Le elezioni europee sono alle porte. Eppure, di cosa ha fatto l’Unione, di cosa potrebbe fare o non fare ben poco si discute. Per contribuire alla discussione, è uscito il volume del Forum Disuguaglianze Diversità: “Quale Europa. Capire, discutere, scegliere”. Qui l’introduzione.
Le elezioni europee sono alle porte. Fra meno di due mesi si vota. Eppure, di cosa ha fatto l’Unione, di cosa potrebbe fare o non fare ben poco si discute. Non è questo un buon segno per la vita democratica. Per contribuire concretamente alla discussione, è uscito da poco il volume del Forum Disuguaglianze Diversità a cura di Elena Granaglia e Gloria Riva, Quale Europa. Capire, discutere, scegliere (Donzelli, 2024). Di seguito, dall’Introduzione del volume.
…Noi, con l’Assemblea del Forum Disuguaglianze Diversità (ForumDD), che ha dato mandato a scrivere questo libro, pensiamo che “l’Unione Europea abbia un ruolo centrale nella strada verso la giustizia sociale e ambientale per tutti e tutte noi, per le motivazioni di pace e coesione che hanno mosso questo tentativo senza precedenti nella storia, perché la scala continentale è in molti ambiti indispensabile per espandere la nostra libertà sostanziali” e per i molti risultati raggiunti in questi oltre sessanta anni. Ma i limiti dell’Unione sono evidenti. Non solo quelli delle politiche errate di austerità specie dopo la crisi del 2008. Anche i limiti che quotidianamente viviamo, dall’iper-regolazione al peso dei gruppi di interesse, dagli stalli decisionali alla insufficiente democraticità e allo svilimento delle politiche pubbliche quale leva di giustizia sociale e ambientale, all’incapacità di costruire una politica estera unitaria e autonoma. E siamo consapevoli della tante, ingiuste disuguaglianze, fra territori e fra persone, nonché delle tante persone povere e impoverite che popolano l’Unione e che nell’Unione non trovano risposta.
La strada da prendere non è, però, quella dell’indifferenza o dell’opposizione all’Unione. L’Unione può essere una risorsa preziosa per i destini del mondo, proprio in questa fase in cui è il suo destino a essere messo in discusione. Il 2024 sarà un anno speciale: 4 miliardi di persone in 76 paesi andranno al voto e noi ci chiediamo se sarà l’inizio della rivincita della democrazia, che in questi anni abbiamo visto progressivamente arretrare, oppure, al contrario un altro passo verso l’autoritarismo. Dobbiamo fare la nostra parte.
Mentre dall’altro lato dell’Oceano Atlantico Donald Trump rischia di tornare alla Casa Bianca, e anche il suo sfidante non offre garanzie di pace internazionale, mentre la Cina entra in modo repentino nella geopolitica mondiale, mentre guerre cruente divampano nel mondo e la Corte Internazionale di Giustizia, osservando una “situazione umanitaria catastrofica”, giudica “plausibile” il “diritto dei Palestinesi a Gaza di essere protetti da atti di genocidio”, in questo disordine internazionale, l’Unione Europa deve riprendere la sua missione fondante, dimostrando che è possibile coniugare pace, libertà, sviluppo armonioso, democrazia, diritti sociali e essere, oggi, anche avamposto della transizione ecologica, non più opzionabile o derogabile.
In questa prospettiva, allora, le imminenti elezioni europee non sono l’occasione per premiare questo o quel politico e tantomeno sono il termometro della vitalità del governo italiano. La posta in gioco è ben più alta. L’Unione Europea è indispensabile nella strada verso la giustizia sociale e ambientale e nel necessario percorso di pace e sviluppo armonioso oggiad altissimo rischio.
Non serve, però, una “Unione qualunque”. Serve un’Unione che faccia vivere i diritti fondamentali della Carta e dei Trattati; un’Unione aperta, capace di tutelare la concorrenza dall’espansione di posizioni dominanti nei mercati, di offrire a tutte e tutti i suoi cittadini beni pubblici che solo a quella scala si possono produrre, di far partecipare tutti e tutte al miglioramento delle condizioni di vita e di garantire sicurezza e benesse anche di fronte ai rischi provocati dalla crisi climatica, di svolgere un’azione di pace e giustizia nel mondo.
Si sfidano oggi, e continueranno a sfidarsi dopo le elezioni, tre idee diverse di Europa: quella che ha governato gli ultimi cinque anni, che, pur compiendo passi in avanti in campo digitale, ambientale e di autonoma capacità di investimento, resta profondamente segnata dalla cultura neoliberista; quella conservatrice-autoritaria, che al neoliberismo cerca di affiancare nazionalismo e corporativismo, giocando “sociale” contro “ambientale”, “noi” contro “loro”; e, poi, una terza idea di un’Europa di giustizia sociale e ambientale e di pace. Quest’ultima è l’ aspirazione del ForumDD, che vogliamo delineare in questo libro.
I risultati elettorali di Spagna e Polonia dello scorso anno ci dicono che la partita è aperta e, in ogni caso, è necessario provarci. E dunque il ForumDD ha deciso di pubblicare questo libro, costruito a partire dalle sue tesi e integrato con contributi esterni condivisi, per offrire ai cittadini e alle cittadine la base di un confronto pubblico da attivare nel paese. Tutte e tutti noi, autori e membri del ForumDD, inizieremo ad attivarlo subito dopo la pubblicazione di questo volume, con un viaggio per l’Italia, un tour per offrire un luogo, un foro, in cui confrontarci con le proposte che altre organizzazioni stanno costruendo come Il libro verde del Movimento Europeo, discutere e, perché no, sfidare candidati e candidate che chiederanno il voto sul loro programma elettorale.
Attenzione. Non troverete in questo libro un’indicazione al voto e questa non è neppure una discesa in campo del ForumDD nell’arena elettorale, piuttosto il volume vuole offrire ai cittadini e alle cittadine dell’Italia e dell’Europa una lucida analisi dello stato dell’arte dell’Unione oggi e le necessarie proposte che un politico/una politica progressista e lungimirante, serio/a e attento/a, dovrebbe proporre ai propri elettori e sostenere durante i successivi cinque anni. L’obiettivo, in altri termini, è offrire un contributo informativo a chi vota; dare uno sprone e una motivazione a quanti percepiscono l’Europa come entità inutile o dannosa; essere un metro per giudicare, prima e dopo le elezioni, programmi, partiti, candidature e eletti ed avere una bussola per valutare le politiche che l’Unione Europea metterà in campo nella prossima legislatura, così sostenendo anche il monitoraggio da parte delle organizzazioni della cittadinanza attiva. In breve, l’ambizione è quella di offrire idee e proposte capaci di enucleare l’Unione che serve al fermento sociale e operoso del paese, che prova ogni giorno a costruire un futuro più giusto.
Il volume si concentra sui temi su cui il ForumDD ha più lavorato in questi anni: le disuguaglianze, il welfare, la transizione ambientale, la conoscenza come bene comune, ma in questo libro abbiamo fatto uno sforzo in più, provando a dire la nostra su temi nuovi, come la governance, le istituzioni europee, le migrazioni. E abbiamo sottolineato con forza la necessità di un Europa in cui l’equità di genere sia pratica quotidiana. Su tutti questi temi troverete indicazioni concrete su cosa non ha funzionato e su come l’Unione può fare la differenza, riducendo contestualmente divergenze territoriali e disuguaglianze economiche e di opportunità; promuovendo un welfare universale e, dentro di esso, la salute quale bene pubblico europeo; accelerando una trasformazione ecologica nell’interesse prima di tutto dei più vulnerabili; democratizzando il governo societario delle imprese e la gestione dei dati; lottando contro i pregiudizi e gli stereotipi che ancora bloccano l’equità di genere; combattendo la retorica dell’invasione da parte dei migranti, impegnandosi sia in percorsi di accoglienza dignitosi e di diversificazione delle vie legali di accesso, sia in politiche comuni che favoriscano lo sviluppo dei paesi di origine; contrastando i processi di monopolizzazione della conoscenza che favoriscono la proliferazione di un’industria militarizzata e il rischio dell’escalation bellica.
Tocchiamo così, seppure entro i limiti delle competenze del ForumDD, il tema della guerra e della pace, convinti, come ha scritto l’Assemblea del ForumDD, dell’”incapacità” mostrata dall’Europa nella guerra Ucraina “dietro l’angolo di casa” di “sapere lavorare per la pace”. Un’incapacità manifestata in modo ancor più grave di fronte alla “guerra di Gaza”, quando la disunità fra i membri dell’Unione ha fatto sì che alla formula di compromesso del “diritto di Isarele di difendersi in linea con il diritto internazionale” di fronte al disumano massacro del 7 ottobre, non abbia fatto seguito alcun atto di coerenza morale e di opportunità politica con riguardo al “diritto internazionale”, neppure dopo la deliberazione della Corte Internazionale di Giustizia.
Per andare nella direzione da noi auspicata nel volume, agevolerebbero il compito una riforma dei Trattati che allenti il vincolo dell’unanimità e la costituzione di partiti europei. E in questa direzione anche il prossimo Parlamento Europeo deve lavorare. Ma l’assenza di questa situazione ora non deve essere una scusa per rinunciare a fare le cose. Molto si può fare a Trattati dati, dando luogo a cambiamenti anche radicali, come questo libro dimostra con le sue tante proposte. La prospettiva (o soluzione) è a portata di mano: si tratta di riprendere la via di quel metodo di governo che ha segnato i momenti migliori dell’Unione, in cui a forti missioni e obiettivi generali elaborati con un forte ruolo di Commissione e Parlamento Europeo, si affianchi la capacità di declinarli a misura delle nazioni e dei luoghi, sempre attraverso spazi informati di partecipazione democratica e sempre pronti ad apprendere e a rivedere standard e regole. Così procedendo, l’Unione può anche rappresentare una risposta alla crisi diffusa della democrazia che vivono le nostre società e una sponda per il Sud del mondo.
Per tutti questi motivi, quindi, comunque la pensiate, questo libro vuole essere un compagno per le prossime elezioni e uno strumento nelle mani di cittadini e cittadine, per sollecitare negli anni che ci aspettano l’Unione che sarà a riprendere con decisione la strada della giustizia sociale che oggi non può che essere anche ambientale.