Putin fa riferimento al possibile utilizzo di armi nucleari e Biden ammette che il rischio di apocalisse è tornato. Gli scienziati del gruppo di lavoro sul controllo degli armamenti dell’Accademia dei Lincei insieme al presidente Antonelli e al Nobel Parisi chiedono in una nota immediati negoziati di disarmo nucleare.
Il presidente statunitense Joe Biden giovedì 6 ottobre, perla prima volta dalla fine della guerra fredda, ha messo in guardia dalla possibilità di un apocalisse nucleare. Durante un discorso a New York per la campagna di raccolta fondi per le elezioni di Midterm Biden ha dichiarato che il presidente russo Vladimir Putin “non scherza quando parla del potenziale uso di armi nucleari tattiche o di armi biologiche o chimiche, perché il suo esercito, si potrebbe dire, è molto scadente”. In effetti Putin ha fatto un allusione alla bomba atomica nel suo discorso del 21 settembre scorso. L’inquilino del Cremlino ha dichiarato di essere pronto a utilizzare “qualsiasi mezzo” di cui dispone nel suo arsenale contro l’Occidente accusato di voler distruggere la Russia. “Non è un bluff”, ha assicurato aggiungendo che gli Stati Uniti hanno creato un precedente a questo proposito quando hanno bombardato Hiroshima e Nagasaki nel 1945. “Non ci siamo più confrontati con la prospettiva di una apocalisse dopo Kennedy e la crisi dei missili a Cuba”, ha ribattuto di nuovo Biden giovedì 6 ottobre ricordando l’episodio di fortissima tensione tra i due blocchi del 1962. Parlando di come Putin possa uscire dall’angolo nel quale la resistenza ucraina lo sta mettendo nella sua controffensiva lo stesso Biden ha detto: “Come può uscirne? Come può posizionarsi in modo da non perdere la faccia o una parte significativa del suo potere in Russia?”. Mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelenski soltanto giovedì in una intervista ha precisato di non aver fatto riferimento ad “attacchi nucleari preventivi” necessari per arrivare alla vittoria sui russi, ma che il suo messaggio si riferiva invece alle sanzioni (l’ottava tranche di sanzioni europee del valore di 7 miliardi di euro è stata per altro approvata proprio giovedì).
In questo clima nel quale gli attori del conflitto rifiutano di sedersi intorno ad un tavolo per avviare una de-escalation e parlano di ordigni nucleari tattici come se fossero una possibilità da prendere in considerazione, arriva il monito degli scienziati. In Italia l’Accademia dei Lincei interviene sull’argomento con una nota di grande preoccupazione.
“Una funzione riconosciuta degli attuali arsenali nucleari è di dissuadere gli avversari dotati di tali armi dall’usarle, mediante la minaccia di una ritorsione catastrofica. È la Mutua Distruzione Garantita che ha improntato gli anni della Guerra Fredda”, inizia la dichiarazione del Gruppo di Lavoro dell’Accademia per la Sicurezza internazionale e il controllo degli armamenti (in sigla, il Sica) al quale si associano Il presidente dell’Accademia dei Lincei Roberto Antonelli e il vicepresidente Giorgio Parisi.
“L’impiego di armi nucleari “tattiche” è stato ventilato nell’ambito del conflitto tra Russia e Ucraina – continua la nota – da parte di dirigenti del Paese aggressore, per arrestare un conflitto che sembra ora volgersi a loro sfavore. Tuttavia, la sola menzione del possibile impiego di armi nucleari “tattiche” è pericolosa e solleva scenari altamente inquietanti.
Nonostante la denominazione tranquillizzante, le armi “tattiche” ora disponibili in grandissimo numero hanno ciascuna una potenza esplosiva paragonabile, e in molti casi superiore, a quella delle due sole bombe usate nel corso della storia, a Hiroshima e Nagasaki, che hanno causato centinaia di migliaia di morti immediate ed un numero superiore di sopravvissuti malati come conseguenza delle radiazioni nucleari.
Le armi nucleari “strategiche”, disponibili anch’esse in gran numero alle maggiori potenze nucleari, hanno potenze esplosive anche migliaia di volte superiori, ed il loro uso in una guerra nucleare totale potrebbe portare alla cancellazione dell’intera specie umana dal pianeta Terra. Questo giustifica l’affermazione che una guerra nucleare non può essere vinta e dunque non deve essere iniziata, come dichiarato congiuntamente anni fa da M. Gorbaciov e R. Reagan, i presidenti dei due Paesi dotati dei maggiori arsenali nucleari, URSS e USA.
Ogni uso di ordigni nucleari tattici in Ucraina creerebbe una situazione disastrosa mettendo in pericolo il mondo intero. Le nazioni che possiedono armi nucleari coinvolte (direttamente o indirettamente) nel conflitto dovrebbero evitare anche di menzionare un possibile uso di ordigni nucleari, per non creare disastrosi effetti di assuefazione dell’opinione pubblica. È inoltre possibile che l’impiego anche limitato di ordigni tattici conduca, dopo una serie di escalation, ad una guerra totale combattuta con le armi strategiche. Al contrario, ogni sforzo deve essere messo in campo nel mondo civile per arrivare ad un cessate il fuoco e ad una risoluzione pacifica dei motivi che sono alla base del conflitto stesso.
Ci rivolgiamo agli scienziati dei paesi coinvolti direttamente o indirettamente, in particolare alla comunità intellettuale che ha partecipato alle Conferenze Amaldi organizzate dalla nostra Accademia, inclusi gli scienziati russi, affinché intervengano per denunciare all’opinione pubblica i rischi reali connessi con l’uso di armi nucleari tattiche e chiedano ai loro Governi di impegnarsi esplicitamente per il no first use delle armi nucleari. Contestualmente, chiediamo che si riprendano immediatamente negoziati globali relativi al disarmo nucleare, che coinvolgano tutte le potenze nucleari.
Nello scrivere queste note, ci siamo chiesti se sollevare il problema dei pericoli relativi all’uso di armi nucleari tattiche non configurasse un implicito suggerimento a cedere al ricatto nucleare in corso. Siamo convinti di no. Pensiamo che la risposta alla minaccia nucleare sia una prerogativa esclusiva dei Governi che però, sulla base di una corretta informazione dei rischi connessi, potranno intervenire nel modo più efficace.
Nel Manifesto Einstein-Russell del 1955, a fronte dello sviluppo delle armi termonucleari, undici scienziati di fama internazionale chiedevano ai Governi di rinunciare alla guerra per scongiurare il pericolo di un olocausto nucleare. Come allora, occorre pensare alla nostra umanità, lasciando da parte il resto. Remember your humanity and forget the rest“.
Il presidente dell’Accademia dei Lincei Roberto Antonelli e il vicepresidente Giorgio Parisi fanno proprie le dichiarazioni della Commissione Lincea per la Sicurezza Internazionale e il Controllo degli Armamenti (SICA) e auspicano che torni a prevalere il dialogo, la ragionevolezza e il diritto nei rapporti tra gli Stati, nell’interesse dell’umanità.