Contro una politica che rincorre gli eventi, Angela Merkel, in un teatro di Berlino, ha ricordato il valore di una politica dallo sguardo lungo e la necessità di un‘architettura di sicurezza comune in Europa. Come propone il nuovo rapporto 2022 della Commissione Olof Palme.
La politica oggi corre dietro agli eventi dell’ultimo istante per mostrarsi adeguata al suo ruolo. Perfino la scienza prende spunto dalle ultime scoperte per affermare tesi che dovrebbero valere per l‘eternità. Così, la realtà in diretta televisiva viene perpetuata nelle politiche che si realizzano nell’immediato, e assume poi, nel lungo termine, i tratti di una verità strutturale. Fino a che nuovi sviluppi sconvolgenti fanno ricominciare il circo.
L’esempio di questi mesi è l’aggressione russa contro l’Ucraina, l’indecorosa fine di decenni di distensione in Europa, la corsa al riarmo come garanzia della sicurezza di ogni popolo e della sovranità di ogni stato, la denuncia pubblica di ogni opinione diversa come complice di Putin, la celebrazione di una nuova guerra fredda globale come conseguenza inevitabile della situazione nel Donbass, la rielaborazione storica della prima guerra fredda come parte integrante della nuova guerra fredda. Ci diranno presto – con tanto di studi scientifici – che pensarla diversamente non è possibile per persone in buona salute mentale. Sempre se non succedono nuovi sviluppi sconvolgenti nel frattempo. Le dinamiche del mercato delle idee diventano sempre più incerte anche per i think-tank. Ad esempio, uno studio interessante su come le lezioni della pandemia di Covid-19 potrebbero portare a una nuova politica di cooperazione internazionale ora sembra una merce scaduta e inadatta per il consumo. (1)
In questa situazione appare una persona sul palco di un vecchio teatro di Berlino. Il palcoscenico scricchiola quando si siede su una poltrona di altri tempi, il pubblico smette a chiaccierare, la luce in sala si abbassa appena, nessun riflettore su Angela Merkel. Racconta delle vecchie verità fuorimoda. Che la sua opposizione all’entrata dell’Ucraina nella Nato, come volevano gli Stati Uniti nel 2008, era motivata dalla sua percezione che Vladimir Putin lo avrebbe visto come un atto di guerra, mentre lei non voleva provocarlo ulteriormente. L’intervistatore del settimanale tedesco «Der Spiegel» strilla che non è servito a tutelare l’Ucraina e che come membro della Nato Kiev avrebbe avuto una maggiore protezione. Merkel replica che l’accordo di Minsk ha fatto guardagnare tempo all’Ucraina per sviluppare le sue capacità anche militari contro un Putin che capisce solo il linguaggio delle armi. Un argomento che sembra un po‘ forzato. Ma sopratutto dice due cose semplici e umili che oggi nessuno osa più dire: che è una tragedia quando la diplomazia non porta ai resultati desiderati, ma che si deve comunque provare; e che l’occidente non è stato in grado di proporre un’architettura di sicurezza comune in Europa, che avrebbe potuto evitare questa guerra. «Der Spiegel» il giorno dopo titola: «Nessun soffio di rimorso nella Merkel» – la Chiesa avrebbe voluto lo stesso titolo 400 anni fa per Giordano Bruno.
Sì, era uno spettacolo di altri tempi. Con una protagonista che anche durante i suoi 16 anni da cancelliere tedesca era sempre stata vista come lenta e un pò antiquata. Una lentezza che ci faceva spesso perdere la pazienza, per non parlare delle sue posizioni politiche. Ma oggi dobbiamo dirle: “Grazie, Frau Merkel”. La lentezza nella politica e nella scienza sono un bene prezioso, perchè permettono di pensare. Per trovare il passaggio a nord-ovest, il ricercatore polare John Franklin – noto per la sua lentezza – morì sulla sua nave «Terrore» 175 anni fa, proprio in questo giorno. Ci manca qualcuno che trovi oggi il passaggio est-ovest. La via della pace in Europa.
Ci ha provato la Commissione Olof Palme che ha appena pubblicato il rapporto Common Security 2022. For our shared future, 40 anni dopo il primo rapporto Common Security del 1982 (2). Fa già riferimento alla guerra in Ucraina, ma è fuorimoda come la Merkel. Parla dell’importanza del multilateralismo per garantire la sicurezza, della necessità di un’architettura di sicurezza comune e di un processo «Helsinki 2» che rinnovi gli accordi sulla sicurezza in Europa del 1975. Certo, potremmo dire: «ma che Helsinki 2, non vedete il risultato?», ma lasciamo che lo faccia «Der Spiegel» . E grazie, allora, anche alla Commissione Palme.
(1) Transform!Europe, European Network for alternative thinking and political dialogue, Security and the Left in Europe, Towards a new left concept of security, Brussels, June 2021
(2) Olof Palme International Center, International Peace Bureau, International Trade Union Conference (eds), Common Security 2022 – Our Shared Future, Stockholm, 2022