Per chi cala la benzina/Solo un terzo delle famiglie chiede il sostegno per pagare acqua e luce. Troppa burocrazia
I dati sul disagio sociale e la povertà in Italia parlano chiaro. Il 29.2 per cento della popolazione è, secondo l’Istat, a rischio di povertà ed esclusione sociale con un disagio rilevante per gli anziani soli, le famiglie monoreddito, e quelle con almeno tre minori. Per queste famiglie è difficile potersi assicurare un pasto adeguato ogni due giorni, riscaldare adeguatamente l’abitazione e pagare le bollette di energia e gas. Quasi due milioni di famiglie, per un totale di circa 5 milioni di persone, risultano in condizioni di povertà assoluta, e 3 milioni e mezzo di famiglie, pari a quasi 10 milioni di individui, in povertà relativa. Eppure in questo quadro allarmante qualcosa si muove, anche se lentamente e con contraddizioni: l’aiuto alle famiglie attraverso i bonus per l’energia elettrica e il gas ci sono, ma non decollano. E non per mancanza di fondi stanziati, ma per mancanza di richieste. Sarebbero difatti secondo l’Authority dell’energia e del gas quasi 5 milioni le famiglie bisognose che ne hanno diritto (2,9 milioni le famiglie potenzialmente interessate dal bonus l’elettricità e 2,3 milioni quelle che potrebbero ottenerlo per il gas). Tuttavia, questo diritto non è esercitato e solo un terzo delle famiglie riceve il bonus per l’elettricità e poco più di un quarto per il gas. Il mancato successo del bonus è determinato dai soliti problemi endemici delle nostre amministrazioni: una procedura di richiesta ed erogazione dei bonus estremamente farraginosa che vede operare insieme soggetti pubblici e privati, i Comuni, i Caf, le Asl, i distributori di energia elettrica e gas, i venditori, le Poste italiane e l’Inps. Da cui risulta un incidenza complessiva del costo di gestione pari al 7% del bonus complessivamente erogato sul periodo 2008-2012, e un valore dei bonus distribuiti alle famiglie di poco superiore al 50% del miliardo di euro accantonati (poco più di 376 milioni per l’elettricità e poco più di 178 milioni per il gas.)
Come superare questa en passe? L’associazione Bruno Trentin, centro studi della CGIL, ha qualche idea in proposito e l’ha presentata in un dossier sulla Povertà Energetica: il primo passo è semplificare le procedure per rendere più snello il processo di richiesta dei bonus, ridurre i costi di gestione, semplificando l’iter amministrativo, e allargare la platea dei beneficiari. L’associazione Bruno Trentin condivide questo punto di vista con l’Authority la quale ha rilevato come il numero delle famiglie potenzialmente beneficiarie dei bonus è comunque inferiore a quello delle famiglie identificate dall’Istat come a rischio di povertà, e di poco inferiore a quello delle famiglie che nel 2013 versavano in condizioni di povertà assoluta.
Ma quali sono le azioni correttive proposte dal centro studi CGIL? Nel rapporto si chiede di semplificare la complessità della procedura di domanda, e di rivedere le fasce ISEE di reddito istituendo un’ulteriore fascia da 7.500 a 10.000 euro, con uno sconto differenziato rispetto alla prima fascia, e istituendo un meccanismo di rivalutazione automatica annuale delle soglie minime applicabili. E’ ipotizzato il coordinamento accentrato delle procedure attribuendo la responsabilità all’Acquirente Unico, ossia all’organo pubblico che acquista all’ingrosso l’elettricità per chi ha contratti di maggior tutela. Si fa inoltre l’ipotesi di aumentare fino a 3 volte il costo del finanziamento in bolletta, senza eccessivo aggravio per l’utente medio, che dovrebbe sostenere sull’intero anno una spesa non superiore ai 2 euro per l’elettricità, e a 5 euro per il gas. Non ultimo, l’estensione del bonus anche alle utenze che impiegano gas diversi da quello naturale, distribuito sulle reti urbane e gli utenti del servizio di teleriscaldamento; e infine, supportata in ciò anche dall’Authority, il calcolo del bonus al lordo delle imposte, invece che al netto come accade ora, consentendo una rivalutazione dell’ammontare del bonus del + 15% per la bolletta elettrica e del + 30% per il bonus del gas. Insomma, una serie di interventi strutturali che consentirebbero di razionalizzare e accrescere l’efficienza del sistema bonus, aiutando milioni di famiglie in condizioni di crescente disagio economico e sociale.