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Per le armi i soldi ci sono sempre: altri 22 miliardi

Il ministro della Difesa Guerini (Pd) con i presidenti Rizzo (IpF) e Pinotti (Pd) mette sulla campagna elettorale 20 programmi di acquisto pluriennali. Il report di Milex. Da Il Fatto.

Con la guerra in Ucraina come alibi, il delitto scatta a Camere sciolte – ma con il voto unanime dei parlamentari –, quando il governo dovrebbe occuparsi solo degli affari correnti, mentre gli elettori sono distratti dalla crisi economica. Con la spinta determinante del ministro uscente della Difesa, il pidino Lorenzo Guerini, e la volonterosa assistenza dei presidenti delle Commissioni di Camera (Gianluca Rizzo, Insieme per il Futuro) e Senato (Roberta Pinotti, Pd), l’esecutivo Draghi lascia la sua impronta digitale sull’ultimo colpo di acceleratore al riarmo, in una corsa già lanciata dal 2021, approvando programmi di acquisto di armamenti per un miliardo e calendarizzandone la discussione di altri per 6 miliardi, con il totale annuale che sale a oltre 12,5, destinati a crescere ulteriormente però sino a 22 in base ai piani pluriennali già impostati. Alla faccia delle elezioni del 25 settembre, queste decisioni impegneranno anche i prossimi governi. D’altronde negli ultimi due anni non un solo parlamentare risulta aver votato contro a questi piani, che fosse per l’ideale pacifista o per più prosaiche ragioni di risparmio sul budget, sostengono gli esperti di Milex, l’osservatorio sulle spese militari che ha pubblicato i dati.

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