Top menu

La sinistra italiana ricominci da Emma González

Dopo il KO del 4 marzo. Ci si può rialzare, anche meditando su quel che accade Oltreoceano? www.ytali.com

La foto delle guance di Emma González solcate da lacrime di dolore e rabbia che grida la sua rabbia dopo la strage nella sua scuola ci è piaciuta un sacco. Specie a noi pugili suonati di sinistra, reduci da un K.O. di quelli che segnano la fine di una carriera, preso contro avversari che nelle conferenze stampa prima del match abbiamo ridicolizzato come faceva Mohammed Ali, o di cui abbiamo detto che sono scorretti, non democratici e pericolosi per il Paese.

Le botte le hanno prese tutti: PaP che nel tracollo generale non ha intercettato nulla, ma gioisce; LeU, indecisa su cosa essere, cosa dire, dove andare e come; il Pd che strizza l’occhio al centro perché nella storia recente della nobile arte elettorale c’è scritto che è al centro del ring che si vince. Proprio come al centro vinceva quel campione britannico con le orecchie a sventola. Nel frattempo però anche lui è invecchiato e nessuno lo vuole più invitare nemmeno a salutare prima del match. Il Pd al governo, ideologico 4.0 e con lo sguardo rivolto al passato, è stato incapace di ascoltare e capire quanto il Paese stesse male. Gli altri non hanno saputo fare nulla per interpretare, dare voce, rispondere a quel malessere. O almeno a quella parte del malessere che non vorrebbe sparare sui gommoni e darsi all’autarchia.

Prima della #MarchForOurLives e dell’entusiasmo social per i ragazzi che mettono in difficoltà Trump, a sinistra avevamo usato il mouse per entusiasmarci per tante altre cose: il milione di donne che per due volte ha marciato per difendere diritti conquistati molti anni fa, gli avvocati e i cittadini corsi negli aeroporti a proteggere le vittime del muslim ban, la lotta soprattutto pacifica dei neri stanchi di venire uccisi, fermati, picchiati in strada da autorità di polizia piene di pregiudizi nei loro confronti.

Read more