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Diritto al cibo: è il momento di agire

Land grabbing, volatilità dei prezzi alimentari, investimenti in agricoltura: in vista della riunione a Roma del Comitato sulla sicurezza alimentare, sale la voce dei produttori e della società civile

Dal 10 al 22 ottobre il Comitato mondiale sulla Sicurezza alimentare (Cfs) si riunirà a Roma presso la Fao per prendere delle decisioni rispetto a tematiche scottanti che hanno un forte impatto sul diritto al cibo della popolazione mondiale: land grabbing, volatilità dei prezzi alimentari, investimenti in agricoltura. Le organizzazioni dei piccoli produttori e la società civile saranno attori sostanziali in questo contesto, sia nelle sale di riunione che all’esterno

Questo articolo spiega cos’è il Cfs e perché è così importante. Per ulteriori informazioni sul calendario degli eventi attorno al Cfs e alla Giornata mondiale della Sovranità alimentare (16 ottobre), visitate il sito www.cisaonline.org. Per la versione integrale di questo articolo: www.europafrica.info

Il momento sembra propizio per gli attivisti del cibo. Tre ingredienti fondamentali atti a capovolgere il sistema alimentare mondiale procedono di pari passo: vivaci movimenti del cibo in tutto il mondo, crepe nella “saggezza” dominante – controllata dalle industrie dell’agro-alimentare – su come garantire al meglio il cibo per tutti, e un nuovo e allettante spazio globale per la presa di decisioni sulle questioni alimentari.

Un numero sempre crescente di persone si sta mobilitando per riottenere il controllo sulla propria alimentazione. I sistemi alimentari locali erano parte integrante del tessuto della società fino a trent’anni fa, quando la globalizzazione e la liberalizzazione hanno permesso alle corporazioni agroalimentari di impossessarsi del controllo di ciò che coltiviamo e ciò che mangiamo. Oggi a livello locale in ogni parte del mondo emergono ricche e robuste alternative al sistema alimentare industriale.

I forum della società civile organizzati parallelamente ai Vertici mondiali sull’Alimentazione tenuti dalla Fao nel 1996 e nel 2002 hanno stimolato la creazione di una rete globale di movimenti sociali intorno al cibo. Il principio della sovranità alimentare è stato introdotto da La Via Campesina durante il forum del 1996. Nel 2002 è diventato il grido di battaglia dell’assemblea e il forum incaricò il Comitato internazionale di pianificazione per la Sovranità alimentare (Ipc) di portare avanti la sua agenda (www.foodsovereignty.org). Da allora, il movimento per la sovranità alimentare continua a diffondersi.

Contemporaneamente, si allargano crepe nel sistema globale dominante al quale si oppongono i movimenti popolari. Dalla fine del 2007, la crisi dei prezzi e le agitazioni cittadine hanno svelato il fallimento delle strategie di sicurezza alimentare attuate fino a oggi. I consigli politici che hanno trasformato l’Africa, in un decennio, da esportatrice a importatrice di alimenti sono stati spodestati ed è stata riconosciuta la necessità di sostenere i piccoli produttori. Nello stesso tempo, il cambiamento climatico e la crisi energetica hanno evidenziato l’insostenibilità di un sistema alimentare fondato sull’uso intensivo di prodotti chimici e petroliferi. I crescenti problemi legati all’obesità e all’insicurezza degli alimenti industriali, poi, mostrano che il malfunzionamento del sistema alimentare pesa anche sui paesi del nord. Le riflessioni scatenate dalle crisi hanno condotto all’apertura nei confronti di idee considerate ridicole o inaccettabili durante il regno indiscusso del paradigma del neo-liberalismo e della rivoluzione verde.

Infine, per la prima volta nella storia, la comunità internazionale ha istituito un forum politico globale sulle questioni alimentari dove i movimenti popolari possono difendere le proprie proposte. Ciò potrebbe apparire distante dall’azione locale ma è di fondamentale importanza, poiché molti fattori che incidono sui sistemi alimentari sfuggono al controllo non solo delle comunità ma addirittura dei governi. È questo il motivo che ha spinto i movimenti sociali rurali a partecipare ai Vertici mondiali sull’Alimentazione. L’Ipc ha investito energie considerevoli nell’apertura di spazi politici globali. A partire dal 2003, ha facilitato la partecipazione di oltre 2.000 rappresentanti dei piccoli produttori in quei forum politici, dove essi non avevano mai avuto accesso, sostenendo il diritto all’alimentazione, alla sovranità alimentare e all’agro-ecologia come alternativa al libero scambio e alla rivoluzione verde.2. Questa esperienza quasi decennale è stata sfruttata prontamente dai movimenti per la sovranità alimentare quando la crisi alimentare ha occupato le prime pagine dei giornali alla fine del 2007 creando un momento di opportunità politica.

La crisi dei prezzi alimentari ha rivelato un vuoto nella politica globale. In assenza di un forum autorevole per la discussione delle questioni alimentari, le decisioni in questo campo così fondamentale erano state prese dal Wto e dalla Banca mondiale, per i quali la sicurezza alimentare non rientra certo tra le finalità principali, dal G8 e dal G20, dalle corporazioni agroalimentari transnazionali e dagli speculatori finanziari liberi da qualsiasi controllo politico. Allo scoppio della crisi è emersa una netta divisione su come riempire il gap di governance. La proposta più audace e radicale è stata quella di trasformare il Comitato sulla Sicurezza alimentare (Cfs) della Fao da inefficace sede di chiacchiere a un forum autorevole e inclusivo nell’ambito delle Nazioni Unite. Il processo di riforma si è aperto a tutti gli stakeholders, e le organizzazioni dei piccoli produttori hanno dato un contributo fondamentale. Il documento finale di riforma adottato nell’ottobre del 2009 include punti sostanziali che la società civile ha difeso strenuamente dagli attacchi di alcuni governi intenzionati a mantenere il nuovo comitato il più innocuo possibile. Il Cfs è definito come “la principale e inclusiva piattaforma internazionale e intergovernativa” per la sicurezza alimentare con la missione di difendere il diritto al cibo della popolazione mondiale. Le organizzazioni della società civile – soprattutto i piccoli produttori – sono autorizzate a intervenire nel dibattito sullo stesso piano dei governi e hanno il diritto di organizzarsi in totale autonomia per interagire con il Cfs. Esso, poi, ha il potere di prendere decisioni sulle questioni chiave inerenti le politiche alimentari e di chiederne conto ai governi e agli altri attori.

L’agenda della prima sessione del nuovo Cfs, nell’ottobre 2010, includeva punti di policy controversi. Tra questi, la volatilità dei prezzi alimentari. I sostenitori del libero scambio hanno tentato di limitare il dibattito a misure che ne attenuassero l’impatto sugli strati deboli della popolazione. I delegati della società civile e i governi alleati, invece, si sono battuti per trovare delle soluzioni alle cause della volatilità, inclusa la speculazione finanziaria. Questi ultimi hanno avuto la meglio. Nella prossima sessione del Cfs, dal 17 al 22 ottobre 2011, si chiederà l’adozione di un’ampia e dettagliata proposta e il movimento per la sovranità alimentare porterà le sue idee circa la limitazione della speculazione, la regolazione dei mercati e la garanzia di prezzi remunerativi per i piccoli produttori.

Un’altra questione esplosiva riguardava l’oltraggioso fenomeno del “land grabbing”. Anche in questo caso si è verificato lo scontro tra le due posizioni. Alcune potenze del G8 e la Banca mondiale sostenevano che l’aumento degli investimenti stranieri su vasta scala nell’agricoltura dei Pvs, inclusa l’acquisizione dei terreni, andava accolto come contributo alla soluzione della crisi stimolando l’economia. Il movimento per la sovranità alimentare, invece, denunciando il land grabbing, caldeggiava l’adozione di Linee guida sull’accesso alla terra che potessero difendere il diritto dei piccoli produttori alle risorse da cui essi traggono il loro sostentamento. La decisione finale è andata in favore dei movimenti sociali e della società civile: le Linea giuda saranno negoziate e presentate alla prossima sessione del Cfs per l’adozione da parte dei governi membri. Inoltre, il movimento per la sovranità alimentare sosterrà una moratoria sul land grabbing come richiesto ne “l’Appello di Dakar”, lanciato nel febbraio 2011 durante il Forum sociale mondiale (Fsm).

Non è certo il momento di indulgere al compiacimento. Le corporazioni multinazionali che controllano il sistema alimentare globale sono pronte a sfruttare a proprio vantaggio qualsiasi crisi si prospetti dietro l’angolo. Ma abbiamo un’eccezionale opportunità politica in mano. Vi sono crepe nella corazza paradigmatica dominante, i movimenti popolari per la sovranità alimentare sono più forti che mai, e c’è un nuovo forum globale a cui possono portare le loro proposte. Le organizzazioni di piccoli produttori e della società civile hanno giocato un ruolo decisivo nell’apertura di questo spazio. Adesso è il momento di sfruttarlo, a nostro vantaggio!3

nora.mckeon@fastwebnet.it

1 L’articolo è in corso di pubblicazione come capitolo di Food Movements Unite!, Eric Holt-Gimenez, Ed., Food First Books, Oakland. 2011.

2 Si veda McKeon (2009: 50-120), McKeon e Kalafatic (2009: 17-18); www.foodsovereignty.org.

3 Per scoprire come partecipare, ovunque ti trovi, vedi http://cso4cfs.org.