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Dopo le elezioni europee

L’Ue è attraversata dal vento nazionalista e di ultra destra. Che fare? Rilanciare la mobilitazione per l’Europa che vogliamo: sociale, democratica, federale con un nuovo modello di sviluppo, sostenibile e di qualità, con la riconversione ecologica dell’economia, che non lasci indietro nessuno. Cercando di mettere insieme una coalizione sociale e politica ampia.

I risultati elettorali delle elezioni europee dell’8 e 9 giugno ci consegnano un’Europa sempre di più attraversata dal vento del nazionalismo e della destra. Questo ha implicazioni serie per i due paesi portanti del processo europeo: la Francia e la Germania. Nel primo paese, la destra xenofoba ha superato il 32% e in Germania i neonazisti dell’AFD sono il secondo partito, superando l’SPD. E sono il primo partito nella vecchia Germania dell’Est.

Le ragioni sono diverse: la globalizzazione neoliberista ha alimentato quei fenomeni (povertà, emarginazione, ecc.) che sono stati sfruttati dalla destra per cavalcare il malcontento degli esclusi e dei minacciati dal nuovo ordine economico. La paura (sociale ed economica) è stata il carburante della vittoria elettorale della destra. La sinistra, negli ultimi 30 anni, si è arresa alla globalizzazione neoliberista, limitandosi a “umanizzarla” e a temperarla, rinunciando a rappresentare i ceti popolari. Infine la democrazia si è impoverita a tal punto da non rappresentare quasi nulla per le classi popolari: il populismo e la “capocrazia” si sono imposte e la democrazia del gradimento e dei like ha prevalso sulla democrazia della partecipazione. La semplificazione delle risposte ha prevalso sulla complessità dei problemi.

Non c’è stato il collasso completo. La Commissione europea avrà comunque una governance non egemonizzata dalla destra, ma – fortunatamente – da popolari e socialisti, che dovranno comunque includere nuove forze più moderate e tenere conto dei nuovi equilibri. Non ci aspettiamo svolte, anzi.

Le minacce cui siamo davanti sono enormi, con la guerra estesa dall’Ucraina a tutto il continente e l’aumento delle spese militari, il rallentamento delle politiche per la transizione ecologica, il ritorno di politiche di austerità e restrittive con il nuovo patto di stabilità, le miopi politiche securitarie di fronte all’incremento dei flussi migratori, la possibile elezione di Trump alle porte, che aprirebbe scenari devastanti anche per l’Europa.

Che fare? Continuare e rilanciare le lotte e la mobilitazione per l’Europa che vogliamo: sociale, democratica, federale con un nuovo modello di sviluppo sostenibile e di qualità, con la riconversione ecologica dell’economia, che non lasci indietro nessuno. L’Euromemorandum (composto da un gruppo di economisti e ricercatori europei) che abbiamo pubblicato sul nostro sito indica alcune politiche da seguire e che andrebbero sostenute da una coalizione sociale e politica ampia: sindacati, movimenti, forze politiche capaci di costruire un’alternativa alle destre e al nazionalismo in Europa.