modo simili della Russia. Ma, soprattutto, se l’impero mongolo non aveva avuto grandi rivali, la possibile integrazione tra Cina e Russia dovrà affrontare l’ostilità degli Stati Uniti.