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L’orologio della guerra, tra cronaca e storia

Il libro di Antonio Cantaro, professore di diritto costituzionale all’Università di Urbino, “L’orologio della guerra, chi ha spento le luci della pace”, è insieme a quelli di Morin e di Mini o Declos in Francia, tra quelli che aiutano la comprensione del conflitto in corso.

Premessa

Da parecchi anni ormai, da quando la Cina ha cominciato ad essere percepita nel mondo come una potenza emergente in grado di sfidare progressivamente e con successo i livelli economici, tecnologici, militari, finanziari, degli Stati Uniti, le pubblicazioni relative ai vari aspetti di tale ascesa sono diventate quasi una valanga, costituendo, di anno in anno, uno dei principali argomenti della saggistica edita in tutti o quasi i paesi. Anche chi scrive si è lasciato tentare qualche anno fa dal tema ed ha scritto un volumetto. Tale ondata di pubblicazioni continua ad essere ancora molto sostenuta dopo tanto tempo e a non mostrare dei segni visibili di stanchezza, almeno a quanto riusciamo a percepire; semmai sono un poco cambiati nel tempo i temi maggiormente trattati nei volumi e questo anche in relazione al mutare della situazione. 

Una cosa non dissimile sta accadendo ora alle questioni relative alla Russia ed all’Ucraina, da quando in particolare, in quel 24 febbraio 2022, l’esercito russo ha cominciato ad invadere il paese. Da allora anche tale argomento sta suscitato un’ondata editoriale di grande rilievo, anche se non conosciamo i risultati in termini di vendita dei testi, vendite che pensiamo siano comunque in media abbastanza significative. E speriamo comunque che tale ondata di pubblicazioni si plachi, per la sola ragione che la guerra cessi miracolosamente e molto presto, anche se tale speranza appare al momento abbastanza flebile. 

Ma, come nel caso delle pubblicazioni sulla Cina, in quelle sul conflitto russo-ucraino molti dei volumi pubblicati, se non la gran parte, appaiono dei puri esercizi propagandistici, per la gran parte totalmente ostili rispettivamente alla Cina e alla Russia (come del resto gli articoli della quasi totalità della stampa italiana e più in generale occidentale); in altri casi si tratta di opere messe su molto frettolosamente, e lo si vede subito bene, per approfittare del rilevante coinvolgimento dell’opinione pubblica con il soggetto, sperando in un qualche successo editoriale. 

I libri sul conflitto 

In tale abbondante letteratura vengono rispolverati tutti i temi possibili, e sono tanti, dalle biografie del malefico Putin a quelle del buon Zelensky, dalla storia dei due paesi, al conflitto culturale tra Oriente ed Occidente, alle ragioni della guerra, alle previsioni sul futuro svolgimento delle operazioni e alle plausibili soluzioni finali, mentre non mancano anche le descrizioni degli inevitabili viaggi dei coraggiosi giornalisti al fronte e così via. .   

Ora, di buoni testi che ci aiutino a comprendere quello che sta veramente succedendo nei due casi ne abbiamo certamente bisogno, ricordando peraltro che, per giudicare la qualità di un opera, si può ricorrere a criteri quali la conoscenza dell’argomento da parte dell’autore, la sua creatività, l’onestà dei suoi propositi quali che siano le sue simpatie di fondo, nonché la qualità della scrittura del testo, anche se a volte, pur rispettando tali criteri, un autore può comunque seguire una qualche pista sbagliata. Ricorrendo all’utilizzo di punti di orientamento come quelli accennati si può dire comunque che, nel caso della Cina come in quello della Russia, a parere almeno di chi scrive, il numero dei volumi pubblicati che può essere considerato di un certo interesse, che ci aiutino cioè a comprendere la realtà e di cui infine si possa raccomandare la lettura, appare abbastanza ridotto, che siano del caso a favore o contro i vari protagonisti o cerchino di mantenere un certo equilibrio tra le parti. Ma per fortuna, comunque, ne esistono.

Il libro appena edito di Antonio Cantaro, professore di diritto costituzionale all’Università di Urbino, L’orologio della guerra, chi ha spento le luci della pace, Collana di fuoricollana.it, NTS Media, 2023, 16 euro, che esce più o meno in significativa coincidenza con l’anniversario del primo anno di guerra, può essere certamente annoverato tra questi.

Ma per altro verso lo studio di Cantaro non è il solo ad aiutarci a leggere il conflitto. Segnaliamo incidentalmente, a questo proposito, tra l’altro, la tempestiva traduzione in italiano dell’ultimo volume dell’ormai più che centenario ma vitalissimo Edgar Morin, con il titolo Di guerra in guerra, Raffaello Cortina editore, 12 euro, o, ancora, il testo scritto insieme da Franco Cardini, Fabio Mini ed altri, che ha avuto diverse e successive edizioni,  La storia in pericolo, La Vela, Lucca, 2022, 24 euro e infine quello dato alle stampe dal solo Fabio Mini, L’Europa in guerra, PaperFirst, Roma, 2023, 16 euro. Ma probabilmente trascuriamo qualche altro titolo importante. 

La contestualizzazione

Il libro di Cantaro, come quello di Morin, non si soffermano molto sulla cronaca degli eventi, ma si muovono piuttosto nel contesto del riconoscimento del fatto che tale guerra non si può isolare dai suoi antecedenti e dai suoi contorni storici e geopolitici, né a fortiori, in specifico dalle relazioni tra Stati Uniti e Russia. 

In effetti, il volume parte dalla constatazione che con lo sviluppo della guerra ci si è concentrati sulla vittime ucraine con tutte le loro sofferenze, nonché sull’esercito di Putin, ma sottolinea come ci siano anche mandanti e complici delle vicende in atto, cosa di cui pochi si sono occupati, mancando così una parte molto consistente di spiegazione della realtà.

Il quadro in cui si muove il volume è in effetti quello della constatazione di uno scontro in atto tra blocco atlantico e blocco euroasiatico, a tinte fortemente fondamentaliste. Cantaro esamina in particolare il posizionamento nel quadro dei principali attori del conflitto, gli Stati Uniti e la Russia in primo piano, Europa, Ucraina e Cina sullo sfondo.

L’entusiasmo statunitense per la guerra è, per l’autore, un tentativo di portare indietro le lancette della storia o almeno di frenare l’ascesa dell’altro, di guadagnare tempo. Il fatto che emerge è quello di un mondo che sta andando in una direzione diversa dai postulati dell’ordine internazionale liberale emerso nel secondo dopoguerra, mentre le classi dirigenti occidentali non vogliono risolversi ad una condivisione globale della leadership economica e politica. Gli Stati Uniti in particolare ostacolano con tutti i mezzi la ricerca da parte della popolazione mondiale fuori dal gioco occidentale (sette miliardi di persone) e dopo secoli di umiliazione, ad avanzare verso lo sviluppo ed una piena ed eguale dignità. Ma tale tentativo occidentale appare destinato a fallire e si sta già rivelando dagli esiti molto problematici.

Per altro verso anche il testo di Mini sottolinea come gli obiettivi di fondo della guerra siano per gli Stati Uniti anche quelli specifici di depotenziamento militare della Russia e di depotenziamento economico dell’Europa. Cantaro rincara la dose sottolineando come la guerra sia un veicolo che si propone anche di mettere fuori gioco l’idea di un’Europa autonoma dall’Occidente atlantico e dialogante con il resto del mondo e come questo conflitto sia peraltro l’anticipazione del contrasto politico, economico e militare nei confronti della Cina. In sostanza per l’autore il Vecchio continente appare vittima e complice allo stesso tempo dell’operazione, dal momento, tra l’altro, che gli interessi degli Stati Uniti non coinciderebbero affatto con quelli della Ue.

L’analisi di Cantaro sembra essere simile su questo punto a quella di almeno un altro testo che vale la pena di citare, il volume a cura di Michel Declos, Guerre en Ucraine et nouvel ordre du monde, Editions de l’Obsevatoire, Parigi, 2023, che esce proprio in questi giorni in Francia. Il conflitto ucraino marca tra l’altro, per gli autori, un’accelerazione brutale della decostruzione dell’ordine mondiale fissato dai vincitori del 1945. La visione dei non occidentali rispetto a questa guerra indica la profondità della frattura tra l’Ovest e il Sud globale, la cui base comune appare il risentimento verso il primo.

Il ruolo della Russia 

Cantaro appare particolarmente attento, nel nucleo centrale dell’opera, al ruolo della Russia, tema cui è dedicata la parte più importante del testo.

Il conflitto armato è parte di un più ampio conflitto, afferma Cantaro, che ha radici profonde che risalgono ai nodi venutesi a creare con il crollo dell’URSS.

Il baricentro tradizionale del pensiero conservatore russo è stato orientato nel tempo a favore di una Russia come soggetto “altro” dall’Occidente, antagonista rispetto alle pretese omologanti del modo di vita occidentale, costituendo una civiltà unica con una sua missione universale. Tale pensiero ha alimentato nel tempo sentimenti revanscisti quando subentra la convinzione che l’Occidente voglia mettere in discussione tale ruolo. 

Putin ha intercettato questo radicato sentimento e dato forma politica al sogno conservatore russo, attualizzazione e contestualizzazione iper-consevatrice dell’idea russa. Viene ricercata una partnership egualitaria nell’ordine globale e una sfera di influenza nello spazio post-sovietico, ciò che rappresenta un tentativo di risposta organica alle domande inevase sull’identità post-sovietica del paese. 

Nel testo di Cantaro sono compresi, in coerenza con lo spirito dell’opera, dei riferimenti importanti agli antecedenti che hanno portato nel paese all’attuale situazione. In tale quadro particolare attenzione è dedicata alla figura di Gorbaciov. Lo statista sovietico aveva a suo tempo chiesto a gran voce l’avvio di un nuovo ordine mondiale, fondato sulla cooperazione tra Est ed Ovest, tra Nord e Sud del mondo. Tra l’altro e per altro verso egli contava sul fatto che l’Occidente lo avrebbe aiutato o quanto meno non ostacolato nel suo tentativo di conciliare socialismo e democrazia. Ma l’Occidente, sottolinea l’autore, lo lasciò colpevolmente affogare. Si aprì così la strada ad un capitalismo selvaggio, all’affermarsi sulla scena di una ristretta oligarchia, insieme ad un senso di frustrazione e di declino. Tutto ciò alla fine ha portato a Putin. 

Bush in particolare ha seguito la strada dell’unilateralismo a stelle e strisce e della dipendenza di Sud e Est dall’Occidente, arrivando anche all’umiliazione dell’Urss. Le promesse fatte sulla sicurezza nazionale dell’URSS e della non estensione della Nato verso i paesi dell’Europa dell’Est si rivelarono presto come promesse da marinaio.         

Conclusioni

Chi scrive queste note si dichiara sostanzialmente d’accordo con le principali analisi e conclusioni svolte dall’autore, salvo ovviamente su qualche aspetto delle stesse (così, sul ruolo della Russia il suo pensiero non coincide del tutto con quello di Cantaro, ma non è qui il caso di dilungarsi sulla questione) e quindi raccomanda certamente la lettura del volume, come del resto degli altri sopra citati. Si segnala anche la scrittura limpida ed elegante dell’opera. 

Ne esce, come abbiamo visto, un quadro desolante della situazione attuale, frutto, almeno in parte, riprendendo una nota frase di Gramsci, del fatto che la nostra epoca è caratterizzata da un quadro in cui il vecchio sta morendo ma il nuovo non è ancora nato e peraltro non si vede ancora bene all’orizzonte come esso si configurerà.

Se si vuole cercare da parte nostra una qualche osservazione critica al volume, si può fare riferimento al fatto che nel testo sono inclusi alcuni capitoletti che hanno alla fine poca attinenza con il principale tema trattato. Ci riferiamo in particolare alle pagine, pur pregevoli, che appaiono la rielaborazione di alcune conferenze tenute dall’autore del testo negli scorsi mesi e che sono dedicate all’analisi di alcuni aspetti delle figure di Bruno Trentin e di Enrico Berlinguer, figure che pure costituiscono punti di riferimento molto importanti della storia italiana del dopoguerra. Forse, omettendo tali passaggi, il volume ne avrebbe guadagnato in compattezza e concentrazione.