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Manovra, le nostre proposte diventano 21 emendamenti

La campagna Sbilanciamoci! e le associazioni che vi fanno riferimento hanno presentato le controproposte alla manovra del governo a Sinistra-Verdi, Art.1, M5S e Pd. E diventano 21 emendamenti presentati in Parlamento.

La campagna Sbilanciamoci! e alcune delle associazioni che vi fanno riferimento hanno chiesto, come ogni anno, incontri con le forze politiche parlamentari, sia di opposizione che di maggioranza, per presentare le richieste e le proposte della controfinanziaria nell’ambito della discussione sulla legge di bilancio 2023. L’invito è stato raccolto dai gruppi Sinistra-Verdi, di Articolo 1, del Movimento Cinque Stelle e del Pd. 

Queste forze politiche hanno raccolto l’invito e 21 emendamenti scritti dalla campagna Sbilanciamoci! verranno depositati in Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, dove è in corso la discussione sul disegno di legge della legge di bilancio.

Gli emendamenti proposti dalla campagna Sbilanciamoci riguardano diversi temi: dalla maggiore tassazione degli extraprofitti ad una maggiore severità sui capitali spostati nei paradisi fiscali, dal sostegno alle comunità energetiche alla cancellazione delle norme sul  Ponte sullo Stretto, dal sostegno al diritto all’abitare a maggiori fondi per il servizio civile e alla cooperazione allo sviluppo, dalla gratuità dell’istruzione ad un maggiore investimento nelle attività di ricerca nell’università. E altro ancora.

“Si tratta -commenta il portavoce della campagna Sbilanciamoci, Giulio Marcon- di un importante segnale di ascolto di una parte delle forze presenti in Parlamento. Il disegno di legge di bilancio del governo è un provvedimento ingiusto, che colpisce i poveri, favorisce i privilegiati e dà scarsissime risorse alla sanità pubblica, all’istruzione, all’ambiente, mentre vengono dati 800 milioni in più alle spese militari. E’ una legge che va radicalmente cambiata”.

Sbilanciamoci! infatti dà un giudizio negativo della manovra presentata in Parlamento dal governo Meloni, come ha spiegato alle delegazioni parlamentari il portavoce della Campagna Giulio Marcon. L’aggettivo che la connota nel suo complesso è “ingiusta”, con un attacco ai poveri, ai lavoratori e ai pensionati. Una legge di bilancio che si presenta particolarmente abborracciata e a una settimana dallo sbarco in Parlamento non conteneva ancora le tabelle di calcolo di entrate e stanziamenti di solito allegate all’articolato. Del resto giudizi negativi sulla legge di bilancio presentata dal governo Meloni sono stati espressi anche dai sindacati, in particolare dalla Cgil (qui il link), e dalla Banca d’Italia (qui il link).

Sbilanciamoci! ha trovato concordanza con i rappresentanti del M5S incontrati (il vice presidente della Commissione Bilancio di Montecitorio Gianmarco Dell’Olio, il senatore Marco Croatti e l’ex sottosegretario del governo Draghi Steni Di Piazza) nel giudicare  grave, anzi “molto grave”, l’attacco al Reddito di cittadinanza, che nella contromanovra proposta dalla campagna, andrebbe casomai esteso e reso meno improntato a logiche punitive di workfare. 

Molto negativo viene giudicato anche il progetto di riesumare la società e il progetto del ponte sullo Stretto di Messina, come ha spiegato Maria Maranò di Legambiente. E su entrambe le questioni l’ex sottosegretario pentastellato Di Piazza e il deputato Dell’Olio hanno garantito una battaglia comune per far retrocedere i propositi del governo, così come per aumentare le risorse a welfare, sanità e scuola e più in dettaglio alle nascenti comunità energetiche.

L’ambiente, insieme a sanità e istruzione, sono infatti – fanno notare le associazioni aderenti alla campagna Sbilanciamoci! – i grandi assenti dalla manovra. Sulle controproposte, improntate sui capisaldi della campagna che sono progressività fiscale, tassazione dei grandi patrimoni e politiche di disarmo, Sbilanciamoci come ogni anno cerca spazi di disponibilità delle forze politiche per la presentazione di proposte specifiche da tramutare in emendamenti o almeno di ordini del giorno da sottoporre al voto e all’attenzione del Parlamento. Tra queste c’è la questione dei Sussidi ambientalmente dannosi (qui il rapporto di Sbilanciamoci sui SAD) . 

Su questo punto dei SAD, che peraltro la Commissione Europea ci impone di eliminare entro il 2025 e invece nessun governo finora ha iniziato ad agire gradatamente iniziando ad esempio ad eliminare le franchigie su gas e petrolio per un primo intervento da 52 miliardi come chiedono le associazioni ambientaliste Wwf e Legambiente, il segretario del Pd Enrico Letta si è dimostrato sensibile e ha dichiarato nel corso dell’incontro che i parlamentari del Pd “si stanno muovendo su questo”. 

All’inizio della riunione nella sede del Nazareno Letta ha puntato le critiche alla manovra del governo Meloni su due aspetti, definendola  nel complesso “un flop”, di fatto “un decreto Aiuti quinques e non una vera legge di bilancio perché gran parte delle misure non vanno oltre il 31 marzo dell’anno prossimo”. I due punti su cui si concentreranno le critiche del Pd sono: il sottofinanziamento della sanità, su cui si centra la manifestazione organizzata dal Pd il 17 dicembre in piazza Santi Apostoli a Roma. E l’innalzamento a 60 euro della soglia per i pagamenti obbligatori con moneta digitale attraverso il POS, che secondo Letta “è un messaggio di via libera all’evasione fiscale sulle piccole transazioni”. Una disposizione che potrebbe essere bocciata da Bruxelles perché contraria alla logica di digitalizzazione del PNRR, come pure potrebbe essere bocciato dall’Europa l’innalzamento a 85 mila euro della fascia di liberi professionisti sottoposti alla flat tax minima dal 5 al 15 percento degli introiti. 

Anche per il Pd, come ha specificato Antonio Misiani – ex vice ministro all’Economia e ora vice presidente della commissione Bilancio del Senato e responsabile economico della segreteria Letta – giudica la manovra “iniqua”, oltre che improvvisata e inadeguata alla fase di recessione che si attende, proprio perché “balcanizza il sistema fiscale” e “fa cassa sui poveri e sulle pensioni” mentre mette “solo 2 miliardi per la sanità di cui 1, 4 miliardi solo per il pagamento delle bollette energetiche, tanto che le Regioni non riusciranno ad affrontare i debiti contratti con il Covid con il risultato che proprio quelle che hanno scommesso sulla sanità pubblica ora rischieranno il commissariamento”. 

Misiani ha definito la misura sul POS “una marchetta elettorale” della destra ma anche il simbolo della strizzata d’occhio all’evasione fiscale, cioè della direzione opposta “a ciò che ci chiede l’Europa”. 

Molti sono i decreti e le misure già incanalate dal governo Draghi che non hanno trovato nel nuovo esecutivo una prosecuzione e attuazione. E questo è stato segnalato tanto dalle associazioni che dal Pd. Ad esempio sul salario minimo, sulla legge sull’autosufficienza ricordata da Giannini di Cittadinanzattiva, sui fondi promessi per aiutare la nascita delle comunità energetiche, sui quelli per rifinanziare le borse e il diritto allo studio come sottolineato dai ragazzi dei sindacati e dei coordinamenti studenteschi e sulle importanti disposizioni contenute nella delega fiscale ricordate da Misha Maslennikov di Oxfam Italia fino al finanziamento strutturale del servizio civile chiesto da Marcon e da Palazzini dell’Arci Servizio Civile. Mentre, come sottolineato da Silvia Paoluzzi dell’Unione Inquilini, “i Comuni vengono lasciati soli a sopperire a tutte le richieste per il diritto all’abitare”. 

Sia il M5S che il Pd hanno mostrato grande interesse a proseguire il dialogo con le associazioni del terzo settore e della società civile, impegnandosi a organizzare anche attività seminariali con loro sui singoli argomenti, a cominciare dall’economia sociale e rigenerativa affrontata da Riccardo Troisi di FairWatch. 

Nel frattempo Giulio Marcon a nome della campagna Sbilanciamoci è stato invitato venerdì 2 dicembre ad un’audizione parlamentare davanti alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato sulle proposte della contromanovra.