Negli ultimi 12 anni circa 14 mila dottori di ricerca hanno abbandonato l’Italia per lavorare all’estero. Un problema che riguarda tutte le professioni qualificate: tra il 2016 e il 2017 il paese ha perso 28 mila laureati, al netto dei rimpatri. La radiografia del fenomeno in una ricerca su Affari Sociali.
L’emigrazione dei ricercatori italiani verso i paesi più avanzati è diventata un fenomeno permanente e di massa. Una ricerca promossa dal Joint Research Center della Commissione europea, utilizzando i dati della rilevazione europea MORE3 sulla mobilità dei ricercatori italiani, assieme a quelli delle più importanti fonti pubbliche, ha analizzato il fenomeno della mobilità forzata dei ricercatori italiani e delle sue determinanti. Le storie dei migranti ad alta intensità di conoscenza raccontano la soddisfazione per il lavoro svolto all’estero e la difficoltà di un eventuale ritorno in Italia per la mancanza di prospettive lavorative. Le poche iniziative previste dalle politiche italiane sono insufficienti per la loro scarsa portata e perché non intervengono su un sistema della ricerca e dell’università sottofinanziato, con stipendi bassi, e con pratiche che spesso non riconoscono il merito scientifico.
I risultati della ricerca mostrano che in dodici anni circa 14 mila dottori di ricerca italiani hanno abbandonato l’Italia per lavorare nella ricerca all’estero. Non è un problema che riguarda solo i ricercatori, ma tutte le professioni qualificate: tra il 2016 e il 2017 il paese ha perso 28 mila laureati italiani emigrati all’estero, al netto dei rimpatri. Anche i dati tratti dagli autori di pubblicazioni scientifiche mostrano che quasi 11 mila autori originariamente in Italia, tra il 2002 e il 2016 si sono spostati in istituzioni scientifiche estere. Tutti i dati mostrano un’accelerazione a partire dal 2010.
Una sintesi in italiano della ricerca è stata pubblicata dalla rivista Affari Sociali (L. Nascia e M. Pianta, “L’emigrazione dei ricercatori italiani”, in Affari Sociali Internazionali. Nuova Serie – Gli italiani all’estero: collettività storiche e nuove mobilità, anno VIII, n. 1-4/2020, p. 79-89). L’analisi approfondita è apparsa su Science and Public Policy (Leopoldo Nascia, Mario Pianta, Thomas Zacharewicz, ‘Staying or leaving? Patterns and determinants of Italian researchers’ migration’, https://academic.oup.com/spp/advance-article/doi/10.1093/scipol/scab007/6134320). La gravità del problema è stata segnala da Nature Italy in un articolo di Fabio Turone appena pubblicato che riporta i principali risultati della ricerca (https://www.nature.com/articles/d43978-021-00022-9).