Negli ultimi anni gli omicidi, le minacce e le ritorsioni nei confronti degli attivisti per i diritti umani sono aumentate in tutto il mondo: secondo l’Onu nel 2016 sono stati uccisi 280 difensori e difensore dei diritti umani. La campagna “In difesa di – per i diritti umani e chi li difende”, una coalizione di […]
Un blogger che fa controinformazione in un Paese dove i mezzi di comunicazione sono chiusi o al servizio del regime. Un’attivista per i diritti LGBTQ, un leader contadino che vuole proteggere la sua terra, o una leader indigena che si oppone a una mega-infrastruttura in nome del suo popolo. Un giornalista perseguitato e minacciato dalla criminalità organizzata, o un attivista per i diritti dei migranti e rifugiati accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
I difensori e le difensore dei diritti umani sono il volto visibile di movimenti, organizzazioni, comunità, popoli che rivendicano il proprio diritto a esistere, a mobilitarsi, a difendere la propria dignità. Il prezzo da pagare per il loro lavoro e il loro impegno è altissimo: vivono costantemente sotto attacco e spesso rischiano la vita. Un sottotraccia che raramente incide nei rapporti tra governi centrati sull’interesse nazionale e la realpolitik, e che mette in discussione la coerenza delle politiche estere e l’uso retorico e spesso strumentale del tema dei diritti umani.
Si calcola che solo nel 2016 siano stati almeno 280 i difensori e le difensore dei diritti umani uccisi e uccise nel mondo. Quasi la metà erano leader indigeni, attivisti ambientalisti e per i diritti della terra. E almeno mille i casi di minacce, persecuzioni, tortura o detenzione. Il doppio dell’anno precedente. In almeno 60 Paesi esistono o sono al vaglio leggi contro le organizzazioni non-governative che si occupano di ambiente, diritti umani, libertà di stampa.
Questa guerra silenziosa è al centro del lavoro del Relatore Speciale ONU sui difensori dei diritti umani Michel Forst, che nel suoi ultimi rapporti denuncia un aumento allarmante di casi di omicidi, minacce e persecuzioni per migliaia di attivisti, una tendenza che è aggravata dal pretesto della lotta al terrorismo. E ciò riguarda non solo Paesi già sconvolti dalla guerra, giacché la stretta securitaria rischia di intaccare l’agibilità e la libertà di azione e iniziativa dei difensori e delle difensore dei diritti umani in ogni parte del mondo. Una situazione già grave e ancor più aggravata dalla mancanza di visibilità, dall’impunità dei responsabili delle violazioni, e dall’insufficiente riconoscimento delle categorie di difensori/e dei diritti umani.
Per questo è nata in Italia “In Difesa Di – per i diritti umani e chi li difende”, una coalizione di oltre 30 organizzazioni, associazioni, ONG attive su temi quali diritti umani e civili, ambiente, solidarietà internazionale, pace e disarmo, diritti dei lavoratori, la libertà di stampa e lo stato di diritto.
La rete “In Difesa Di – per i diritti umani e chi li difende” è composta da: AIDOS, Amnesty International Italia, AOI, ARCI, ARCS, Associazione Antigone, Associazione Articolo 21, Centro di Ateneo per i Diritti Umani – Università di Padova, Centro Studi Difesa Civile, CISDA, Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili, Comune-info, CGIL , Comitato Giustizia per i Nuovi Desaparecidos, COSPE, Fondazione Lelio e Lisli Basso-Issoco, Giuristi Democratici, Greenpeace Italia, Legambiente, Libera-Associazione Nomi e Numeri contro le mafie, Non c’è Pace senza Giustizia, Operazione Colomba – Comunità Papa Giovanni XXIII, Radicali Italiani, Rete per la Pace, Terra Nuova, Peace Brigades International – Italia, Progetto Endangered Lawyers/Avvocati Minacciati, Unione Camere Penali Italiane, Un ponte per…, Yaku.
Abbiamo deciso di unire le nostre forze e le nostre competenze, per rafforzarci reciprocamente, aprire nel Paese uno spazio di riflessione e d’azione sui difensori e le difensore dei diritti umani, e chiedere al Governo, al Parlamento e agli enti locali di fare la loro parte. Una scelta urgente e necessaria, nata dal nostro lavoro quotidiano, che ci porta spesso a confrontarci con situazioni e casi nei quali i nostri partner, alleati, interlocutori rischiano la propria libertà o la vita.
Al Governo e al Ministero degli Affari Esteri chiediamo che, alla stregua di quanto fatto da altri Paesi membri dell’Unione Europea, vengano elaborati e messi in atto protocolli chiari e trasparenti per il personale diplomatico italiano in Paesi terzi. Che venga cioè dato seguito alle direttive UE in tema di protezione e accompagnamento dei difensori e difensore dei diritti umani, che prevedono modalità di monitoraggio e sensibilizzazione a sostegno di chi viene perseguitato, minacciato, accusato ingiustamente, sottoposto a processi arbitrari, o incarcerato. Le rappresentanze diplomatiche di alcuni Paesi UE già lo fanno, con missioni di campo, incontrando gli attivisti e le attiviste, seguendo come osservatori i loro processi, o rappresentando la propria preoccupazione sulle loro sorti a livello ufficiale e informale con le autorità di governo. Alcuni Paesi hanno procedure specifiche di concessione di visti temporanei per permettere, a difensori e difensore o alle loro famiglie, di lasciare temporaneamente il proprio Paese qualora ne facessero richiesta, e trovare accoglienza e assistenza presso alloggi protetti forniti da enti locali con il sostegno di organizzazioni della società civile.
Al sistema della cooperazione internazionale chiediamo che vengano predisposti canali di sostegno alle organizzazioni non-governative italiane che operano in loco a tutela e per l’accompagnamento di difensori e difensore dei diritti umani e delle loro organizzazioni o movimenti.
E agli enti locali chiediamo di fare la loro parte, sulla scia di quanto fatto in alcuni Paesi quali l’Olanda o la Spagna, dove alcuni comuni hanno scelto di mettere a disposizione abitazioni e rifugi protetti per attivisti minacciati.
Accanto al lavoro di pressione sui decisori politici, la rete lavora su Paesi e casi specifici, sensibilizzando l’opinione pubblica, e mobilitando di volta in volta i suoi aderenti e le altre realtà della società civile italiana e internazionale. La rete ha già ottenuto importanti risultati: nel novembre 2016 abbiamo organizzato alla Camera dei Deputati un convegno internazionale con difensori e difensore da Iraq, Afghanistan, Siria, India e Mauritania, e il 31 gennaio 2017 la Commissione Affari Esteri della Camera ha approvato una risoluzione che impegna il Governo e il Ministero degli Affari Esteri a rafforzare il proprio impegno a protezione dei difensori e difensore dei diritti umani.
Per chi lavora per i diritti umani, per la giustizia ambientale e sociale, per la lotta alle diseguaglianze, lo stato di diritto e la libertà di stampa, l’attacco sistematico ai difensori e alle difensore – e alle comunità e movimenti che essi rappresentano – è una sfida di cruciale rilevanza. A maggior ragione in una fase storica che svela ogni giorno il fallimento dell’illusione di poter esportare i diritti umani e la democrazia con la forza delle armi o dei negoziati economico-commerciali, o come condizione per la concessione di prestiti e finanziamenti. La sfida vera per i diritti umani per tutti e tutte oggi riguarda l’impegno a costruire nuove forme di solidarietà tra i popoli, che mettano al centro il loro protagonismo in prima persona, nella strada verso l’emancipazione e la liberazione. E la presa d’atto che quel che oggi accade in Paesi apparentemente lontani rischia di essere l’anticipazione di ciò che può accadere a ognuno e ognuna di noi.
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