I margini per fronteggiare una nuova crisi ci sono, ha detto Scholz, perché la Germania ha ridotto il debito/Pil sotto il 60% in questi dieci anni di crescita
È scattato infine l’allarme ultrarosso in una Germania che barcolla sull’orlo della recessione. Per la prima volta il ministro delle Finanze Olaf Scholz ha dichiarato di essere disponibile ad allargare i cordoni della borsa e aumentare la spesa pubblica, con interventi extra fino a 50 miliardi di euro cioè pari a quanto è costata alla Germania la Grande Recessione dieci anni fa. I margini per fronteggiare una nuova crisi ci sono, ha detto Scholz, perché la Germania ha ridotto il debito/Pil sotto il 60% in questi dieci anni di crescita.
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La crisi economia è alle porte, stando alla Bundesbank: la banca centrale tedesca, nel suo bollettino mensile pubblicato oggi, ha pronosticato che «anche nel trimestre in corso, l’attività economica potrebbe diminuire leggermente». Il Pil tedesco si è già contratto dello 0,1% nel secondo trimestre dell’anno e se le previsioni della Buba dovessero essere confermate, con una lieve contrazione nel terzo trimestre la Germania sarebbe ufficialmente in recessione tecnica.
Il ministro socialdemocratico Olaf Scholz, che fino a qualche giorno fa si ostinava a non sentire aria di crisi, ha infine dovuto cedere di fronte all’evidenza dei numeri e soprattutto alla pressione che sta montando non soltanto dal suo partito Spd ma anche da alcune correnti della Cdu e da esponenti di spicco del mondo politico e accademico in Germania e non solo. Le elezioni in arrivo il primo settembre in Sassonia e Brandeburgo, due regioni nella ex-Germania dell’Est che è più povera e dove la crisi economica è più grave, sono un altro motivo per fare concessioni governative in questo momento.