Giunto alla XIV edizione, il forum ha trovato una casa ‘condivisa’ tra lo Spazio Gloria del circolo Arci Xanadù, le parrocchie di Rebbio e Cernobbio, occasione preziosa di incontri, confronti e alternative culturali, sociali, economiche e politiche. Tutti i video e i resoconti della tre giorni di Sbilanciamoci su ecoinformazioni.it
Come ogni anno, la prima settimana di settembre porta con sè due eventi – anzi tre: il forum Ambrosetti di Cernobbio, vetrina del volto più spregiudicato e rampante di certa politica capitalista e belligerante; la conseguente chiusura totale della zona di Cernobbio – nella geografia e nelle intenzioni – verso qualsiasi forma, sia pure essa ragionata e strutturata, di dissenso o critica a quanto si andrà a dibattere lì; e soprattutto, lo svolgimento, nonostante i divieti inevitabilmente piovuti a cascata, de L’altra Cernobbio, annuale forum della campagna Sbilanciamoci!, alternativa dinamica e foriera di proposte e prospettive diverse di altre economie possibili.
Giunto alla quattordicesima edizione, il forum ha trovato una casa ‘condivisa’ tra lo Spazio Gloria del circolo Arci Xanadù, la parrocchia di Rebbio e quella di Cernobbio, ed è sempre occasione preziosa di incontri, confronti e alternative culturali, sociali, economiche e politiche.
L’intento di costruire alternative reali e possibili a quelle discusse nello stesso momento nel forum Ambrosetti, unito ad una certa urgenza nel trovarle, è riassunta in un vecchio slogan Arci, “rispolverato” per l’occasione (e mai così attuale): «È l’unica che abbiamo».
Lo ribadisce anche Giulio Marcon, portavoce della campagna Sbilanciamoci!, tratteggiando una rapida ma puntuale panoramica sulle differenti criticità che sono presenti sul pianeta contemporaneamente: un clima antidemocratico opprimente e dilagante in Italia, Europa e nel resto del mondo; disastrosi conflitti armati in corso in varie parti del mondo, con i picchi del genocidio palestinese e del conflitto in Ucraina evidenziati in rosso nella cartina geopolitica che ci si trova davanti; la sempre più preoccupante corsa rovinosa del deterioramento ambientale. A questi sono indissolubilmente legate le questioni che coinvolgono lavoro, salute e il benessere tutto dei diritti civili.
Unite nella volontà di analizzarne i vari aspetti, le moltissime associazioni, sindacati, partiti, movimenti e persone che hanno contribuito con Sbilanciamoci!, Arci e Cgil, come ricordano Marcon e Danilo Lillia (Arci Como), alla costruzione di un percorso che trova ne L’altra Cernobbio un momento importante di raccordo e ripartenza per progettare e mettere in atto un nuovo, diverso futuro.
Luciana Castellina, giornalista, attivista e presidenta onoraria Arci, apre il dibattito con una riflessione sulla privatizzazione del potere e sulle crisi del nostro tempo. Mentre i telegiornali costringono l’opinione pubblica a preoccuparsi di piccole questioni a palazzo Chigi e ci allontanano dai problemi reali, le decisioni vengono prese dal mercato internazionale, svuotando di potere la politica.
La crisi della democrazia impone quindi prima di tutto di cercare delle vie per tornare a capire prima e riprendersi poi un pezzo di potere, ora più che mai difficile da definire – e quindi da contestare nelle decisioni messe in atto.
La crisi del sistema capitalista – che sta distruggendo il pianeta e si è dimostrato incompatibile con una ridistribuzione omogenea di risorse, servizi e diritti – costringe poi a ripensare agli obiettivi collettivi della società: invece che verso merci superflue è necessario indirizzare lo sviluppo verso i bisogni. Tra i giovani è chiaro quali siano: valorizzare la qualità del tempo e non la quantità delle merci prodotte, tornare a fare lavori non alienanti, ma utili ad una collettività.
Bisogna essere ottimisti, le buone pratiche ci sono, come ad esempio l’esperienza di Quarticciolo ribelle: nei quartieri aprono palestre popolari, vero punto di ritrovo per le nuove generazioni, biblioteche di quartiere, si parla di comunità energetiche, si aprono assemblee di confronto tra edili e femministe per “ridisegnare” gli spazi urbani, verso una socializzazione degli spazi di cura.
Perchè la mobilitazione sia radicale, conclude Castellina, è necessario dare spazio ai giovani e riabituarsi a pronunciare la parola “rivoluzione”.
Secondo Giorgio Airaudo, segretario generale Cgil Piemonte, in questo processo il sindacato si delinea come l’ultima organizzazione diffusa che può fare da connettore. In un mondo in cui le merci sono più importanti del lavoro e dei diritti, può ancora, rinnovandosi, favorire il conflitto, contaminare la democrazia e ricostruire la partecipazione.
Servirebbe, ad esempio, discutere i diritti di lavoratrici e lavoratori: un esempio proposto è la prospettiva di una grande assemblea sociale nelle Langhe, dove la filiera di produzione del vino è ormai intrisa di caporalato, continuamente rifornito da quelle leggi sul sistema dell’accoglienza che costringono persone in attesa di documenti per anni, senza possibilità di lavorare regolarmente e così preparano allo sfruttamento del capitale umano.
Sempre per arricchire la filiera vitivinicola, è sempre in Piemonte che per piantare nuovi vigneti si smantellano noccioleti, modificando il microclima regionale.
È quindi evidentemente necessaria un’alleanza tra ambientalismo e sindacato, per riportare al centro le condizioni di lavoro e quelle ambientali.
Per contrastare la crisi drammatica del nostro tempo, è necessario rimettere al centro un concetto: quello di spiritualità.
Don Virginio Colmegna, presidente onorario della fondazione Casa della Carità, ci ricorda che accanto al lavoro, questa prospettiva è contenuta nell’articolo 4 della Costituzione:
«La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società».
Il paese è pieno di energie e di competenze ma il lavoro dev’essere sia materiale che spirituale, è necessario tornare a lavorare con l’umanità per combattere l’indifferenza e contrastare «le solitudini». Secondo Colmegna, «bisogna stare sul territorio e mettere in rete le esperienze, per tornare ad essere anticipatori dei processi sociali e lavorare insieme sui concetti e valori (come quello della gratuità) e sui sentimenti attraverso cui ricostruire il modello comunitario».
Rossella Miccio, presidente di Emergency, aiuta infine ad allargare la prospettiva della discussione, allargando il campo al di fuori dei confini nazionali, che isolano ma non proteggono: nonostante l’articolo 32 della Costituzione, ad esempio, anche in Italia il diritto alla salute viene pian piano eroso, l’uguaglianza in dignità e diritti viene negata, le guerre vengono sempre più tollerate.
A Gaza sono morte già almeno 40mila persone, di cui 16 mila bambinə, ma niente è abbastanza da smuovere le nostre coscienze.
Le 53 guerre in corso nel mondo non fermano l’aumento della spesa militare globale, che Sipri (Stockholm International Peace Research) stima nel 2023 essere arrivata a più di 2mila miliardi di dollari (con un aumento del 6,8% rispetto al 2022), contro i 200 per la cooperazione e lo sviluppo.
Le guerre vengono presentate come inevitabili, necessarie, quando in realtà non sono che una scelta concreta, che si prepara, attraverso produzione e addestramento di risorse belliche, materiali e umane.
In un’Europa il cui merito era stato quello di ripudiare unanimemente le guerre come strumento di risoluzione dei conflitti, continente che non riesce a garantire una vita dignitosa all’interno delle sue società, si parla ora senza filtri di «nuova epoca di riarmo».
La guerra è una scelta, sottolinea Miccio, ma anche la pace lo è, e non può essere riassunta come «assenza di guerra ma come costruzione di diritti», unica via per eliminarne le cause. Ed è questo l’obiettivo verso cui tendere come cittadini, come società, italiana ed europea.
In sintesi, c’è voglia e bisogno di ascoltare qualcosa di diverso, come evidenziato nel vivace dibattito finale, per unirsi nella speranza e fiducia che non sia tutto perduto. La speranza non deve rimanere solo ideale ma concreta, costruita giorno per giorno con scelte e azioni, come cittadinə ed elettorə.
Si riscopre quindi che le idee e le energie ci sono, vanno convogliate perciò per accumulare pratiche comuni e trovare occasioni di canalizzazione.
Guarda i video di Gianpaolo Rosso, ecoinformazioni, dell’incontro e dell’intervento di don Giusto della Valle, nella parrocchia di Rebbio, prima dello spettacolo di Ascanio Celestini.
Guarda le foto di Gianpaolo Rosso, ecoinformazioni.
Guarda le foto di Beatriz Travieso Peréz, ecoinformazioni.