Top menu

La nuova mobilità non lascia indietro nessuno

È online, liberamente scaricabile, il report dell’Alleanza Clima Lavoro con le prospettive e le politiche per una giusta transizione dell’automotive italiano verso la mobilità elettrica e sostenibile, a cura di Simone D’Alessandro, Marta Bonetti, Michele Ceraolo e Pietro Guarnieri dell’Università di Pisa.

Quali sono le condizioni e le prospettive dell’automotive italiano di fronte alla fine, dal 2035, della produzione e commercializzazione di vetture alimentate da motori endotermici? Come sostenere il processo di transizione del settore verso la nuova mobilità segnata dall’avvento della rivoluzione dell’elettrico? E in che modo è possibile armonizzare, consolidandole insieme, la decarbonizzazione dei trasporti e la salvaguardia e la promozione dell’occupazione?

Sono queste le domande-guida al centro della nuova pubblicazione dell’Alleanza Clima Lavoro: il report “Verso la mobilità elettrica e sostenibile. Senari e politiche per una giusta transizione ambientale e sociale”, a cura di un gruppo di ricercatori dell’Università di Pisa formato da Simone D’Alessandro, Marta Bonetti, Michele Ceraolo e Pietro Guarnieri. Il punto di partenza è che la trasformazione green dell’automotive – legata a doppio filo alle politiche adottate a livello nazionale ed europeo a sostegno dell’auto elettrica – offra grandi opportunità sia sul piano della conversione verso una mobilità a ridotti impatti di CO2, sia sul piano socioeconomico, dando un potenziale impulso occupazionale e produttivo.

Queste opportunità sono però condizionate dalla capacità delle istituzioni nazionali e comunitarie di accompagnare e gestire una transizione che comporta cambiamenti strutturali e criticità che possono mettere a rischio la fattibilità dello stesso percorso di transizione e la sua sostenibilità sul piano sociale. In quest’ottica, il report propone un approccio integrato alla politica industriale, oltre i confini strettamente settoriali dell’automotive, che tiene insieme l’obiettivo strategico di una transizione ecologica ed energetica della mobilità con politiche del lavoro e sociali capaci di prevenire e limitare quegli impatti negativi che finirebbero per colpire i lavoratori più esposti alle trasformazioni del settore.

Ed è così che, dopo aver tratteggiato a livello internazionale, nazionale e regionale le tendenze in atto e gli scenari attesi nel quadro della trasformazione dell’industria dell’auto e dello sviluppo delle nuove forme di mobilità associato alla rivoluzione della tecnologica elettrica, il report dell’Alleanza Clima Lavoro delinea le coordinate e le misure chiave da adottare in Italia per favorire una transizione verso una mobilità elettrica e sostenibile “che non lasci indietro nessuno”, sfruttandone le potenzialità, minimizzandone le criticità e scongiurandone i rischi.

In particolare, servono politiche attive del lavoro capaci di fornire tempo e risorse economiche per favorire la riqualificazione della forza lavoro impiegata nel settore automotive, in un contesto caratterizzato peraltro dalla necessità di una più ampia ridefinizione degli obiettivi produttivi dell’automotive nella direzione di una mobilità integrata sostenibile, che possa prescindere dalla sola domanda di auto private: una politica industriale declinata in tal senso potrebbe alimentare vere prospettive di sviluppo e di competitività, con positive ricadute occupazionali.

Insieme a queste politiche industriali e del lavoro, occorrono anche politiche sociali indirizzate non solo al sostegno delle porzioni della forza lavoro più vulnerabili rispetto agli effetti avversi della rivoluzione tecnologica legata all’elettrico, ma anche in grado di potenziarne le capacità di resilienza e trasformazione sociale. In quest’ottica, la riduzione dell’orario di lavoro, unitamente all’adozione di un reddito di emergenza funzionale a una riqualificazione profonda e sostenuta nel tempo della forza lavoro, potrebbe rappresentare un supporto decisivo affinché gli obiettivi di sviluppo dell’automotive siano coerenti con la coesione sociale e un benessere diffuso equamente; all’interno – appunto – di un percorso di giusta transizione ambientale e sociale.