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La miccia di una guerra globale

Le dichiarazioni di Stoltenberg e di Macron, unite alla subalternità dell’Ue alla Nato e al vorticoso aumento della spesa militare, ci stanno portando a un conflitto globale. Per ricostruire le condizioni di una pace giusta ci vorrà tempo ma bisogna iniziare da un cessate il fuoco, come chiedono i firmatari della lettera aperta all’Europa.

La guerra in Ucraina e la carneficina di Gaza stanno spalancando le porte verso l’inferno di una guerra globale. Nel primo caso le improvvide dichiarazioni di Stoltenberg per l’uso delle armi occidentali sul territorio russo e quelle di Macron per la partecipazione delle truppe della NATO sul terreno significano una sola cosa: guerra mondiale. Il massacro di Gaza rischia di far esplodere una guerra generalizzata in Medio Oriente: anche in questo caso una guerra globale.

Stoltenberg è un irresponsabile, un estremista. Macron è ondivago e pericoloso. Netanyahu – insieme ai dirigenti di Hamas – dovrebbe essere portato al Tribunale dell’Aja. Quello che sta avvenendo a Gaza è un crimine di guerra, lo sterminio di una popolazione che ha la sola colpa di abitare quella striscia di terra.

L’Europa è complice di quello che sta succedendo, subalterna alla NATO e alle pulsioni più guerrafondaie. La spesa militare sta aumentando vorticosamente e stiamo andando sempre di più verso un mondo incontrollabile, attraversato da guerre, conflitti irrisolti, diritti umani violati. L’interventismo militare non è la soluzione, ma il problema: non fa che aumentare la violenza, invece di ridurla. E l’interventismo militare (la guerra) negli ultimi anni non ha risolto nessuno dei problemi: così in Afganistan, in Libia, in Medio Oriente. Si va verso un riarmo generale e questo non è di buon auspicio per nessuno.

In Ucraina bisogna battersi per un “cessate il fuoco” immediato e riaprire il negoziato. La guerra non può essere vinta sul campo né dall’Ucraina né dalla Russia. Ricostruire le condizioni di una pace giusta è questione di tempi lunghi, ma intanto bisogna far smettere di sparare. L’appello di una serie di personalità europee per il negoziato, pubblicato in Italia dal Corriere della Sera e sul nostro sito, va nella giusta direzione. Ne vanno rilanciate le ragioni e le richieste, come hanno chiesto le associazioni e le reti pacifiste.

A Gaza, Israele deve cessare l’offensiva su Rafah e ritirarsi dalla striscia. Vanno liberati gli ostaggi israeliani, senza condizioni, e vanno liberati i detenuti politici palestinesi incarcerati ingiustamente nelle prigioni israeliane. La politica di colonizzazione israeliana deve essere fermata, così come ogni atto di terrorismo: bisogna negoziare, sulla base del rispetto delle risoluzioni delle Nazioni Unite, per due popoli due stati, nel rispetto dei confini del 1967 e di Gerusalemme capitale condivisa.

Il rischio, ormai, non è più solamente un allargamento delle due guerre, ma la loro trasformazione in un conflitto globale catastrofico, dove aleggia la minaccia nucleare e il coinvolgimento di tutta la NATO e della Cina. Gli esiti possono essere imprevedibili e drammatici. Bisogna  fermare questa follia, ridare spazio alle voci di pace, far tacere le armi, trattare senza interruzione.