Il Consiglio dei Ministri del 31 marzo ha finalmente approvato un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti per la disciplina del traffico crocieristico su Venezia. Fuori le grandi navi dalla laguna, quindi? Non ancora, rimangono questioni cruciali che il governo deve chiarire quanto prima.
Il decreto-legge approvato dal Consiglio dei Ministri del 31 marzo sul traffico crocieristico a Venezia porta finalmente una notizia positiva, che tutti aspettavano da anni: il governo ha deciso di portare fuori dalla laguna di Venezia le grandi navi da crociera. Il decreto indice un concorso (entro 60 giorni dall’approvazione della norma) per “l’elaborazione di proposte ideative e di progetti di fattibilità tecnica ed economica” per la realizzazione di punti di attracco “fuori dalle acque protette della laguna di Venezia”.
Tutto bene dunque? Non tanto. Ci sono diversi punti da chiarire e soprattutto una “variabile tempo” che pesa come un macigno su quanto predispone il decreto.
Infatti, l’unica scadenza del decreto è quella relativa all’indizione del concorso e non si dà alcun termine alla realizzazione dei punti di attracco fuori dalla laguna: tra due anni, tra dieci, tra quindici? Chissà. Ricordiamo che ormai dieci anni fa (2012) – dopo la tragedia dell’Isola del Giglio – fu approvato il decreto Clini-Passera che recitava: “è vietato il transito nel Canale di San Marco e nel Canale della Giudecca delle navi adibite al trasporto di merci e passeggeri superiori a 40.000 tonnellate di stazza lorda”, salvo poi affermare nelle disposizioni transitorie: “Il divieto si applica a partire dalla disponibilità di vie di navigazione praticabili alternative a quelle vietate, come individuate dall’Autorità marittima con proprio provvedimento”. Poiché in dieci anni le “vie di navigazione praticabili alternative” non si sono trovate, non è cambiato nulla e potrebbe succedere anche questa volta qualcosa di analogo.
Si dirà però che il “comitatone” (il comitato tra enti locali e ministeri previsto dalla legge speciale per Venezia) riunitosi il 21 dicembre scorso ha deciso che d’ora in poi le navi passeranno – in laguna – attraverso il cosiddetto “canale dei petroli” che da Malamocco arriva a Marghera: poco meno di 15 km di canale, largo in certi punti fino a 200 metri e con una profondità che nel corso del tempo si è molto ridotta: nel mese di novembre sono iniziati gli scavi (durata prevista, un anno) per riportarla a 12 metri, scavando circa 700mila metri cubi di fanghi (inquinati).
In tempi normali le grandi navi da crociera che arrivano in laguna sono un migliaio. Sempre un migliaio sono le navi commerciali che transitano per il “canale dei petroli”. Un ingorgo pazzesco se dovessero passare per lo stesso canale. Ma fortunatamente questo non dovrebbe succedere perché, per motivi di sicurezza, il passaggio a senso alternato dovrebbe essere l’unica soluzione possibile, con la conseguenza però di un rallentamento enorme del traffico.
Ma ci sono altri problemi importanti. Il “canale dei petroli” dovrebbe essere ulteriormente scavato, perché il pescaggio delle grandi navi è quasi al limite, e le chiglie si avvicinano pericolosamente al fondo del canale. Si tratterebbe di scavare milioni di metri cubi di fanghi inquinati, da trattare e smaltire in seguito. Poi bisognerebbe rimettere le mani ai bacini di evoluzione (dove le navi manovrano per attraccare), allargandoli e non di poco. Infine bisognerebbe adeguare le strutture portuali a Marghera: si tratterebbe di costruire le banchine lungo il canale industriale e il canale Brentella per permettere l’attracco di 4-5 navi da crociera. Si stima una lunghezza di 1 km e 200 metri per ogni banchina. Nel “comitatone” di dicembre è stata resa nota la disponibilità di alcuni terminalisti del traffico container ad accogliere le navi da crociera, ma solo nei periodi di inattività. Analoga disponibilità è emersa anche dagli operatori del Canale Nord, ma solo dal 2022 e con lavori di adeguamento.
Al di là delle critiche delle associazioni ecologiste circa la sostenibilità ambientale di questi lavori, c’è da chiedersi quanto dureranno, se solo per gli scavi del canale appena iniziati si prevede la conclusione tra un anno. Se tutto va bene (poiché non si può bloccare completamente il traffico commerciale per Marghera), alcuni esperti parlano di lavori a scarto ridotto che possono durare fino a 2-3 anni.
L’unica soluzione, come hanno detto 10 anni fa Clini e Passera e ora Giovannini e Franceschini, è lasciare fuori le navi dalla laguna, facendole attraccare fuori dalle bocche di porto. Ma anche in questo caso i più ottimisti dicono che per fare il nuovo terminal ci vogliono 2 anni e mezzo, noi crediamo molti di più. E poi c’è “il concorso di idee” (non ancora progetti esecutivi) che vuole lanciare il governo e che – immaginiamo – durerà molti mesi: ma perché fare questo concorso se c’è già un progetto (Duferco) per portare le navi fuori dalla laguna che ha superato tutte le trafile e la VIA e ha tutte le carte per essere scelto, naturalmente con le necessarie modifiche per renderlo più sostenibile?
Una domanda finale per Franceschini e Giovannini: nei prossimi 2-3 anni (forse di più, e pandemia permettendo) che serviranno ad approntare e sistemare la “soluzione Marghera” (anche solo nei prossimi 12 mesi che serviranno a completare lo scavo del canale) o per fare il terminal fuori dalle bocche di porto, le grandi navi ci passeranno per il canale della Giudecca, sì o no?
Non vorremmo che dopo il 2012 e il 2021 ci fosse nel 2030 un altro virtuale divieto e con l’ennesimo concorso di idee.