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Il Governo e il DEF, poche idee ma confuse

Un documento “reticente e interlocutorio”: questa la valutazione da parte di Sbilanciamoci! del DEF 2019. E mentre rimangono insoluti i nodi della sterilizzazione delle clausole di salvaguardia e della (pessima) flat tax, non ci sono risorse né interventi su lavoro, disuguaglianze, ambiente e giustizia fiscale.

Dopo la conclusione delle audizioni sul Documento di Economia e Finanza (DEF) 2019, le valutazioni espresse dalla Campagna Sbilanciamoci! nell’imminenza del suo varo rimangono immutate: si tratta di un documento reticente e interlocutorio. Lo abbiamo sottolineato anche nel corso dell’audizione parlamentare che abbiamo svolto lo scorso 15 aprile presso le Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato.

Sulle due principali questioni – sterilizzazione delle clausole di salvaguardia e flat tax – il DEF lascia la porta aperta a tutte le soluzioni: non ci sono indicazioni e proposte specifiche in merito. Anzi, al momento lo scatto delle clausole di salvaguardia – in assenza di misure alternative – è incorporato nelle previsioni macroeconomiche del Governo. Per non farle scattare servono almeno 23 miliardi di euro, mentre se si vuole fare la flat tax (misura ancora indefinita e dalle tante declinazioni possibili) occorrono dai 14 ai 50 miliardi di euro, a seconda di come verrà fatta.

Per il momento viviamo nell’attesa e nella propaganda. Intanto gli investimenti pubblici continuano a essere ridotti al lumicino (il 2,6% del Pil) e rimangono molto al di sotto dei livelli pre-crisi. La spesa pubblica (sul Pil) per istruzione e sanità passa rispettivamente dal 3,9% al 3,5% e dal 7,1% del 2010 al 6,6% del 2020. Le più fosche previsioni sui dati macroeconomici sono state confermate: siamo alla crescita zero, il debito e il rapporto deficit-Pil aumentano. La disoccupazione torna ad aumentare, superando l’11%.

Il quadro internazionale non aiuta (le difficoltà della Germania, la guerra dei dazi, il rallentamento della Cina, eccetera), ma il nostro paese soffre la debolezza di condizioni strutturali di un’economia che ristagna: conseguenza delle scelte sbagliate fatte in questi anni. Bisognerebbe invertire la rotta, cambiare paradigma.

Sbilanciamoci! l’ha ribadito in audizione: bisogna destinare un punto aggiuntivo di Pil agli investimenti pubblici; è urgente varare un piano straordinario del lavoro (perché l’occupazione non si crea con i navigator); bisogna mettere in campo un piano di 10mila piccole opere per far fronte ai bisogni urgenti del paese: la messa in sicurezza delle scuole, la lotta al dissesto idrogeologico, la riqualificazione delle periferie. I soldi si possono trovare cancellando il programma d’acquisto degli F-35 (10 miliardi), utilizzando in modo diverso i 16 miliardi di sussidi ambientalmente dannosi (SAD), promuovendo una riforma fiscale che faccia pagare di più chi più ha: con una tassa patrimoniale sulle grandi ricchezze, con una riforma in senso progressivo delle aliquote Irpef, varando una vera Tobin tax.

Serve un DEF diverso che punti a un nuovo modello di sviluppo, con una politica espansiva e di sostegno alla domanda interna, sempre più urgente alla luce del brusco calo dei consumi degli italiani. Serve una politica dei redditi capace di far aumentare i salari e di ridurre le diseguaglianze, che sono enormemente cresciute nel nostro paese in questi anni.

Serve una svolta, energica e radicale. Tutto questo, nel DEF 2019 del premier Conte, non c’è.