Contromisure/Un Piano per il benessere sociale, reddito minimo garantito, investimenti nell’edilizia pubblica e nei beni comuni. Come si può scrivere una legge di Stabilità alternativa, rispettando il Fiscal Compact e mirando la spesa pubblica verso un modello diverso di società e di economia
Il prelievo fiscale non va ridotto, perché ciò si tradurrebbe necessariamente in minori servizi pubblici, ma va operata una grande, duplice, redistribuzione dell’imposizione: dai poveri ai ricchi e dal lavoro a patrimoni e rendita. È questa la chiave di volta delle proposte fiscali di Sbilanciamoci!. Non dobbiamo cadere nell’illusione che basti genericamente ridurre gli sprechi e combattere l’evasione per migliorare i servizi pubblici e contemporaneamente ridurre le imposte. Ma il carico fiscale deve essere redistribuito, perché pesa ormai in maniera insostenibile su lavoro e ceti medio-bassi, mentre i ricchi e le rendite hanno beneficiato di riduzioni di aliquote e regimi separati, quando non, addirittura, dell’opportunità di scegliersi residenze fiscali di comodo.
Eppure l’articolo 53 della Costituzione dà indicazioni chiare: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva »; «il sistema tributario è informato a criteri di progressività ». Ma la Costituzione sembra lettera morta. Di fatto, si continuano a perseguire forme di imposizione separata e proporzionale, anziché comprensiva di tutte le fonti di reddito e progressiva. Lo stesso vale per il patrimonio: anche quando è tassato, ricchi e poveri pagano quasi sempre aliquote uguali. La tassazione dei consumi poi, sulla quale si è andato scaricando sempre più l’aumento dell’imposizione negli ultimi anni, è regressiva.
Sbilanciamoci! ritiene che la giustizia fiscale vada perseguita a partire dai principi costituzionali di capacità contributiva e progressività. È necessario muoversi in almeno quattro direzioni. Va ricostruita la capacità contributiva complessiva dei soggetti, invertito il processo di erosione della base imponibile Irpef e riportate al suo interno tutte le fonti di reddito attualmente escluse.
Bisogna ridare progressività alla struttura delle aliquote Irpef, appiattita negli scorsi decenni. È poi necessario affiancare all’imposta sul reddito un’imposta non proporzionale, bensì progressiva, sulla ricchezza, che incida sul patrimonio dei singoli contribuenti; in tale contesto, va reintrodotta una vera tassazione di successioni e donazioni. Infine, vanno contrastate non solo l’evasione, ma anche l’elusione fiscale e la speculazione finanziaria, anche rilanciando le varie iniziative promosse nelle sedi internazionali nell’immediato dopocrisi, che hanno perduto slancio e incisività. In questo quadro, come detto, le proposte fiscali di Sbilanciamoci! per il 2015 mettono al centro non la riduzione, bensì la redistribuzione del prelievo. Per quanto riguarda l’Irpef, si prevede la riduzione di un punto delle aliquote sui primi due scaglioni, l’aumento di tre punti delle aliquote sul IV e sul V scaglione e la creazione di un VI scaglione, oltre 100 mila euro, con aliquota al 50 per cento. Inoltre, si propone l’aumento di 100 euro delle detrazioni Irpef su redditi da lavoro e pensioni, mentre verrebbero aboliti il regime di tassazione separata per le rendite finanziarie (attualmente al 26 per cento) e la cedolare secca sugli affitti a canone libero (oggi al 21 per cento), con assoggettamento di questi redditi all’Irpef. Per quanto riguarda l’Iva, si inverte la tendenza all’aumento, riportando l’aliquota base dal 22 per cento al 21 per cento. Per quanto riguarda la tassazione del patrimonio, si prevede da un lato l’introduzione di un’imposta patrimoniale con aliquote progressive, che nella componente immobiliare operi una redistribuzione a parità di gettito (sostanzialmente esentando i ceti bassi), mentre nella componente finanziaria generi entrate aggiuntive per quattro miliardi (due dalle famiglie e altrettanti dalle imprese); dall’altro lato, la franchigia sulla tassa di successione verrebbe ridotta a 100 mila euro con, anche in questo caso, aliquote di tassazione crescenti con la ricchezza.
Gli interventi su Irpef e Iva proposti costerebbero rispettivamente 0,9 e quattro miliardi, mentre la tassazione di patrimoni e successioni genererebbe equivalenti entrate aggiuntive. Complessivamente, la manovra fiscale delineata avrebbe dunque effetti neutrali, ma si realizzerebbe l’obiettivo di un’importante redistribuzione del prelievo dai poveri ai ricchi e dal lavoro alla rendita. Altre specifiche misure settoriali, fra cui una tassazione aggiuntiva sui capitali già scudati (5 miliardi), la revoca del condono sui concessionari di videogiochi (2,1 miliardi), il rafforzamento della tassa sulle transazioni finanziarie (0,8 miliardi) genererebbero poi risorse aggiuntive impiegate per finanziare gli interventi.