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Fermiamo il riarmo

Parte la mobilitazione delle reti pacifiste con la campagna “Ferma il riarmo”.Non si può aspettare oltre: l’azione per la pace e contro il riarmo è oggi più che mai impellente. L’Europa o è di pace o non è: non serve una nuova fortezza militare, una nuova alleanza armata fino ai denti, ma una sicurezza comune.

L’escalation del riarmo, spinto dalle guerre e dall’assenza di politiche di pace, sta portando molti paesi, e tra questi quelli europei, su una strada pericolosa e piena di incertezze sul nostro futuro. Il riarmo non può che alimentare il rischio di nuove guerre e mette a repentaglio le risorse per quello di cui ci sarebbe bisogno: il lavoro, la transizione ecologica, il welfare, la sanità e l’istruzione. 

Il piano Draghi di qualche mese fa (ossia: la spesa per la difesa come uno dei tre asset per rilanciare la competitività europea) ha anticipato l’annuncio della Ursula von der Leyen della mobilitazione “fino a 800 miliardi di euro” in quattro anni per riarmare l’Europa (ReArm Europe). Si tratta di un annuncio di  cui non si conoscono i dettagli. Si sa che ci saranno 150 miliardi del fondo SAFE (Security Action for Europe) messi a disposizione degli Stati membri: si tratta di prestiti a lungo termine finanziati dalla Commissione europea con l’emissione di titoli, dunque facendo in sostanza debito, finalizzati agli investimenti nel settore della Difesa. Gli altri 650 miliardi dovrebbero essere spesi direttamente dagli Stati attingendo dai propri bilanci: si ipotizza di scomputare questi investimenti dal calcolo del rapporto deficit-PIL previsto dal nuovo Patto di Stabilità europeo. In sostanza quello che a più voci veniva richiesto, cioè fare debito per rilanciare l’economia o anche scomputare gli investimenti pubblici dal calcolo deficit-PIL, viene messo in essere, ma esclusivamente per la spesa militare, mentre restano al palo il Green Deal, il lavoro, il welfare.

In Italia l’ultima legge di bilancio ha aumentato la spesa militare del 12% e già si prevede di spendere quasi 40 miliardi per i sistemi d’arma nei prossimi tre anni. Se – come anticipato da diverse fonti di governo vicine al ministero della Difesa – si volesse arrivare al 2,5% delle spese per la difesa in rapporto al PIL, bisognerebbe trovare almeno 20 miliardi di euro in più. E, vista l’ultima legge di bilancio, i soldi non ci sono (a meno di non tagliare la sanità e l’istruzione): si fa già fatica a trovare le risorse per confermare i provvedimenti di varia natura delle leggi di bilancio precedenti. Diverso è il caso di altri paesi – come la Germania – dove gli impegni a spendere centinaia di miliardi per il riarmo possono essere forniti dallo sforamento del debito pubblico, che è assai più basso di quello italiano: 63% rispetto al 135% del nostro paese. Preoccupano le posizioni di alcuni ministri del nostro governo, come Adolfo Urso a capo del Mimit, che ha invitato il settore dell’automotive, dopo che contro la cui crisi nulla ha fatto, a riconvertirsi verso la Difesa: dalle automobili ai cingolati.

Ecco perché le principali reti pacifiste italiane hanno lanciato – Sbilanciamoci!, Rete Pace e Disarmo, Fondazione Perugia Assisi – hanno lanciato la campagna “Ferma il riarmo” (www.fermailriarmo.it) per dire basta a questa pericolosissima escalation di guerra. Vengono formulate proposte specifiche, avanzate concrete richieste per il disarmo che hanno alla base la necessità di politiche di pace: prevenzione dei conflitti violenti, rafforzamento del ruolo delle Nazioni Unite, azione diplomatica, costruzione di una sicurezza comune e condivisa. Il 3 aprile avremo un incontro on line per organizzarci con i gruppi di tutto il paese e dal 10 aprile al 10 maggio – nell’ambito delle giornate  globali contro la spesa militare – lanceremo un mese di mobilitazione con centinaia di iniziative in tutta Italia, per partecipare poi il 9-10 maggio all’assemblea a Roma promossa dalla Perugia-Assisi e nello stesso tempo partecipando alla campagna europea che si sta costruendo in queste ore contro ReArm Europe.

Non si può aspettare oltre: l’azione per la pace e contro il riarmo è oggi più che mai impellente. L’Europa o è di pace o non è: non serve una nuova fortezza militare, ma un attore internazionale capace di costruire non una nuova alleanza militare o di riarmarsi fino ai denti, ma una sicurezza comune e condivisa, fondata sul disarmo e sulla cooperazione internazionale tra gli Stati.