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Blanchard audace ma non abbastanza

La proposta di Blanchard, Leandro e Zettelmeyer rischia di tornare al sistema tolemaico rispetto alla questione del debito e alla sostenibilità. Quello che serve è mediare tra diverse linee di politica economica e a decidere dovrebbero essere Parlamento europeo e Ecofin. Da Editorialedomani.it.

Quando all’inizio della pandemia i ministri dell’economia dell’Unione europea decisero di attivare la general escape clause (clausola di sospensione) del Patto di stabilità e crescita, si impegnarono anche a riattivarlo non appena le circostanze lo avessero reso possibile. A distanza di un anno sembra ormai chiaro che quella che doveva essere una sospensione temporanea costituirà piuttosto una transizione verso un nuovo assetto di norme. Infatti, se il patto di stabilità dovesse essere riattivato, le contrazioni fiscali a cui molti Stati membri sarebbero sottoposti si rivelerebbero presto insostenibili. Non sorprende quindi che si sia iniziato a parlare seriamente di una sua riforma. 

AUDACE, MA NON ABBASTANZA Tra le varie proposte già avanzate, quella di Blanchard, Leandro e Zettelmeyer è forse la più audace, anche se probabilmente non lo è abbastanza. In un paper presentato già nello scorso ottobre, essi sviluppano una critica spietata alle attuali regole fiscali dell’Unione, considerate sorpassate, inadeguate, eccessivamente complesse e difficili da far rispettare. Essi affermano che non sia più sufficiente una riforma graduale del patto di stabilità; ciò di cui c’è bisogno è una vera e propria rivoluzione copernicana. Ma come dovrebbe essere ripensato il coordinamento europeo delle politiche fiscali? A loro dire, si dovrebbe passare da un sistema basato su una combinazione di regole rigorose e sanzioni flessibili, a un sistema di norme flessibili e sanzioni rigorose.

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