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Come salvare il Recovery Plan dagli errori della prima fase

Il nuovo governo guidato da Mario Draghi dovrà subito impegnarsi nella finalizzazione del Recovery Plan italiano: tutti gli errori da evitare (e ciò che bisognerebbe fare). Dal sito del quotidiano “Domani”.

Errare è umano, perseverare sarebbe diabolico. Mi riferisco al Piano Ripresa e Resilienza a cui da alcune ore, ne sono certo, il nuovo governo ha preso a dedicare il proprio impegno, assieme all’incremento dell’offerta di vaccini e al contrasto delle crisi aziendali e delle loro conseguenze sociali.

Diabolico sarebbe attribuire a singole persone gli errori commessi dal luglio 2020 nella costruzione del Piano, ignorando che la responsabilità è di una cattiva cultura dell’intervento pubblico che sopravvive alle persone. Diabolico sarebbe illudersi e illudere che la soluzione stia nel sostituire tecnici ad altri tecnici senza cambiare il metodo.

Diabolico sarebbe tornare a chiudersi nelle “stanze delle decisioni” senza invece promuovere il confronto dei saperi: quelli dei centri di competenza dello Stato fra di loro e con i saperi espressi dalla società organizzata.

Per generare informazione, per cogliere aspirazioni e soluzioni che sfuggono a una pianificazione statalista, per non compiere ennesime scelte tecniche che dimenticano l’urgenza del contrasto alle disuguaglianze.

Come ha scritto il direttore Stefano Feltri, gli errori commessi insegnano che il Piano deve evolversi definitivamente da sommatoria di progetti a strategia-paese. Insegnano, aggiungo, che bisogna occuparsi non solo del menù, ma anche della cucina, dove i piatti prendono forma.

E ricordano che l’essenza di una strategia sta nel combinare una visione emozionante e risultati attesi misurabili: solo così milioni di persone che stanno ricostruendo i propri progetti di vita in condizioni di grande incertezza possono trovare nel Piano alcune certezze attorno a cui sedimentare decisioni. Come i pali su cui è stata costruita Venezia.

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