Le proposte di Legambiente per la salute dei cittadini e dei lavoratori di Taranto e per impiegare i fondi destinati al disinquinamento reperiti dai sequestri alla famiglia Riva e da ArcelorMittal.
In attesa che il vicepremier Luigi Di Maio, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ed il ministro della Salute Giulia Grillo tornino a Taranto il 24 giugno, Legambiente ha presentato e trasmesso ai ministri competenti il dossier Taranto con le proposte e le richieste dell’associazione. Le proposte sono relative alla VII AS ( Valutazione preventiva dell’impatto ambientale e sanitario) ed alla Sicurezza e innovazione tecnologica dello stabilimento siderurgico, alla bonifica delle aree contaminate di competenza dei Commissari straordinari di Ilva in amministrazione straordinaria, alla bonifica del Mar Piccolo. La bonifica del Mar Piccolo, a distanza di ben sei anni dalla nomina di uno specifico commissario alle bonifiche del SIN di Taranto, continua infatti, con paradosso lessicale, ad essere in alto mare. Legambiente chiede poi che sia posto mano alla rigenerazione urbana della città con particolare riferimento alla creazione di un polo museale all’interno dell’Arsenale militare e al recupero della Città vecchia di Taranto, un patrimonio unico e irripetibile per il quale di può ripetere la grande operazione culturale fatta a Matera con il recupero dei “Sassi”. Ed è necessario inoltre che si pensi all’utilizzo nei processi produttivi industriali delle acque reflue dei depuratori Gennarini e Bellavista (prescritto fin dal 2011) e infine che si affronti il tema dei risarcimenti dei cittadini danneggiati dall’inquinamento del siderurgico.
All’interno del dossier la questione dirimente è senz’altro la richiesta di procedere alla VII AS, la Valutazione preventiva dell’impatto ambientale e sanitario, per lo stabilimento siderurgico di Taranto al fine di appurare su basi scientifiche quali siano le condizioni per produrre acciaio nel siderurgico tarantino (quali quantità, con quali processi produttivi, con quali impianti) senza rischi inaccettabili per la salute di cittadini e lavoratori. Si tratta di una richiesta “storica” di Legambiente, formulata a tutti i governi che si sono succeduti in questi anni sulla scorta dei rischi per la salute già denunciati da Arpa e Ares Puglia e dalla Asl di Taranto nella Valutazione preventiva del danno sanitario effettuata prendendo a riferimento la completa attuazione delle prescrizioni previste dall’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata ad Ilva nel 2012.
Una valutazione che nessuno ha mai confutato, rispetto alla quale continuano a non essere fornite risposte su come quei rischi possano essere scongiurati, riferita ad un quadro di interventi sovrapponibile per moltissimi elementi a quanto previsto dall’attuale Piano ambientale. Legambiente ritiene perciò che vi sia la assoluta necessità di effettuare la VII AS al più presto, anche attraverso l’emanazione da parte del governo di un apposito decreto legge, in modo da garantire risposte certe circa la possibilità che in futuro lo stabilimento non continui ad avvelenare e che non ci siano altri morti da immolare sull’altare delle esigenze produttive.
Noi pensiamo che il futuro dell’acciaio sia in una produzione totalmente “decarbonizzata”, ma siamo consapevoli che passeranno anni prima che questo futuro diventi realtà. Occorre pertanto, nel medio periodo, investire sull’utilizzo del metano e del minerale di ferro preridotto, capace di abbattere drasticamente le emissioni inquinanti per fare in modo che gli anni a venire non siano segnati da dolori e sofferenze che sarebbe stato possibile evitare. Proprio per questo abbiamo ribadito di ritenere inadeguato quanto previsto dal Piano ambientale in vigore per le cokerie, tra le principali fonti inquinanti dello stabilimento, a partire dai tempi di attuazione degli interventi, che risultano oltremodo dilatati rispetto alla vecchia AIA (l’Autorizzazione integrata ambientale del 2012, cioè l’atto che fissa le norme anti-inquinamento che la fabbrica deve rispettare per poter continuare la produzione), e formulato nuovamente le richieste di innovazioni tecnologiche volte a eliminare o ridurre l’utilizzo di coke, di chiusura delle batterie più inquinanti e di rifacimento completo di quelle che resteranno in funzione.
Abbiamo inoltre richiesto che l’azienda ponga mano alle manutenzioni ordinarie e straordinarie degli impianti perché la salute e la sicurezza di chi lavora nell’ex Ilva per noi vanno di pari passo con la salute e la sicurezza dei bambini e dei cittadini di Taranto. In merito sono necessari forti investimenti per abbattere i rischi di incidenti sul lavoro ed evitare incrementi di emissioni connessi al malfunzionamento degli impianti con i conseguenti rischi per la salute, in primis dei lavoratori.
Occorre poi che le bonifiche delle aree interne allo stabilimento siderurgico escano dallo stato di mera evocazione per dispiegarsi invece compiutamente e costituire un pilastro per uno sviluppo slegato dall’industria dell’acciaio.
Le risorse non mancano: ammonta a circa 800 milioni di euro la somma, proveniente dalla transazione del Tribunale di Milano con la famiglia Riva, destinata alla bonifica. Mentre sono 200 i milioni di euro a carico di Arcelor Mittal destinati agli interventi di decontaminazione e bonifica del suolo e delle acque sotterranee. A tutt’oggi però i cittadini di Taranto non conoscono le proposte di intervento poste sotto la responsabilità dei Commissari straordinari. Col suo dossier Legambiente ha chiesto che si proceda rapidamente e che i nuovi commissari forniscano al più presto una informazione puntuale e dettagliata sull’utilizzo delle risorse di cui sono in possesso, unita ad un preciso cronoprogramma degli interventi di bonifica da effettuare.
Chiediamo infine che si proceda rapidamente ad istituire e mettere a disposizione di tutti i cittadini un portale in cui vengano indicati in maniera chiara e di facile lettura, gli interventi previsti, le scadenze, le visite ispettive previste, i risultati e le eventuali prescrizioni, tutti i dati dei monitoraggi, in poche parole tutto quanto è utile per monitorare in ogni momento l’effettivo rispetto degli impegni assunti da Arcelor Mittal e la situazione ambientale interna ed esterna allo stabilimento.
Crediamo che le nostre richieste debbano essere affrontate ed accolte nel riesame dell’autorizzazione integrata ambientale disposta dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa.