La collera e le rivolte dei ragazzi di famiglie immigrate nelle periferie francesi ha avuto solo una risposta repressiva di polizia e tribunali. Non si è legata alle altre proteste, dei gilet gialli e delle pensioni, ma nasce dagli stessi problemi non affrontati, primo fra tutti il crescere delle diseguaglianze.
“…Che furo al tempo che passaro i mori d’Africa il mare
e in Francia nocquer tanto
seguendo l’ire e i giovenil furori…”
Ludovico Ariosto, L’Orlando Furioso
Le note che seguono cercano di analizzare sommariamente alcuni dei molti aspetti della ennesima crisi francese, attraverso in particolare il riferimento a molti articoli apparsi sull’argomento sulla stampa locale (in particolare su Le Monde) ed internazionale.
Tre macigni
Ad oggi sono tre i grandi sommovimenti che hanno scosso sino a questo momento il doppio quinquennato di Emmanuel Macron (Fressoz, 2023); non sembrano apparentemente avere un grande rapporto tra di loro, ma hanno comunque in comune il fatto di mettere a nudo tre difficoltà strutturali cui si trova di fronte il Paese transalpino, e non solo esso.
Il primo sommovimento, quella dei gillets jaunes, il più “antico”, mostra le contraddizioni di una politica di transizione ecologica sulla quale in Francia – come del resto in Italia – non si riesce a ottenere un ampio consenso politico e sociale, anche perché minato dai forti interessi costituiti e dalla incapacità, oltre che dalla scarsa voglia, dei governi di gestire questo difficile passaggio. La seconda onda rinvia all’ardua impresa del finanziamento del modello sociale, già fiore all’occhiello del Paese, sul quale però, di nuovo, non si riesce ad ottenere alcuna analisi condivisa nella società, mentre il debito pubblico esplode e lascia, senza volere toccare i ricchi con una maggiore tassazione (cosa che nessun governo vuole fare, anche altrove), pochi margini agli interventi, a parte quelli per gli armamenti. La terza ondata, quella più recente nelle banlieues e anche nei comuni delle cinture urbane e non, mostra da una parte gli errori e le derive di una polizia insieme mal formata e negli ultimi tempi troppo sollecitata (ma le cui politiche di intervento hanno preso decisamente un indirizzo di repressione molto dura), e dall’altra mostra la crisi dell’integrazione delle periferie, nell’ambito di un più ampio problema della crescita delle diseguaglianze (anche in questo caso il problema non è certo una questione soltanto francese).
Il razzismo
La collera delle ultime settimane ha toccato tutto il territorio francese, dalle grandi agglomerazioni ai comuni più piccoli e testimonia di una crisi insieme di sicurezza, sociale, politica, educativa, comprensiva dei mali strutturali ben conosciuti e mai risolti (Bronner, 2023). Questo fallimento è testimoniato ad esempio dai livelli di disoccupazione più elevati nelle banlieues che nel resto della Francia, dal tema della salute, con una speranza di vita più corta nelle prime e da quello – infine – dell’educazione, con un abbandono scolastico più elevato nelle stesse. Va inoltre considerato in generale che “gli stanziamenti pubblici per abitante sono più elevati per i comuni ricchi rispetto a quelli poveri; così il denaro pubblico riesce ad esacerbare le diseguaglianze iniziali invece di ridurle e il blocco al potere continua a spiegare che non è alla vista alcuna redistribuzione supplementare” (Piketty, 2023).
La discriminazione più brutale riguarda, se vogliamo, la polizia e i tribunali (anche se di questi ultimi si parla poco sulla stampa e nella politica). La crisi ha messo a nudo in particolare la presenza di un forte razzismo presente nella polizia, e pi in generale nella società francese. Da dove viene tutto questo?
Guardando lontano e come suggerisce ad esempio Padraic X. Scanlan in un suo testo sull’impero britannico (Scanlan, 2020) “…le politiche contro la schiavitù dissolsero a suo tempo l’asservimento coloniale nei territori d’Oltremare, ma mantennero la supremazia bianca…. la Gran Bretagna moderna ha preservato l’eredità e le contraddizioni di un impero liberale costruito sulla schiavitù.” Tale razzismo di origine coloniale è stato poi alimentato, in particolare in Francia, dalla lotta contro i movimenti di liberazione nazionale, prima in Indocina, poi in Algeria e altrove. “L’uscita dalla guerra in Algeria non si è fatta in un giorno: è profondamente radicata in una parte delle autorità e della popolazione francese la convinzione che una parte degli abitanti del Paese…non vi deve avere un vero posto” (Chemin, 2023, a). Siamo in sostanza alla distinzione tra i francesi “di razza pura” e quelli “di carta” (che hanno cioè solo il merito di aver ottenuto i documenti di cittadinanza senza meritarla). Siamo in sostanza ad una nuova invasione dei “mori”, dopo quella dei tempi di Orlando.
In ogni caso il capitalismo moderno enfatizza la “libertà” per gli individui e per i mercati, ma questa libertà è basata sulla servitù umana, sulle differenziazioni acute, sulle discriminazioni.
Il razzismo sembra essere ancora oggi fortemente presente in tutti i Paesi occidentali, sia pure con caratterizzazioni e intensità diverse da Paese a Paese. A chi scrive è capitato di chiedere a diversi immigrati la loro opinione in proposito e ha dovuto registrare una sostanziale unanimità di pareri sul fatto che la Francia sia un Paese razzista, anche se anche a loro dire non è certo il solo.
Il rifiuto dell’Occidente
La cosa può apparire forse sorprendente, ma i giornali raccontano che in particolare i ragazzi di origine maghrebina rifiutano oggi in toto la società francese e i suoi valori, mentre il loro Paese-faro resta l’Algeria, dove molti cercano di recarsi il più frequentemente possibile, mentre tendono anche a vestirsi secondo il tipico abbigliamento tradizionale arabo-mussulmano, cosa che in passato era caduta in disuso. Il modello che attirava a suo tempo nel Paese i loro padri e i loro nonni non sembra così suscitare più alcun interesse nei giovani.
Per alcuni versi si potrebbe intravedere in tale questione una qualche analogia con il fatto che gran parte dei Paesi in via di sviluppo negli ultimi mesi, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e il varo delle relative sanzioni, si rifiutano sostanzialmente in blocco di prendere posizione a favore delle tesi occidentali, mentre molti di essi corrono ad arruolarsi nei raggruppamenti dei Brics e della Sco, con le relative emanazioni di vario tipo, organizzazioni nelle quali è forte il peso della Russia e della Cina, mentre cercano anche di spingere a favore dei processi di de-dollarizzazione. Segni di un passaggio epocale?
Gli attori
-Il governo
Le sole mosse del governo di Elisabeth Borne per dare risposta al disordine che ha spazzato le città francesi almeno nell’immediato non sono andate oltre una rapida, dura e sistematica risposta giudiziaria verso i rivoltosi, come del resto chiesto dal ministro della Giustizia, tanto che qualcuno ha scritto che il problema non è la polizia, quanto piuttosto la magistratura. Molte centinaia di ragazzi sono stati condannati nei tribunali con rito sommario; in certi casi gli avvocati difensori degli arrestati hanno avuto soltanto 30 minuti per prepararsi (Porter, Guéron-Gabrielle, 2023). Così Macron ha potuto affermare dopo qualche giorno che l’ordine era stato ristabilito.
In un certo senso il governo ha mostrato una straordinaria creatività nell’ignorare le ragioni della rabbia delle banlieues, che hanno radici nella povertà, nella precarietà, nel trattamento pesante da parte della polizia; il ministro della Giustizia se l’è presa con i genitori dei ragazzi, mentre sempre Macron ha messo nel mirino i social e i videogrames e mentre il portavoce del governo ha affermato che la violenza nelle banlieues non contiene alcun messaggio politico, che è solo saccheggio. Sempre Macron ha lodato la professionalità della polizia: “siamo con voi”, ha dichiarato. Anche il ministro dell’Economia chiedeva fermezza. E l’indurimento del tono del capo dello Stato e del suo governo, l’incontro mancato con le banlieues, illustra bene la crisi esistenziale del Macron e del macronismo dopo le speranze suscitate in molti ambienti al momento della sua elezione nel 2017. Nel novembre del 2016, al momento di lanciare la sua candidatura alle presidenziali, Macron aveva dichiarato che si impegnava a fare di più per quelli che avevano meno (Trippenbach, 2023).
Significativo dell’attuale situazione francese appare il fatto che si è sviluppato nel Paese, nell’opinione pubblica, un moto di simpatia verso la polizia piuttosto che verso gli immigrati. La colletta per il poliziotto arrestato ha raccolto molti più soldi di quella per la famiglia della vittima.
-La polizia
Per altro verso, (Truong, 2023) ogni adolescente di questi quartieri conserva nella memoria ricordi di alterchi con la polizia. I controlli di identità sotto casa sono sgradevoli ed umilianti (un cittadino di origine africana ha la probabilità di essere fermato dalla polizia per controlli 20 volte di più di uno bianco, Abboud, Klasa, 2023), generano stress e nutrono alla lunga un profondo risentimento, sottintendendo che la presenza di questi adolescenti anche nei pressi di casa non è legittima e deve essere giustificata.
Il problema sta forse nel fatto che il regime di Macron ha lavorato con la polizia e governato con la sua violenza. La sua brutalità si è dispiegata con sicurezza (Bock, 2023).
I due principali sindacati della polizia hanno rilasciato una dichiarazione incendiaria nella quale affermano di essere in guerra con i “parassiti” e le “orde selvagge”. Un gruppuscolo legato agli ambienti polizieschi ha dichiarato “diciamo bravo ai colleghi che hanno aperto il fuoco su di un giovane criminale di 17 anni …i soli responsabili di questi teppisti sono i genitori, incapaci di educare i loro figli” (Prissette, 2023). E pensare che nel primo dopoguerra la polizia era per una parte consistente vicina alle posizioni del partito comunista.
Quaranta anni dopo la marcia per l’eguaglianza e contro il razzismo che denunciava nel 1983 le morti violente e il trattamento ingiusto dei tribunali, il Paese della Rivoluzione non è avanzato su tali questioni e, anzi, su alcuni fronti è arretrato (Benzine, 2023). Non si è fatto quasi nulla per costruire delle relazioni più equilibrate tra le popolazioni povere delle banlieues e la polizia; di fronte all’aumento delle povertà e della disperazione nei quartieri popolari si sono soprattutto sviluppate tecniche di mantenimento dell’ordine copiate su quelle degli Usa e di Israele, tecniche efficaci per quanto riguarda il controllo dell’ordine pubblico, ma che hanno accresciuto le tensioni tra la polizia e le popolazioni, distruggendo ogni tipo di comunicazione (Benzine, 2023).
L’attuale ministro dell’Interno, Gerard Darmarin, ha fatto della polizia un corpo autonomo, un quarto potere al suo servizio, con una visione tipica di uno Stato di polizia come sogna l’estrema destra, a cui sta servendo il piatto, secondo le dichiarazioni di un esponente del partito di Jean-Luc Mélenchon (Albertini, 2023).
Così, quando l’Onu ha chiesto al governo francese di prestare attenzione alla questione del razzismo e delle discriminazioni nella polizia francese, la autorità hanno risposto che ogni accusa di razzismo o di discriminazione da parte della polizia era totalmente infondata (Bock, 2023). Eppure nel solo 2022 si sono registrate in Francia 26 sparatorie con risultati mortali, contro soltanto 2 da parte della polizia britannica (Burn-Murdoch, 2023). Per altro verso, la polizia britannica e quella tedesca, hanno un altro modo di agire. Neanche quella del prefetto dell’Herault che a proposito dei ragazzi in strada ha dichiarato che servirebbero “due schiaffi e a letto”.
– i partiti
Les Républicains (cioè gli eredi dei gaullisti), già a lungo partito di governo, da tempo sta andando sempre più verso destra dopo aver perso la bussola a causa dei suoi fallimenti elettorali. Il partito che fu di Chirac e poi di Sarkozy, stretto tra le mutevoli posizioni del macronismo e la spinta lepenista, non ha trovato di meglio che mettersi sulla strada dei neo-facisti, adottando la loro escalation ideologica e le loro ossessioni programmatiche (July, 2023). Ha quindi avanzato le sue proposte di riforma per restaurare l’ordine pubblico: aumentare il numero dei posti nelle carceri, con l’apertura di nuovi edifici riservati ai minori, abbassare l’età penale a 16 anni, spingere sulle pene penitenziarie a spese di quelle alternative, ritirare la doppia nazionalità ai criminali e infine la messa in opera in certi casi di una responsabilità penale dei genitori dei delinquenti. Voilà, per loro la questione è risolta.
La sinistra dal canto suo ancora una volta appare molto divisa, tanto che si teme una rottura dell’alleanza stipulata a suo tempo. Mélenchon ha dichiarato che mentre “i cani di guardia si appellano alla calma noi ci appelliamo alla giustizia” e che “la collera che si esprime è legittima, sono i poveri che insorgono” e ancora, ha chiarito che “non ci stiamo a fare i pompieri”. Le dichiarazioni del leader della Nupe (Nouvelle Union populaire écologique et sociale), che ha parlato anche di “razzismo sistemico” da parte della polizia e di una parte della società, hanno suscitato molte simpatie negli ambienti più radicali della sinistra, ma anche dissenso dalla parte più moderata. I rappresentanti del partito comunista hanno dichiarato che “le violenze non sono utili alla nostra lotta”, mentre i socialisti si sono opposti alla condanna senza sfumature della forze dell’ordine.
Conclusioni
La Francia, come del resto molti altri Paesi europei, si trova da decine di anni di fronte a problemi molto importanti che non riesce o non ha voglia di risolvere. Ad esempio quello, fondamentale, della crescita delle diseguaglianze è un tema comune a quasi tutti i Paesi occidentali che rimane nel tempo senza che nessuno se ne sia sino ad oggi occupato in misura rilevante.
Nel caso specifico della rivolta delle banlieues, a parte il governo Borne, né i movimenti sociali, né i partiti politici riescono a trasformare il sentimento di abbandono degli abitanti delle periferie-ghetto in azioni organizzate, in progetti. (Chemin, 2023, b).
L’opinione pubblica, intanto, per la gran parte vira a destra. Questa deriva deleteria è il frutto di almeno tre tipi di panico: il panico identitario alimentato dalla concorrenza generalizzata e su cui soffiano sul fuoco i demagoghi, il panico economico legato al forte aumento delle diseguaglianze e il panico ecologico. La destra indica la promessa di una forma di restaurazione dell’ordine collettivo, senza -ovviamente – essere in grado di mantenerla (Caillé, 2023). Anche la pessima gestione della risposta ai disordini del governo contribuisce ad aprire la via alla destra di Marine Le Pen.
Come è noto, il movimento verso destra tocca ormai la gran parte dei Paesi europei. E’ come se un potere occulto avesse deciso che i governi di destra sono meglio in grado di gestire e di nascondere l’inevitabile processo di decadenza del nostro continente, insieme ai profitti e alle rendite della classe dominante.
Testi citati nell’articolo
-Abboud L., Klasa A., Emmanuel Macron walks tightrope with French police after teenager’s death, www.ft.com, 5 luglio 2023
-Albertini A., Darmarin aux petits soins avec la police, Le Monde, 7 luglio 2023
-Benzine R., La seule question après la peine…, Le Monde, 3 luglio 2023
-Bock P., Of course Macron won’t tackle police violence- he knows his power depends on it, www.theguardian.com, 4 luglio 2023
-Bronner E., Les lecons d’émeutes sans précédent, Le Monde, 8 luglio 2023
-Burn J-Murdoch J., How entrenched inequalities have become, www.ft.com, 7 luglio 2023
-Caillé A., Extreme droite et autoritarisme partout, pourquoi ?, Le bord de l’eau, Parigi, 2023
-Chemin A., La France ha une histoire longue de la racialisation de l’emprise policière, Le Monde, 4 luglio 2023, a
-Chemin A., Tout se passe comme si…., Le Monde, 4 luglio 2023, b
-Fressoz F., L’énigme francaise, Le Monde, 5 luglio 2023
-July S., La droite francais, encore une foi la plus bete du monde, Liberation, 10 luglio 2023
-Piketty T., La France face à ses fractures territoriales, Le Monde, 9-10 luglio 2023
-Porter C., Guéron-Gabrielle J., After protests, France holds hasty trials for hundreds, www.nytimes.com, 4 luglio 2023
-Prissette N., A’ fond dans la baston, Franc-tireur, 5 luglio 2023
-Scanlan P. X., Slave empire, how slavery built modern Britain, Robinson, Londra, 2020
-Trippenbach I., Macron et les banlieues, le rendez-vous manqué, Le Monde, 7 luglio 2023
-Truong F., La colère del quartiers est politique…, Le Monde, 1 luglio 2023