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Il legame militare-tecnologico tra Israele e Italia

Non stupisce che Italia e Europa non riescano a sanzionare Israele per il genocidio a Gaza se si considerano i molteplici scambi di tecnologia militare, che vedono l’Italia fin prima fila. Anche il ventilato scudo antimissile e antidrone che l’Europa intende costruire con Rearm Europe nascerà da tecnologie tedesche, Usa e israeliane.

Ci si può ragionevolmente chiedere come mai i governi europei abbiano negli anni sempre supportato Israele nella sua politica di guerra, che è divenuta ormai genocidio.  Oltre agli interessi economici e alle questioni geopolitiche e di schieramento atlantico emerge in maniera sempre più evidente un’altra questione: quella dell’interconnessione fra le aziende belliche in relazione al fatto che Israele è uno dei migliori fornitori di alta tecnologia nel campo militare e di sorveglianza. Mettersi contro Israele ha quindi dei costi notevoli sul piano militare, proprio nel momento in cui di fatto siamo in guerra. 

La giustificazione del genocidio in Palestina e l’economica della guerra 

Se qualcuno ancora obiettasse che “non siamo in guerra” andrebbe ricordato che nel suo Discorso sullo Stato dell’Unione del 10 settembre 2025 la dottoressa Von Der Leyen ha dichiarato che l’Unione Europea è in guerra.  Recentemente, anche Putin ha dichiarato che la Russia è in guerra con l’Europa, e ha iniziato a intraprendere azioni ostili di tipo dimostrativo, quali sorvoli con droni in profondità e sconfinamenti di aerei.  Su un altro fronte, il genocidio in corso a Gaza, che si deve inquadrare nella più ampia questione israeleo/palestinese che dura dal 1948, ormai smuove le coscienze di buona parte dell’opinione pubblica occidentale e mediterranea; ma viene trattata dai nostri media esclusivamente come questione umanitaria e di giustizia internazionale. Ciò che non viene mai indagato è il perché – nel caso specifico – i governi occidentali (esclusa Spagna e Irlanda) appoggino Israele, o meglio siano e rimangano per quanto possibile legati da una evidente alleanza, anche di fronte al genocidio in corso. La giustificazione data in pasto al pubblico è finora stata di tipo morale, ovvero legata alla colpa che consegue all’Olocausto degli ebrei durante il periodo nazi-fascista.  Con conseguenze che sono però ricadute sui palestinesi, che non hanno preso parte attiva nell’Olocausto nazista. Un’altra giustificazione è, anche questa di tipo morale, relativa al fatto che Israele sarebbe “l’unica democrazia dell’area”.  Aspetto, questo della democrazia israeliana, che man mano che la guerra si intensifica viene sempre meno. Una giustificazione più concreta è allora quella geo-politica; è evidente che Israele ha un legame geo-politico con gli Stati Uniti nell’area Medio-Orientale, area quanto mai strategica; e l’Europa è militarmente impegnata nell’alleanza militare con gli Stati Uniti, la NATO.  In particolare, è sempre più evidente che l’Italia è dal dopoguerra un “Paese satellite” degli Stati Uniti, come fa notare il professor Orsini [1]. Sul piano degli interessi economici ci sono inoltre la questione dei giacimenti di gas presenti al largo di Gaza; la questione delle vie di comunicazione (stradali, marittime e informatiche); in ultima battuta, gli interessi dell’industria bellica.  E’ su questi ultimi che intendo soffermarmi, con la premessa che parlare di industria bellica in una situazione conclamata di guerra è prima di tutto una questione strategica; in secondo luogo, oggi come oggi l’industria bellica è intimamente connessa a un altro settore strategico emergente; quello della sorveglianza e sicurezza interna, termine molto ampio che include il controllo della popolazione.  Queste affermazioni sono di tipo politico e potrebbero sembrare quindi arbitrarie; è mio obiettivo sostanziarle con dati di fatto.

Una questione fondamentale non indagata è il legame tecnologico militare 

Riferendosi agli interessi dell’industria bellica, si punta normalmente il dito sugli interessi economici dell’industria degli armamenti nella fornitura di armi che servono in questo caso specifico allo sterminio dei palestinesi.  E’ noto ad esempio che la nostra Oto Melara (Gruppo Leonardo) ha fornito i cannoni a tiro rapido che equipaggiano le corvette israeliane che hanno bersagliato la Striscia di Gaza dal mare.  L’Italia ha poi fornito, secondo il dossier predisposto da Francesco Cappello [2], aerei ed elicotteri d’attacco, sempre della Leonardo. Di ciò si trova traccia evidente [3], dato che almeno alcuni fra gli elicotteri in questione sono stati direttamente acquistati dal DoD (Dipartimento della Difesa USA) per essere poi “girati” a Israele. La cosa non deve destare sorpresa, tenendo che conto che la “nostra” Leonardo (holding delle industrie militari italiane) è controllata al 30%  dal ministero dell’Economia e delle Finanze, ma ha rapporti espliciti con aziende israeliane; in particolare, nel 2022 la controllata statunitense Leonardo DRS ha firmato un accordo di fusione con RADA Electronic Industries, società israeliana che ha sede a Netanaya, nei pressi di Tel Aviv, specializzata nella produzione di radar tattici militari, software avanzati, sistemi di sorveglianza delle frontiere e di difesa antiaerea e anti-drone. Inoltre la composizione delle quote azionarie è al 57.4% statunitense [4].  

Ma questo piccolo o grande “business immorale” non è l’aspetto più importante. Il richiamo al business bellico “verso Israele” è per certi aspetti uno “specchio per le allodole”, nel senso che svia l’attenzione rispetto alla questione più importante, che è invece la collaborazione logistico/strategica e tecnica, che si sviluppa nei due sensi; anzi più nel senso inverso (da Israele a Italia). E’ ciò il fatto poco conosciuto e su cui poco si riflette, e che ha creato, e continuerà a creare, un legame difficilmente solubile, se non con un’azione politica esplicita.  Infatti chi affida la propria sicurezza a un’entità straniera è ricattabile. A quel punto non può che avere, hic stantibus rebus, una posizione ambigua, ovvero ipocrita.  Questi aspetti stanno emergendo, e richiederebbero una indagine più approfondita. Gli indizi fatalmente emergono proprio perché l’industria militare è ormai una industria che opera sul mercato globale; operando sui mercati, non mantiene il segreto, se non sugli aspetti del know-how più esclusivo, ma anzi propaganda attivamente e orgogliosamente i propri prodotti “testati sul campo”, cioè nella guerra reale. Altro aspetto essenziale è che quelle attuali da tempo non sono più “armi”, ma “sistemi d’arma” collegati a un sistema di comando e controllo di teatro – che si serve di sensori, tecnologie di osservazione e spionaggio, strumenti di analisi, strumenti di coordinamento, strumenti di comunicazione. Senza di ciò l’arma vera e propria è inservibile.  

Israele, fra le più avanzate potenze tecnologiche in campo militare

Negli ultimi decenni Israele, oltre a essere l’unica potenza nucleare dell’area mediterranea medio-orientale,  ha anche sviluppato altissime tecnologie militari e informatiche ad uso bellico; come ha dimostrato ampiamente nella guerra in corso, riuscendo ad esempio a far esplodere a distanza i telefonini dei “nemici”;  introducendo sistemi di osservazione e spionaggio, e sistemi di controllo e uccisione a distanza di “nemici” basati su robotica e Intelligenza Artificiale particolarmente raffinati e letali; si veda ad esempio [5], [6], [7]. Tecnologie di questo tipo possono essere utilizzate anche per contrastare azioni ritenute ostili da parte di forze non militari, bensì genericamente “ostili” (definite insurgency in senso lato: dalla manifestazione, alla guerriglia, al “terrorismo”; ma addirittura anche i propagandisti di un pensiero “ostile” sono da attenzionare o colpire, secondo i moderni concetti di “guerra ibrida”).  Consultare il sito della IAI (Israel Aerospace Industries) https://www.iai.co.il/  è particolarmente istruttivo per comprendere come Israele si ponga come fornitore di “tecnologia bellica avanzata multispettro”, ovvero per tutti i tipi di “minacce”. Quindi particolarmente appetibile “sul mercato”.   

Settori concreti della collaborazione militare fra Italia e Israele

Non si tratta qui di ipotesi di lavoro. Stranamente, ma non troppo, l’ultimo stadio del vettore che ha portato in orbita uno dei satelliti spia descritti in [5] è spiaggiato a Lampedusa. Il calcolo delle probabilità mostra che una possibile base di lancio è proprio la Sicilia.  Qualcuno ha chiuso comunque un occhio.  I droni utilizzati negli attacchi alla missione della Sumud Flotilla, partendo dalla Tunisia (che è a due passi dalla nostra Sicilia) e ora anche a Creta (dove ci sono basi greche e britanniche) mostrano non solo la capacità israeliana, ma anche la connivenza occidentale.   Difficile che dalle “nostre basi” a Sigonella e a Creta nessuno abbia notato nulla.  Ma ci sono aspetti più documentati. 

Rapporti fra servizi segreti

Il 28 maggio 2023 una barca che ospitava rappresentanti dei servizi segreti italiani e israeliani è affondata sul Lago Maggiore, a causa di un “downburst”, ovvero un forte evento di “vento discensionale”, il quale una volta al suolo si propaga orizzontalmente.  Questo evento ha riportato l’attenzione sui rapporti fra servizi segreti israeliani e italiani, suscitando scalpore. In realtà, che ci sia un rapporto fra servizi segreti italiani e israeliani è ben noto. Idem per quanto riguarda i servizi americani, in particolare la CIA. Trattandosi di servizi segreti, i dettagli di questo rapporto sono segreti. E’ evidente che fra i tre (americani, israeliani e italiani), ben difficilmente quello italiano può avere una posizione di preminenza, seppure sul suolo patrio.  E l’avvertimento del ministro israeliano Ben Gvir sulle possibili conseguenze per l’Europa nel caso riconosca lo stato di Palestina è abbastanza illuminante [8]. Per chi ha invece orecchie avvezze a intendere il linguaggio mafioso di questo tipo, si tratta di una chiara minaccia sul fatto che “mancando l’appoggio tecnico americano e israeliano, i terroristi avranno mano libera”; oppure addirittura “ci occuperemo noi di qualche bell’attentato, magari mascherato”.  E non sarebbe la prima volta.  Chi ha una certa età dovrebbe ricordare il caso del C-47 italiano “fatto probabilmente cadere” per rappresaglia dai servizi israeliani a Porto Marghera, dove avrebbe potuto far esplodere i serbatoi di fosgene, gas velenoso usato nella prima guerra mondiale [9]. L’inchiesta non portò a nulla di definitivo sul piano giudiziario; come di regola, quando sono coinvolti Servizi segreti. 

Acquisto e test operativo di tecnologie di spionaggio e osservazione

Il primo impiego bellico riportato del più avanzato sistema aereo di spionaggio e osservazione dell’Aeronautica Militare Italiana (AMI) è avvenuto in occasione della recente violazione dello spazio aereo polacco da parte di droni, presumibilmente russi [10].  Questo velivolo viene descritto dall’AMI in questi termini:  “Il velivolo CAEW (Conformal Airborne Early Warning, denominazione italiana E-550A) è il sistema multi-sensore con funzioni di sorveglianza aerea, comando, controllo e comunicazioni, più avanzato in servizio con le forze aeree europee” [11].   L’aspetto di interesse è che l’E-550 CAEW è stato “progettato e costruito in Israele sulla base del bireattore d’affari Gulfstream G-550“. Vi sono probabilmente altri tipi di “collaborazione” con Israele, in quanto, come già argomentato, è fra i paesi più avanzati, quindi attrattivi, nel settore dell’alta tecnologia militare e di sorveglianza.   

Il ruolo italiano a supporto delle operazioni belliche di Israele

Recentemente sono trapelate notizie, ovviamente smentite dal governo, di arrivi di caccia F35 israeliani in Italia, in particolare alla base di Amendola (Foggia). E viceversa.  In realtà questa è solo la punta dell’Iceberg, come si suol dire. Iniziamo dagli F35. Questi sono caccia multiruolo di quinta generazione, e costituiscono uno dei sistemi d’arma occidentali più avanzati. Sono assemblati in Italia, nella base di Cameri. Oltre che da intercettori, possono agire da bombardieri, in particolare bombardieri atomici; in tale veste operano infatti nella base italiana di Ghedi, anche se le bombe atomiche sono sotto controllo USA. Equipaggiano varie forze aeree occidentali, fra cui quella italiana e quella israeliana. Recentemente sono comparse alcune voci riguardo la possibilità che la loro operatività possa essere inibita da remoto; la versione israeliana pare sia immune da questa prerogativa alquanto preoccupante per un “utente militare” [24]. Il sistema d’arma F35 infatti non è solo un velivolo, ma un velivolo inserito in un sistema informatico più ampio del velivolo stesso.  Ciò che preme osservare è che, quando si introduce un sistema d’arma di questo tipo, si introduce un rapporto strategico e di mutua conoscenza e interoperabilità fra i partecipanti al progetto. Ecco il perché delle esercitazioni in comune, che poi divengono anche missioni in comune, con un “proficuo scambio di informazioni sull’esperienza operativa nel teatro di guerra” che verrà analizzato dagli specialisti.

Oltre alla questione F35, stanno emergendo altre notizie e testimonianze rispetto alle attività aeronavali comuni fra Italia e Israele. Ovvero esercitazioni congiunte, sia in Italia che in Israele, che coinvolgono l centro addestrativo NATO di Decimomannu in Sardegna, il mare di Taranto (principale base navale italiana)  e la Base di Foggia Amendola,  sede del  32°stormo con bombardieri F35. Quelle citate in [4] sono:

  • Spring Flag, 2003-2008, a Decimomannu, in cui si sono addestrati gli F15 e F16 israeliani durante l’operazione su Gaza “Piombo Fuso, in cui le forze israeliane hanno causato 1400 vittime e 5300 feriti.  
  • Star Vega, 2009-2011, fra Decimomannu e deserto del Negev.  La collaborazione è stata così significativa che per l’occasione sono stati realizzati degli stemmi per gli aviatori impegnati, che riportano l’emblema Italy-Israel 2020 [2].
  • Vega, in cui gli F15 e F16 israeliani si sono esercitati a Capo Frasca in Sardegna, assieme all’  Aeronautica Italiana e le altre forze NATO
  • Blue Flag 2017, durata 2 settimane, in cui aerei italiani (Tornado del 6°stormo di Ghedi) , assieme ad altre aviazioni NATO, per un totale di 70 aviogetti, si sono esercitati nel deserto del Negev (base di Ovda); ha di fatto integrato Israele nella NATO
  • Juniper Cobra 2018, esercitazione USA-Israele diretta contro l’Iran, ma cui hanno partecipato 2500 militari italiani. Ha coinvolto le basi di Gaeta e la stazione MUOS di Niscemi
  • Falcon Strike 2021, che ha coinvolto AMI (Italia), USAF (USA), RAF (UK), e IAF (Israele), prima esercitazione congiunta in cui sono stati impiegati gli F35 italiani. Obiettivo simulato è stato l’attacco all’Iran
  • Falcon Strike 2022; simile. La presenza della IAF israeliana pare sia stata “occultata”
  • Lightning Shield 2022, ha coinvolto solo Italia e Israele, in una esercitazione nel Negev che ha interessato anche 4 bombardieri F35 di Amendola. 

Qual è il presumibile interesse nazionale in queste attività? Oltre alla evidente “necessità” di ottemperare agli “obblighi verso l’alleato” (sia esso l’alleato americano; la NATO; o direttamente l’alleato israeliano) fornendo una prova tangibile di fedeltà, si tratta presumibilmente di:  un “utile scambio di informazioni” rispetto all’impiego operativo reale sul teatro di guerra; test di interoperabilità; rinsaldamento dei rapporti camerateschi fra commilitoni che “rafforzano  lo spirito di corpo delle truppe in una sana competizione, dove ognuno fornisce il meglio di sé”. 

Di fatto, l’attività italiana si configura come qualcosa che è a un passo dalla co-belligeranza diretta. Si tratta di un “supporto logistico”.  Il dossier di Antonio Mazzeo ([13]), documenta invece l’attività di collaborazione militare più diretta USA in corso a partire dall’ottobre 2023, che coinvolge la base di Sigonella (italiana, ma di fatto statunitense). Nel 2024 da questa base sono regolarmente partiti aerei e droni USA, per portare rifornimenti e attività di sorveglianza. A quanto pare inoltre nel 2024 l’Italia avrebbe messo in gioco nelle acque del mediterraneo orientale il Pattugliatore d’Altura Thaon di Revel, la nave anfibia da sbarco San Giorgio, la fregata Virginio Fasan; il sommergibile Pietro Venuti e la fregata Carlo Bergamini, inquadrata nella flotta NATO di pronto intervento SNGM2 (Standing NATO Maritime Group 2). 

Collaborazione nel campo dei veicoli sottomarini autonomi

L’Italia ha una lunga tradizione nel campo dei mezzi d’assalto marini. In questo settore, ha conseguito le maggiori, e forse uniche, vittorie navali nella prima e nella Seconda Guerra Mondiale. Si tratta ad esempio delle imprese di Luigi Rizzo con i suoi MAS (dicembre 1917) e di Luigi Durand De La Penne con i suoi Maiali (dicembre 1941).  Questa tradizione prosegue con l’attuale Comsubin (Comando Raggruppamento Subacquei e Incursori “Teseo Tesei”).  A partire da tutta questa tradizione in campo navale, come si legge in [14] Italia e Israele hanno avviato una collaborazione nel campo dei sottomarini autonomi, attività  regolata da un Memorandum of Understanding (MoU) firmato nel dicembre 2021. Si tratta di piccoli sottomarini autonomi per attività di sorveglianza  e antisommergibile.   Si noti che l’attività autonoma sottomarina ha particolare importanza per la protezione delle infrastrutture subacquee; cavi elettrici per la trasmissione di energia; gasdotti; cavi a fibra ottica per la trasmissione dati; questo è solo uno dei molti cavi che transitano nel Mediterraneo, compresa l’area strategica che comprende Israele. Questi mezzi subacquei hanno  importanza anche per l’eventuale attacco ad analoghe infrastrutture “nemiche”, in altri “teatri operativi”. 

Altre importazioni belliche da aziende israeliane

Un recente documento dell’Osservatorio sulle spese militari MILEX ([17]) denota che è In crescita il ruolo delle aziende israeliane – dato in linea con l’incremento del valore delle autorizzazioni all’import bellico in Italia registrato lo scorso anno, quintuplicato rispetto all’anno precedente: si tratta di un contratto con Rafael per missili anticarro e droni-bomba; con Elbit, per simulatori alla scuola elicotteri di Luni;  Uvision, sempre droni-bomba Hero30;  Elta Systems (allestimento degli aerei spia già citati). A conti fatti, l’impegno finanziario pluriennale legato ai programmi di forniture israeliane è di almeno mezzo miliardo, con stima conservativa, ma si aggira probabilmente su una cifra compresa tra i 600 e i 700 milioni di euro.

Sviluppo del programma European Sky Shield initiative

Anche se, probabilmente per ragioni di interesse industriale nazionale, l’Italia non vi partecipa, vale la pena di trattare l’ultimo arrivato in termini di collaborazione militare euro-israeliana, ovvero il Programma European Sky Shield Initiative (ESSI – Iniziativa per lo Scudo Spaziale Europeo [15]).  Si tratta di un progetto europeo a guida tedesca, per l’agognato scudo antimissile e antidrone, nel quadro del programma Rearm Europe, necessario a proteggere l’Europa dagli attacchi dall’aria (aerei, missili e droni) che potranno interessare il suolo europeo a partire dagli anni ’30 del secolo attuale, e oltre.  Questo progetto, varato nel 2022, coinvolge inizialmente 24 paesi europei, compresa Turchia e Gran Bretagna, ma esclusa Italia e Francia. Soprattutto la Francia è scontenta del fatto che il sistema antimissile franco-italiano Samp-T sia stato escluso dal progetto.   Il sistema ESSI comprende vari livelli di protezione a breve, medio, lungo e lunghissimo raggio, con diverse tecnologie; tedesche, statunitensi e israeliane. Nel 2023 il Parlamento tedesco ha autorizzato la spesa di 4 miliardi di dollari appunto per l’acquisto del sistema israeliano Arrow 3, che dovrebbe divenire operativo nel 2030 ([16]). La realizzazione di questo “Scudo”  ri-propone quindi la questione della dipendenza tecnologica (e quindi politica) europea rispetto a USA e Israele. Ciò avrà un effetto da qui al prossimo decennio.  Non deve stupire quindi che l’Europa abbia esplicitamente escluso dal piano di sanzioni contro Israele il settore militare. 

Conclusioni

I governi europei, in particolare quello italiano, sono stati finora “fedeli alleati” di Israele; ovvero corresponsabili di ciò che Israele ha fatto e fa a Gaza e in Cisgiordania. I governi italiano e israeliano in particolare collaborano sulla base di uno specifico Memorandum di Intesa, introdotto dalla Legge 94 del maggio 2005. Collaboravano già dal 1987 sulla base di un Accordo a quanto pare riservato ([2]) denominato “Accordo di sicurezza fra Italia e Israele” del 1987. Al di là della caratterizzazione giuridica, la Collaborazione Militare è evidente nei fatti.  

La questione fondamentale diventa a questo punto proprio di sicurezza, e di indipendenza. Infatti, quando si analizzano i rapporti militari fra Europa e Israele, ci si focalizza sulla vendita di armi a uno Stato genocidario. Questo è un aspetto “morale”. In realtà ciò che è in gioco non è la semplice vendita di armi a Israele, ma piuttosto la compartecipazione nell’alta tecnologia militare. Ciò comporta una penetrazione dell’interesse israeliano nei sistemi di sicurezza nazionale europei. Nella migliore delle ipotesi per convenienza, visto che gli israeliani sono fra i migliori produttori di tecnologia militare; ma sono anche notoriamente disposti a tutto.  Ciò condiziona la politica europea, e può spiegare la riluttanza a prendere definitivamente e nettamente le distanze da questo “alleato”; che però diventerà sempre più imbarazzante Adottare infatti un’arma moderna significa adottare un “sistema d’arma”; un sistema connesso sul piano informatico; una filosofia e una tecnica di impiego; il sistema deve infatti essere “interoperabile”, ovvero connesso agli altri sistemi.  Adottare un sistema d’arma moderno implica impegnarsi in un programma di sviluppo e manutenzione di durata pluridecennale; crea un legame strategico difficilmente dissolubile fra “i partner”.  Crea addirittura un linguaggio, una modalità di pensiero comune.  Ovvero un legame ideologico e politico.

Note

Avvertenza: i link sono stati consultati in data 12 settembre 2025; non è detto che rimangano attivi in seguito. 

[1]   Si veda ad esempio il resoconto di Valerio Onorati sull’intervento di Alessandro Orsini – Noi Antimafia, 15 giugno 2025. https://www.noiassociazioneantimafia.org/alessandro-orsini-linformazione-italiana-e-corrotta-siamo-un-satellite-degli-stati-uniti/

[2] Francesco Cappello – Da vent’anni li aiutiamo a compiere i peggiori crimini – Gennaio 2024

Secondo questo report l’Italia avrebbe fornito a Israele aerei M-346 (aereo da addestramento e attacco leggero) e dodici elicotteri AW119Kx della Leonardo.

[3]    Leonardo: U.S. Department of Defense awards $ 29 million contract for new AW119Kx helicopters in Foreign Military Sale to Israel    https://www.leonardo.com/en/press-release-detail/-/detail/20-04-2022-leonardo-us-department-of-defense-awards-29-million-contract-for-new-aw119kx-helicopters-in-foreign-military-sale-to-israel    

[4] https://www.leonardo.com/en/investors/stock-info/shareholders-base

[5] In orbita il satellite spia israeliano Ofek 19 – ARES OSSERVATORIO DIFESA, 4 settembre 2025, https://aresdifesa.it/in-orbita-il-satellite-spia-israeliano-ofek-19/  

[6] Isreal begins tests of Oron, ‘most advanced’ surveillance aircraft – Seth J. Frantzman, aug 29, 2023 

https://breakingdefense.com/2023/08/israel-begins-tests-of-oron-most-advanced-surveillance-aircraft

[7] Drone d’attacco Rotem  https://www.iai.co.il/p/rotem

[8] Ben Gvir: Chi riconosce la Palestina sperimenterà il terrorismo. https://www.lumsanews.it/israele-chi-riconosce-lo-stato-di-palestina-sperimentera-il-terrorismo-arrestato-il-sindaco-di-hebron/

 [9] Il misterioso schianto di Argo 16 https://www.ilpost.it/2023/11/23/incidente-argo-16-venezia-inchiesta/

[10] Difesa: un aereo spia italiano E-550 decolla dall’Estonia dopo l’abbattimento dei droni russi dalla Polonia AGEEI – Aerospazio News – 10 settembre 2025   https://ageei.eu/difesa-un-aereo-spia-italiano-e-550a-decolla-dallestonia-dopo-labbattimento-dei-droni-russi-dalla-polonia/#:~:text=Il%20velivolo%20italiano%20E%2D550A,%2C%20comando%2C%20controllo%20e%20comunicazioni.

[11] G-550 CAEW – Ministero della Difesa                              https://www.aeronautica.difesa.it/2024/06/19/g-550-caew/

[12] F35 della NATO: gli americani non possono “spegnerli” da remoto. Ma quasi … D. Bartoccini  https://it.insideover.com/difesa/f-35-della-nato-gli-americani-non-possono-spegnerli-da-remoto-ma-quasi.html#google_vignette 

[13] Antonio Mazzeo – 3 Novembre 2023. FOCUS ITALIA ISRAELE Roma-Tel Aviv. Fratelli d’armi, alleati di guerra.            https://orientxxi.info/magazine/articles-en-italien/roma-tel-aviv-fratelli-d-armi-alleati-di-guerra,6843     Secondo questo Report, gli aerei Usa che operano regolarmente da Sigonella sono gli aerei cargo C-17A Globemaster III dell’USAF che riforniscono le forze israeliane; i pattugliatori P-8A Poseidon  di USAF e RAF; i droni MQ-9A Reaper dell’USAF.

[14] Marina Militare, acquisizione di tre veicoli autonomi subacquei IIBW-B e ISR https://aresdifesa.it/marina-militare-verso-lacquisizione-di-tre-veicoli-autonomi-subacquei-iibw-blue-whale-per-asw-e-isr/#google_vignette

[15] European Sky Shield Initiative, Wikipedia https://en.wikipedia.org/wiki/European_Sky_Shield_Initiative

[16] Israel News – Haaretz    Work-on-arrow-3-missile-defense-system-starts-in-germany-to-be-operational-in-2025  https://www.haaretz.com/israel-news/2025-02-20/ty-article/work-on-arrow-3-missile-defense-system-starts-in-germany-to-be-operational-in-2025/00000195-2398-d293-a1d5-e79f8ae40000

[17] Enrico Piovesana – Da inizio legislatura approvati nuovi programmi militari per 42 miliardi, con impegni finanziari per 15.  https://www.milex.org/2025/07/28/da-inizio-legislatura-approvati-nuovi-programmi-militari-per-42-miliardi-con-impegni-finanziari-per-15/