Il DEF appena approvato in Consiglio dei Ministri certifica una situazione economica molto grave per l’Italia. Mentre le nubi si addensano all’orizzonte e minacciano tempesta, il Governo appare incapace di fronteggiare la crisi e, anzi, subalterno alle lobby dell’industria bellica e del nucleare.
Abbiamo vissuto mesi di nubi all’orizzonte, con un’economia nazionale che non va e problemi sociali irrisolti, in un contesto internazionale caratterizzato prima dall’emergenza della pandemia e poi dalla guerra in Ucraina. L’arrivo di Trump, a gennaio 2025, ha accelerato il tutto con l’avvio di una guerra commerciale sui dazi dagli esiti incerti. Dopo averli annunciati (quelli verso l’Europa), il presidente statunitense li ha sospesi per 90 giorni.
Ora, in Italia, il Documento di Economia e Finanza (DEF), approvato in Consiglio dei ministri il 9 aprile, e i dati ISTAT del 10 aprile sulla produzione industriale ci restituiscono una fotografia drammatica della nostra situazione economica. ISTAT ci dice che da più di due anni la nostra produzione industriale scende e – con un’altra rilevazione – che la povertà assoluta nel Paese è cresciuta. Il DEF dimezza le previsioni della nostra crescita per quest’anno dall’1,2% allo 0,6%. E può solo peggiorare. Dopo le nubi rischia di arrivare il temporale, con una probabile recessione e un’instabilità finanziaria che può trascinarci verso l’imponderabile.
A questo va aggiunto che la pressione fiscale nel nostro Paese è cresciuta ancora (e non sui ricchi e i grandi patrimoni, ma sui lavoratori dipendenti): è sempre l’ISTAT a rilevare che nel primo trimestre di quest’anno ha addirittura superato il 50%. L’Italia continua a non avere una politica industriale e definanzia la sanità pubblica, la ricerca e l’università. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso niente ha fatto per il mondo dell’automotive sempre più in crisi (e non per colpa della transizione ecologica), al contrario ha ridotto i fondi per il sostegno al settore.
Urso ha inoltre proposto la riconversione dell’automotive in produzione militare, mostrando scarsa cognizione. I volumi, gli occupati, le tecnologie: si tratta di scale e numeri incomparabili. Al contempo, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin propone di realizzare piccoli impianti nucleari nelle fabbriche: anche in questo caso siamo in un mondo che non c’è. Noi ovviamente ci opponiamo al militare e al nucleare: si tratta di prospettive insostenibili che ci portano alla guerra e alla rovina del pianeta. Il governo Meloni dimostra così tutta la sua miopia e subalternità alle lobby dell’industria bellica e del nucleare. E anche l’Europa rischia di portarci sulla strada sbagliata, passando dal Green Deal al War Deal.
Nel DEF, del resto, c’è solo la fotografia della grave situazione in cui ci troviamo: non si fa cenno alle politiche e ai programmi da attuare per uscirne. A settembre-ottobre, in occasione della prossima Legge di Bilancio, vedremo quanto e come il governo vorrà aumentare le spese militari (come richiesto dalla NATO e dalla Commissione europea) e cosa vorrà fare di fronte a una situazione in cui continuano a diminuire il potere d’acquisto dei salari e a crescere la povertà e il disagio sociale. Ma le nubi all’orizzonte sono cariche di cattivi presagi, che questo governo sottovaluta e non sembra capace di fronteggiare.