Come possiamo rimettere la salute al centro del cambiamento sociale? E’ stato questo l’impegno del seminario di Laboss a Fiesole. Autonomia differenziata, professioni sanitarie, malattie croniche e servizi territoriali sono stati i temi affrontati da riercatori, operatori sanitari e attivisti.
“Il Servizio sanitario nazionale è indispensabile” è il titolo della seconda edizione del seminario svoltosi a Fiesole dal 5 al 7 settembre scorsi, organizzato da Laboss, il Laboratorio su salute e sanità che raccoglie saperi e competenze interdisciplinari: mondo della ricerca, operatori della salute, sindacato, associazioni professionali, gruppi di società civile. Per Chiara Giorgi, responsabile di Laboss, si tratta di “un progetto che vuole mettere la salute al centro del cambiamento sociale e politico”. A distanza di un anno dal primo incontro a Fiesole – dal titolo Il Servizio sanitario nazionale è in pericolo. Le sfide dell’universalismo – lo scenario internazionale e nazionale è diventato ancora più drammatico. In Italia la legge sull’autonomia differenziata, i continui tagli alla spesa per la sanità pubblica, l’aumento delle disuguaglianze nella salute richiedono una presa di posizione scientifica e politica sull’indispensabilità del Servizio sanitario nazionale (SSN).
Nato nel 1978 grazie a un’inedita spinta dal basso che ha cambiato la maniera di intendere i saperi scientifici e le pratiche di cura, delle persone e dell’ambiente in forma integrata, il SSN ha rappresentato lo strumento di attuazione dell’art. 32 della Costituzione italiana. Nei suoi principi istitutivi, il SSN rappresenta una conquista da difendere e da potenziare, come sottolineato dall’introduzione al seminario di Chiara Giorgi e Giuseppe Costa.
La cornice più ampia è stata la riflessione sul welfare pubblico e universale e sulle politiche a esso connesse, offerta da Maria Cecilia Guerra, che ha analizzato i problemi della fiscalità e del welfare, guardando alla riproduzione sociale e alla sostenibilità delle politiche.
Tenendo insieme una visione sistemica della sanità e della salute, le tre giornate a Fiesole di Laboss si sono sviluppate lungo tre assi tematici. Il primo asse si è incentrato sull’importanza della prevenzione e della presa in carico delle malattie croniche, anche rispetto alla risposta dei servizi socio-sanitari territoriali, con riferimento alla Toscana come esempio significativo. Il PNRR ha incentivato la riforma sulle Cure primarie (DM 77/2022) e dell’assistenza alle persone anziane non-autosufficienti (L.33/2023). La posta in gioco è analizzarne criticità e potenzialità per una loro effettiva attuazione. Il paradigma proposto è quello della “sanità d’iniziativa” (Anticipatory Health Care), entro la cornice concettuale del Chronic Care Model, adottato anche dal Piano Nazionale della Cronicità del 2016. Il tavolo è stato curato da Paolo Francesconi, Gavino Maciocco, Luca Negrogno e Lorenzo Roti, con testimonianze di programmi attuati in diverse Regioni italiane.
Il secondo asse ha affrontato il tema dell’autonomia differenziata. La legge, entrata in vigore il 13 luglio scorso, ha generato una mobilitazione sindacale, e non solo, con l’avvio della raccolta firme per il referendum abrogativo. Le richieste di autonomia in sanità sembrano connesse all’acquisizione di maggiori poteri e all’allentamento dei vincoli di sistema legati alla presenza del SSN. Preoccupanti sono i rischi associati a questa autonomia, come la competizione tra Regioni per attrarre personale, con tutte le conseguenze sulla mobilità sanitaria che ne discendono e i rischi continui per la garanzia dei Livelli essenziali di assistenza (LEA). La spesa farmaceutica, la gestione dei dispositivi e dei farmaci sono, a loro volta, problematiche rilevanti. Due materie soggette a richieste di autonomia e sono anche l’istruzione e l’ambiente. Il depauperamento del sistema di istruzione nelle Regioni più deboli, così come uno scarso coordinamento tra i Piani regionali per la qualità dell’aria o sulla gestione dei rifiuti hanno un impatto rilevante sul diritto alla salute e sulla qualità stessa della vita. Se la salute è un diritto di tutti e tutte, che tiene insieme la dimensione individuale e collettiva, il SSN è allora indispensabile. Nel suo giusto equilibro tra centro e periferia, tra pianificazione nazionale e decentramento territoriale, indebolirlo o rafforzarlo è una scelta politica. Il tavolo è stato curato da Francesco Pallante, Stefania Gabriele, Marina Davoli.
Il terzo e ultimo asse ha interessato il tema delle risorse umane del SSN. In Italia il personale della cura ha risentito di una forte crisi, dovuta a condizioni di lavoro e di remunerazione e a fattori culturali e di formazione. La femminilizzazione di tali professioni, così come il basso ricambio generazionale, la fuga verso il privato, la relazione complessa con l’utenza e lo stress da prestazione (sempre più accentuato durante la pandemia) sono solo alcuni dei nodi critici evidenziati. Alcune proposte migliorative potrebbero essere: ridefinire i percorsi professionali e i connessi livelli stipendiali; analizzare l’apporto innovativo delle donne e dei giovani nelle professioni sanitarie; incrementare le risorse pubbliche destinate al SSN. In tal senso, occorre adottare soluzioni che possano incoraggiare la scelta di lavorare nel pubblico, tramite strumenti di carattere fiscale e contributivo. Se le sfide in sanità risultano sempre più complesse, è cruciale investire nella formazione, in un’ottica di salute globale, ma anche in stretto collegamento con i servizi e le strutture del SSN. La tavola è stata curata da Marco Geddes da Filicaia, Stefano Neri, Elena Spina, Giovanna Vicarelli.
La giornata conclusiva si è arricchita con un confronto internazionale. A partire dal recente volume National Health Services of Western Europe Challenges. Reforms and Future Perspectives (Routdlege 2024, a cura di Guido Giarelli e Mike Saks) si è indagato l’impatto delle politiche neoliberali negli assetti sanitari europei di tipo Beveridge. I casi analizzati sono stati quelli dell’Italia, della Scozia e del Galles, della Norvegia e della Spagna, con Nicoletta Dentico come discussant.
Il confronto promosso da Laboss ha permesso di dare forma e sostanza a un momento collettivo e partecipato atteso da tempo. A testimoniarlo è la presenza numerosa e intergenerazionale di professionisti, dottorandi e dottorande, studiosi e studiose della salute di diverse discipline, così come quella dei sindacati e delle associazioni. L’obiettivo è creare uno spazio orizzontale di critica e di elaborazione di proposte per il rilancio della salute, individuale e collettiva, e della sanità pubblica. Mettendo in rete saperi, competenze e pratiche, progetti politici e culturali come il Laboratorio su salute e sanità possono contribuire a rilanciare il diritto alla salute, diritto universale, diritto sociale e di libertà; così come a rafforzare il servizio sanitario pubblico, riqualificandolo anche dinnanzi alle nuove sfide del presente.
Tutta la documentazione delle giornate residenziali 2024, introduzione, position paper e slide si trovano in https://www.saluteinternazionale.info/2024/09/giornate-fiesolane-5-7-settembre-2024-documentazione-finale/