A San Lazzaro di Savena, 700 delegati metalmeccanici all’assemblea di CGIL e FIOM con l’Alleanza Clima Lavoro. Presenti Landini e De Palma. Uno spaccato della condizione dei lavoratori e del Paese, tra crisi climatica, industriale e occupazionale. La via d’uscita? Il lavoro come faro della transizione.
“È paradossale che si debba ragionare in termini di impatto della transizione ecologica sull’occupazione, anziché capovolgere il punto di vista, mettendo al centro il lavoro e i lavoratori come faro e come protagonisti di un processo di riconversione industriale e produttiva che assicuri un futuro al Paese, nel segno della sostenibilità ambientale e sociale”. Le parole di Michele De Palma, Segretario generale della FIOM-CGIL, risuonano nell’auditorium della sede ARCI di San Lazzaro di Savena, alle porte di Bologna.
La sala è gremita dai 700 delegati delle aziende metalmeccaniche dell’Emilia-Romagna riuniti nell’assemblea organizzata, lo scorso venerdì 12 gennaio, dalla CGIL e dalla FIOM regionali con l’Alleanza Clima Lavoro. La necessità invocata dal Segretario FIOM di una rivoluzione copernicana nel modo di inquadrare la sfida della transizione, indica la strada del sindacato nel prossimo futuro: difendere e valorizzare occupazione e salari, respingendo al contempo la contrapposizione, in un gioco a somma zero, tra il lavoro e i lavoratori da un lato e l’ambiente dall’altro.
Compito oggi tutt’altro che semplice, come traspare dall’intervento del Segretario generale della CGIL Maurizio Landini: “Crisi climatica, rivoluzione tecnologica e il drammatico ritorno della guerra come strumento di regolazione dei rapporti tra Stati stanno segnando un’epoca di disordine e instabilità globale, con un riassetto in atto degli equilibri geopolitici. Solo ricostruendo l’unità del mondo del lavoro, e un punto di vista del lavoro, potremo essere all’altezza di queste sfide e misurarci alla pari con questi processi”.
In questo quadro, la situazione italiana non è affatto buona. Aprendo i lavori dell’assemblea, Gianni Cotugno, Segretario generale della FIOM-CGIL dell’Emilia-Romagna, ha preannunciato un 2024 difficile, con un’Europa paralizzata nella morsa della concorrenza tra i giganti cinese e statunitense, un Paese che arretra su diritti e disuguaglianze, un Governo che con la sua manovra di bilancio e le sue politiche premia i più forti e colpisce i più fragili. E poi, le tante crisi industriali e occupazionali, da Nord a Sud. Non si salva neanche l’Emilia-Romagna.
Lo testimoniano le parole delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici della regione, che lamentano i ricatti occupazionali delle multinazionali del settore, le scelte degli imprenditori di privilegiare extra profitti e redditività a scapito di investimenti produttivi e assunzioni, le forme di discriminazione di genere nelle fabbriche, la perdita di competenze e l’impoverimento dei territori che accompagnano ogni chiusura di stabilimento, il futuro incerto dei lavoratori in cassa integrazione.
Una luce di speranza – e un esempio per affrontare la transizione – arriva tuttavia dalla vicenda della Magneti Marelli di Crevalcore. A metà settembre scorso, l’annuncio di smobilitazione da parte del controllante fondo americano KKR: 228 lavoratori a casa, dall’oggi al domani, adducendo tra le motivazioni la crisi dei motori endotermici, con lo stop dal 2035 all’immatricolazione dei veicoli inquinanti. Eppure, come racconta il delegato FIOM Mimmo Lisi, grazie alla pervicace mobilitazione del sindacato, alla straordinaria solidarietà del territorio e all’impegno delle istituzioni locali, sono appena pervenute sul tavolo del MIMIT due nuove offerte di acquisto per reindustrializzare lo stabilimento di Crevalcore (la multinazionale Niche Fusina e la piemontese Tecnomeccanica, ndr).
Proprio un appello a questa capacità di fare sistema per vincere la partita della transizione arriva da Leonardo Artico, Responsabile dell’area Industry and Skills development di Motus-E, che, nell’aprire gli interventi in assemblea dell’Alleanza Clima Lavoro, ha ricordato come il tessuto imprenditoriale italiano si stia già riposizionando sui nuovi mercati e produzioni verdi legate all’auto e alla mobilità elettriche. Tutto ciò, però, nell’assenza da parte del Governo di “una visione strategica, una coerente politica industriale per l’automotive, misure fiscali ben calibrate, a cominciare dal sistema degli incentivi auto, programmi di formazione e riqualificazione dei lavoratori, che possano accompagnare e sostenere le imprese nel percorso di riconversione”.
Rimarca il punto Giulio Marcon, Portavoce di Sbilanciamoci!, denunciando il sostanziale immobilismo – condito da un malcelato negazionismo – sui temi e le politiche ambientali e di contrasto al cambiamento climatico. “Chiediamo una transizione che non lasci indietro nessuno, ma abbiamo di fronte un Governo assente oppure responsabile di scelte del tutto sbagliate, come quella sul Ponte sullo Stretto. Invece di sprecare miliardi su un’opera faraonica, altamente impattante e dannosa, investiamo queste risorse per rafforzare il trasporto pubblico locale e le reti e i servizi di mobilità sostenibile al Sud”.
L’urgenza di intraprendere la via di una transizione giusta è ricordata anche da Anna Donati, Coordinatrice del gruppo di lavoro “Mobilità sostenibile” di Kyoto Club. “Quello della transizione è un tema tanto ambientale quanto sociale, se solo pensiamo che il 20% della popolazione mondiale consuma l’80% delle risorse del pianeta. La transizione deve essere una leva per ridurre le disuguaglianze, e deve essere attenta all’occupazione. Dobbiamo affermare il diritto a un lavoro dignitoso insieme a quello di vivere in un ambiente sano. E serve un piano di politica industriale per recuperare preziose produzioni per il Paese, come i treni e gli autobus, nell’ottica della decarbonizzazione dei trasporti.”
“Con l’Alleanza Clima Lavoro – ha concluso Donati – promuoviamo il dialogo e il confronto tra sindacato e mondo ambientalista come viatico per elaborare una piattaforma comune sui problemi della transizione, del lavoro e dell’ambiente.” Per riassumere lo spirito e il senso dell’evento di San Lazzaro di Savena, allora, non c’è modo migliore che richiamare il vecchio motto operaio citato da Maurizio Landini alla fine del suo intervento: “Uniti siamo tutto, divisi siam canaglie”.