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Legge di bilancio, un passo falso dopo l’altro

La legge di bilancio presentata sabato è un insieme di spot elettorali e di molte domande ancora senza risposta. Il tutto senza costrutto, senza prospettiva e senza strategia

La legge di bilancio di Renzi è confusa, falsa ed elettorale. Confusa come uno zibaldone di cianfrusaglie propagandistiche; falsa come le promesse e le parole di un venditore di almanacchi; elettorale come un premier che invece di governare è sempre pronto a comiziare sulle “magnifiche sorti e progressive” dell’Italia che va. Male, però.

Truccate sono le stime della crescita e della riduzione del debito, ipotetico il rapporto deficit-pil. Lo hanno già detto con linguaggio istituzionale Banca d’Italia e Ufficio parlamentare di bilancio. La legge di bilancio presentata sabato (in attesa del testo, accontentiamoci delle slide) è un insieme di spot elettorali e di molte domande ancora senza risposta. Come quelle delle coperture: arriveranno i miliardi agognati dal via libera dell’Europa al rapporti deficit-pil al 2,3% ? Si riusciranno a fare i 3,3 miliardi di spending review, cioè di tagli alla spesa pubblica? E i 2 miliardi dall’ennesimo condono fiscale (cioè la voluntary disclosure) arriveranno? Ora, sono solo auspici.

E’ una manovra a “io speriamo che me la cavo”, per il momento. E’ una legge di bilancio passo falso dopo passo falso.

Le slide sparano cifre che non riguardano quello che succederà nel 2017, ma quello che avverrà nei prossimi 3 anni o anche di più: 12 miliardi di investimenti, 20 miliardi al piano industria 4.0 (che non sono soldi pubblici, ma fantasiosi investimenti privati grazie al fantomatico “effetto leva” delle risorse pubbliche), 4,5 miliardi al progetto “Casa Italia”, 7 miliardi alla lotta al dissesto idrogeologico, 7 miliardi per le pensioni, 10 miliardi per le infrastrutture eccetera. Renzi fa credere che ci siano subito 60-70miliardi di interventi, ma in realtà, tolti i 15 miliardi che servono per non far scattare l’aumento dell’IVA, ci sono per il 2017 non più di 12 miliardi per fare poche cose.

Ci sono tanti bluff. Interventi nelle periferie? Ma non sono quelli previsti (500 milioni) dalla legge di bilancio dell’anno scorso? Nel frattempo è stato fatto un bando per i progetti e finalmente quei soldi si spendono: i 2,1 assomigliano di più al cofinanziamento degli enti locali. Aspettiamo di vedere il testo. Aumento di 2 miliardi alla sanità? A parte che uno di questi miliardi è vincolato per le assunzioni dei precari e i vaccini, quest’anno si doveva arrivare a 115 miliardi e 440 milioni, secondo il patto firmato nel 2014 con le regioni in base ai fabbisogni programmati. Ma siamo a 113miliardi. E poi la spending review prevede 1 miliardo e 200 milioni di tagli alla sanità, ricordiamocelo. Con una mano si dà e con l’altra si toglie. E i 500 milioni al sociale (dal 2018, però, cos’è tutta questa fretta?) grazie ai risparmi “istituzionali” ? Che sarebbero quelli se passa il SI al referendum: ma che stile istituzionale! (in ogni caso di milioni la “riforma” ne fa risparmiare non più di 50). Speriamo di essere smentiti. E poi vari spot: il bonus per i diciottenni, il premio dei 500 euro per migrante accolto ai comuni, l’abolizione di Equitalia, che in pratica cambierà di nome e di sede (quella dell’Agenzia delle Entrate), ma non le funzioni, a meno che Renzi non voglia fare un altro condono: sono forse questi i 4 miliardi che Renzi mette tra le entrate provenienti dalla abolizione di Equitalia?

Il grosso dei pochi soldi messi è a favore delle imprese (con pochissimo impatto su investimenti e lavoro) con la riduzione dell’IRES al 24% (9 miliardi in tre anni), le misure sul super ammortamento per i macchinari e il piano Industria 4.0. Per il lavoro non c’è niente. C’è qualcosa per le pensioni più basse, ma l’APE è sostanzialmente una truffa: un favore alle banche e alle imprese che vogliono disfarsi dei lavoratori ed è soprattutto un’ulteriore accelerazione verso la privatizzazione del sistema pensionistico. Le misure per il sociale sono poco più di un’elemosina per un paese che spende meno della media europea. I soldi per la ricostruzione delle aree terremotate sono un dovere, il minimo sindacale: vedremo come saranno spesi. Gli investimenti pubblici sono al lumicino e le cifre delle slide sono state forse scritte dopo una bevuta troppo abbondante di Red Bull, di cui a Palazzo Chigi qualcuno è ghiotto.

La legge di bilancio è una confusa ventagliata di spot, micromisure, ipotesi di intervento, promesse di stanziamenti: il tutto senza costrutto, senza prospettiva e senza strategia. Mancano le misure che servirebbero: un vero piano del lavoro, il sostegno alla domanda interna, investimenti pubblici reali, una politica economica espansiva. Così invece non si va da nessuna parte e non si esce dalla crisi. Renzi può sperare che tutto ciò possa servire a fargli vincere il referendum, ma di sicuro non serve all’Italia. Pronti a scommettere che dopo il 4 dicembre arriverà un “maxi emendamento” che cambierà radicalmente questa legge e di 33 slide proposte da Renzi sabato scorso, non ne rimarranno che 10-12.