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Covid-19 e trasparenza di bilancio

Le misure economiche e sociali “d’emergenza” per far fronte alla pandemia emanate dal governo in queste settimane devono essere valutate anche alla luce della trasparenza delle scelte di bilancio. I risultati dell’Italia nell’ultimo Open Budget Survey sono un campanello d’allarme sulla carenza di partecipazione e controllo pubblico.

Negli ultimi mesi il nostro governo ha messo mano a molte misure per fronteggiare le conseguenze sanitarie, economiche e sociali dell’emergenza Covid-19. Sono stati fatti diversi DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) principalmente sull’emergenza sanitaria e decreti legge sugli aspetti economici e sociali. Sull’uso reiterato dei DPCM ci sono stati dubbi e critiche per il merito e l’importanza delle questioni che avrebbero richiesto subito il passaggio legislativo.

Il DEF (Documento di Economia e Finanza) approvato solo pochi giorni fa ha sistematizzato il calcolo dell’impatto di queste misure contro l’emergenza Covid-19 sui conti pubblici di quest’anno e ha formulato le previsioni macro-economiche per i prossimi anni. Il Documento contiene importanti informazioni per avere un quadro complessivo della situazione economica e sociale nel nostro paese alle prese con la pandemia.

È utile inoltre collocare la valutazione di queste misure “d’emergenza” dentro la cornice più complessiva della trasparenza delle scelte economiche e di bilancio. Proprio in queste ore è stato pubblicato l’Open Budget Survey 2019 (OBS), autorevole rapporto mondiale indipendente che si fa ogni due anni in 117 paesi, tra cui l’Italia. Il nostro paese non ne esce male nella classifica specifica che riguarda il controllo e la trasparenza del bilancio dello Stato.

Per quanto riguarda il controllo, ci informa l’OBS, l’Italia fa bene soprattutto grazie al ruolo della Corte dei Conti, che esercita un ruolo puntuale e approfondito sui conti pubblici. Sul fronte della trasparenza, le più recenti riforme delle Leggi di Bilancio (da ultimo quella del 2016) hanno migliorato molto la comprensibilità delle norme proposte. Gli Uffici studi di Camera e Senato e l’Ufficio Parlamentare del Bilancio hanno contribuito molto in questa direzione.

Tuttavia, i risultati positivi ottenuti su trasparenza e controllo di bilancio vanno collocati nel quadro di un processo legislativo purtroppo distorto, in cui l’uso spropositato della decretazione d’urgenza e del ricorso alla fiducia ha messo progressivamente in ombra il ruolo del parlamento e del processo legislativo ordinario. La crescente sudditanza avvenuta in questi anni delle assemblee legislative al potere esecutivo è del resto questione non solo italiana.

Secondo l’OBS, l’Italia consegue inoltre risultati molto negativi, se non disastrosi, sul fronte della partecipazione al processo di bilancio. Il cosiddetto Citizens Budget – che esiste in altri paesi e rappresenta uno strumento di lettura semplificata del bilancio dello Stato – da noi è un documento inservibile.

Il coinvolgimento delle organizzazioni sociali, dei corpi intermedi, della società civile, della cittadinanza attiva nella formazione del bilancio e di molte importanti misure economiche e sociali è quasi nullo, al massimo superficiale, di facciata. Su un tema così importante come il bilancio dello Stato c’è una separazione tra istituzioni e società civile. D’altronde, prima i governi di centro-destra e poi il governo Renzi hanno teorizzato e praticato la disintermediazione, lo scioglimento da ogni obbligo di dialogo con i corpi intermedi.

Tornando al Covid-19, l’indagine OBS – che è stata realizzata prima dello scoppio dell’emergenza – ci illumina sulla necessità di costruire e allargare procedure autentiche di dialogo, di consultazione e di partecipazione alle scelte da fare in occasioni così cruciali. Soprattutto in momenti come quello che stiamo attraversando, il coinvolgimento della società civile e la legittimazione democratica non devono essere messi da parte come inutili orpelli.

Il meccanismo – ora del tutto rituale – della consultazione episodica con le parti sociali va radicalmente riformato. Così come va rivista la modalità di svolgimento e selezione degli interlocutori delle audizioni delle commissioni parlamentari per i provvedimenti economici e sociali importanti. Anche le consultazioni online su alcune proposte di legge, avviate negli ultimi anni dalla Presidenza del Consiglio, sono – se fatte così – sostanzialmente inutili.