Secondo le stime della Commissione Europea la tassa sulle transazioni finanziarie sarebbe in grado di raccogliere 22 miliardi di euro all’anno. Per l’Italia le potenziali entrate sarebbero tra i 3 e i 6 miliardi
La Tassa europea sulle Transazioni Finanziarie (TTF) è da poco riapparsa nel dibattito pubblico italiano. Fresche dichiarazioni di supporto alla misura sono arrivate, in piena corsa congressuale del Partito Democratico, da parte del Ministro Maurizio Martina e del Vicecapogruppo del PD alla Camera Matteo Mauri.
Vale la pena ricordare a chi dichiara oggi il proprio convinto sostegno alla misura che la TTF non appartiene a un futuro programmatico. Può diventare a breve una realtà!
Dal 2013, infatti, 10 Paesi europei, tra cui l’Italia, sono coinvolti nel negoziato sulla TTF europea sotto la procedura di cooperazione rafforzata. Una procedura prevista dai trattati europei nei casi in cui non si raggiunga, come per le misure in materia fiscale, il consenso unanime degli Stati membri e autorizzata a condizione che l’iniziativa tenga conto degli impatti sui Paesi non partecipanti e il processo renda possibile in futuro l’adesione di altri Stati membri.
Lo scorso ottobre i 10 Paesi del negoziato hanno raggiunto un accordo quadro sugli elementi base dell’architettura dell’imposta. In particolare, il consenso ha riguardato la base imponibile azionaria e dei derivati, i criteri di applicazione dell’imposta, la tassazione delle singole transazioni e non dei saldi netti giornalieri, esenzioni stringenti per i market-makers. I tecnici sono ora al lavoro per trovare la quadra sulle perplessità dell’ultimo minuto – a sospetta connotazione politica – sollevate dal Belgio rispetto all’impatto della tassa sull’economia reale e sui fondi pensioni e sulle preoccupazioni espresse da Slovenia e Slovacchia circa i costi amministrativi dell’imposta.
Le reti della società civile che sostengono la TTF – tra cui la Campagna ZeroZeroCinque, promossa da Sbilanciamoci! insieme ad altre 60 organizzazioni della società civile italiana, chiedono con urgenza – in quello che appare auspicabilmente come uno sprint finale del lungo negoziato – il raggiungimento dell’accordo definitivo senza annacquamenti del disegno della tassa entro la prossima estate.
La TTF, lo ricordiamo ai nostri lettori, rappresenta un piccolo prelievo – ad un’aliquota, diversificata per tipologia di asset finanziario, fra lo 0.01% e lo 0.1% – su ogni compravendita di titoli finanziari inclusi nella sua base imponibile. Se costruita efficacemente, l’imposta – impercettibile per i risparmiatori pazienti che operano con un orizzonte di investimento a medio-lungo termine – esprime un alto potenziale anti-speculativo, disincentivando il high-frequency trading e le operazioni a brevissimo termine finalizzate all’estrazione di margini dalle fluttuazioni infinitesimali dei prezzi dei titoli scambiati.
Oltre a essere una misura di regolamentazione, la TTF presenta anche un ampio potenziale fiscale. Secondo le stime dello scorso giugno della Commissione Europea la tassa è in grado di raccogliere 22 miliardi di euro all’anno nei 10 paesi UE secondo il disegno dell’imposta che si sta profilando in sede negoziale. Tra i 3 e i 6 miliardi di euro all’anno le potenziali entrate per l’Italia, secondo le previsioni della Commissione e dell’autorevole istituto di ricerca economica tedesco DIW, tenuto anche conto del sintomatico calo dei volumi e potenziale rilocazione del trading che la tassa potrebbe provocare. Risorse considerevoli che la Campagna ZeroZeroCinque chiede da tempo di destinare alla lotta alla povertà in Italia, a programmi di solidarietà internazionale (educazione e salute globale) e al contrasto dei cambiamenti climatici.
Oltre un milione di firme internazionali, a maggioranza europee, a sostegno della misura e alla allocazione solidaristica del suo gettito sono state raccolte nel 2015 da ZeroZeroCinque e dalle campagne europee sotto una petizione rivolta ai leader dei paesi del negoziato.
In occasione delle imminenti celebrazioni del sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma molti di quei firmatari avranno gli occhi puntati sui leader dell’UE. Portare a termine, con successo, il negoziato diventa imperativo per dimostrare che la leadership europea è capace di fare concreti passi in avanti verso un progetto di Unione innovativo e coraggioso degno di essere vissuto e difeso dai suoi cittadini. Il momento della TTF è adesso!
*Oxfam Italia e coordinamento della Campagna ZeroZeroCinque