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Il futuro del crowdfunding

Il crowdfunding filantropico, basato sulle donazioni, ha raggiunto i 7 miliardi di dollari a livello globale.In Italia, nel 2021, i diversi modelli di crowdfunding (senza donazioni) hanno mobilitato un miliardo di euro. Mercoledì 27 luglio un seminario su questo tema per Money4Nothing.

È un mercato in forte crescita, la cosiddetta “finanza alternativa”. Con tale termine si intende quell’insieme di nuove iniziative di business finanziario che si sviluppano on line per iniziativa di società specializzate (denominate fintech) grazie alle nuove tecnologie digitali, dal prestito all’investimento in capitale di rischio, dalle donazioni al cosiddetto buy-now-pay-later. Quasi sempre il modello sottostante è quello del crowdfunding: le piattaforme funzionano da market place per favorire l’incontro tra coloro che necessitano di risorse e una platea di potenziali investitori, retail o istituzionali (banche, fondi, assicurazioni, eccetera).

A fine 2020, secondo lo studio del Cambridge Centre for Alternative Finance, sui 113 miliardi di dollari complessivamente movimentati, il più grande mercato era rappresentato dagli Stati Uniti (74 miliardi di dollari), pari a circa il 65 per cento del totale, seguito da Regno Unito (13 miliardi di dollari), Europa (10 miliardi), Asia orientale, esclusa la Cina (9 miliardi).

Il 47 per cento delle risorse mobilitate nel 2020 è andato a micro, piccole e medie imprese, per un totale di 53 miliardi di dollari. A dimostrazione di un’offerta che cresce molto (+51% tra 2019 e 2020) perché trainata da una domanda di finanza per l’economia reale, che i circuiti tradizionali faticano a soddisfare, anche nei paesi ad assetto finanziario evoluto, dove banche e altri istituti dovrebbero presidiare il mercato. E infatti i più alti volumi di finanza alternativa rivolta alle imprese si sono registrati proprio negli Stati Uniti (32 miliardi, +107% sul 2019), nel Regno Unito (7 miliardi, stabile), in Europa (5 miliardi, +21%).

Come detto, tra le forme di finanza alternativa, il crowdfunding rappresenta ancora, di gran lunga, il modello più praticato e significativo, in termini di volumi. A livello mondiale, solo le piattaforme relative ai prestiti personali, in modalità peer-to-peer, movimentano circa 35 miliardi di dollari l’anno. Il crowdfunding filantropico, basato sulle donazioni, continua a crescere e ha raggiunto i 7 miliardi di dollari a livello globale.

In Italia, nel corso del 2021, i diversi modelli di crowdfunding hanno mobilitato oltre 535 milioni di euro (fonte: 6° Report italiano sul CrowdInvesting). La quota principale riguarda i prestiti alle imprese (333 milioni tra prestiti, prestiti su base immobiliare, minibond), il capitale di rischio per le imprese (128 milioni), i prestiti ai privati (43 milioni) e la raccolta filantropica (31 milioni tra donazioni pure e modalità reward, fonte: Starteed).

Il 2021 è stato l’anno in cui la raccolta complessiva (cumulata negli anni e non considerando le donazioni) del crowdfunding italiano ha superato il miliardo di euro.

I 51 portali di equity crowdfunding (+21% rispetto all’anno precedente) hanno promosso 831 campagne, relative a 742 imprese, tra cui 502 startup. Il grosso delle imprese è ubicato in Lombardia (296), Lazio (73) ed Emilia Romagna (66), e sono poche quelle con utile di bilancio positivo (solo il 35% tra quelle che hanno un bilancio disponibile). 

Mentre le piattaforme di lending crowdfunding operative in Italia sono 28, di cui 6 sulle persone fisiche e 22 sulle imprese (raddoppiate in un solo anno). Il profilo delle imprese che beneficiano delle piattaforme di lending è molto più spostato sulle PMI, anche in stadio maturo, con pochissime start-up, e rivela il progressivo ritirarsi delle banche italiane dalle attività creditizie ordinarie, come lo smobilizzo dei crediti a breve termine.

In effetti, tornando a posare lo sguardo sul fenomeno crowdfunding a livello globale, si può affermare che si stia consolidando una certa capacità di inclusione finanziaria svolta da queste piattaforme, in linea con le aspettative che maturavano circa dieci anni fa. Nel 2013, infatti, la Banca Mondiale così sintetizzava la “promessa” del crowdfunding: “democratizzare ed espandere l’accesso al capitale, consentendo alla comunità – crowd – di determinare quali imprenditori o PMI debbano ottenere fondi per il proprio sviluppo”.

I dati dicono che oggi, se si considera lo status bancario dei mutuatari, nel complesso i servizi tendono a favorire quegli individui e clienti che sono già “entrati in banca”. Ma vi sono piattaforme di crowdlending che hanno specifico focus sulla microfinanza ed esse registrano il 72 per cento  dei clienti classificati come non già bancarizzati e il 27 per cento come “underbanked”, cioè serviti in modo non soddisfacente dalle banche. In generale, i clienti underbanked crescono tanto nel peer-to-peer di credito al consumo (dove sono arrivati al 25 per cento del totale), quanto in quello rivolto alle imprese, dove sono il 30 per cento dei clienti totali.

L’auspicio è che, con la crescita del mercato della finanza crowd, non si perda di vista il suo potenziale di inclusività e la sua forza democratizzatrice, in un contesto, quello finanziario, che ne ha quanto mai bisogno. 

Del futuro del crowdfunding e delle condizioni che occorrono per un suo coerente sviluppo, che non ne tradisca le promesse iniziali, parleremo mercoledì 27 luglio nel sesto incontro del ciclo Money 4 Nothing, insieme ad Angelo Rindone, pioniere del settore nel nostro paese, Ceo di Folk Funding e fondatore della piattaforma produzionidalbasso.com.

Money 4 Nothing è organizzato da Impact Hub Roma, insieme ad AltrEconomia, Kritica economica, Sbilanciamoci