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Per il Green Deal, il lavoro e la transizione industriale

Una lettera-appello di sette organizzazioni ambientaliste e sindacali italiane, con Sbilanciamoci!, in occasione del Consiglio europeo del 23-24 ottobre per confermare gli obiettivi del Green Deal e l’impegno per una giusta transizione ecologica e industriale dell’Europa.

Sette organizzazioni ambientaliste e sindacali italiane – Campagna Sbilanciamoci!, CGIL Piemonte, Greenpeace, Kyoto Club, Legambiente, Transport&Environment Italia, WWF Italia – hanno firmato una lettera-appello in occasione del Consiglio europeo in programma il 23-24 ottobre 2025 a Bruxelles. Tra i temi al centro del Consiglio vi è quello – cruciale – degli obiettivi climatici dell’UE e del sostegno a industrie e cittadini lungo il percorso verso la neutralità climatica nel 2050.

A tal proposito, di fronte alla richiesta congiunta dei governi italiano e tedesco alla Commissione europea dello scorso 6 ottobre affinché sia rivista la normativa sulla riduzione delle emissioni per auto e van, le organizzazioni firmatarie dell’appello chiedono alle istituzioni di Bruxelles e ai governi dei Paesi della UE europei di confermare con forza e senza esitazione gli obiettivi del Green Deal comunitario e l’impegno per una giusta transizione ecologica e industriale dell’Europa.

Qui di seguito il testo dell’appello.

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Lettera-appello in occasione del Consiglio europeo del 23-24 ottobre 2025

DIFENDERE IL GREEN DEAL, IL LAVORO, LA TRANSIZIONE INDUSTRIALE EUROPEA

La richiesta congiunta dei governi italiano e tedesco alla Commissione europea, affinché sia rivista la normativa sulla riduzione delle emissioni per auto e van, rappresenta un atto inedito, per forza e gravità, mirato a smantellare il Green Deal. L’intento esplicito è di indebolire uno dei principali pilastri della politica industriale e climatica dell’Unione.

Ma non è indebolendo le regole, rallentando la transizione o rinunciando alla sfida dell’innovazione che l’Europa diventerà più competitiva. Non sarà spostando una data – quella del 2035 – o rivedendo i regolamenti per renderli meno ambiziosi che si risolverà alcun problema: né climatico, né occupazionale, né industriale. È esattamente il contrario: ogni passo indietro ci farà perdere tempo e terreno rispetto alle economie che stanno già costruendo il futuro puntando sulle tecnologie pulite.

La cosiddetta “neutralità tecnologica”, tanto sbandierata dal governo Meloni e ora anche dall’esecutivo tedesco, è una formula sempre più vuota. Dietro questo principio si nasconde il tentativo di mantenere artificialmente in vita tecnologie obsolete – motori endotermici, idrocarburi, biofuel – e rendite di posizione che i mercati globali e i processi di innovazione stanno già superando. Dietro quella formula ci sono una politica e un’industria che battono in ritirata, incapaci di fare scelte utili per il clima, per i lavoratori, per i cittadini europei.

La crisi occupazionale dell’automotive in Italia – sempre più drammatica e sempre più ignorata – è cominciata ben prima dell’ascesa della mobilità elettrica: è il risultato di decenni di politiche miopi e di mancanza di strategie industriali. Ma la stessa industria dell’auto che oggi invoca aiuti e deroghe, quella stessa industria che minaccia licenziamenti di massa se non sarà ascoltata, dovrebbe spiegare, dopo anni di profitti record, perché non ha investito con maggiore impegno i suoi utili nella riconversione, alla luce di un percorso di trasformazione deciso da tempo e chiaro a tutti.

Mantenere gli attuali obiettivi della normativa sulla riduzione delle emissioni per auto e van, portando a compimento il percorso di elettrificazione del trasporto su strada nel quadro di una giusta transizione ambientale e sociale, è la condizione sia per tutelare il lavoro che già esiste, sia per creare nuova occupazione stabile, fondata sui diritti. L’unica strategia percorribile, dinanzi a noi, è quella di tenere dritta la barra, non di rallentare.

Dobbiamo imparare a produrre veicoli migliori, più efficienti, più competitivi, tecnologicamente all’avanguardia, sfruttando appieno – anche sul piano della garanzia e della qualità dell’occupazione – le opportunità della transizione verso la mobilità a zero emissioni aperte dal Green Deal europeo. Tornare indietro – abbandonare il Green Deal – significherebbe cancellare anni di investimenti e minare la stabilità necessaria ad attrarne di nuovi, indebolire la posizione dell’Europa nel mondo, perdere base industriale e posti di lavoro, accelerare il cambiamento climatico.

Per questo, chiediamo alle istituzioni di Bruxelles e ai governi dei Paesi della UE di respingere questa deriva e di confermare con forza l’impegno per la transizione ecologica e industriale dell’Europa.

Organizzazioni firmatarie (in ordine alfabetico):

  • Campagna Sbilanciamoci!
  • CGIL Piemonte
  • Greenpeace
  • Kyoto Club
  • Legambiente
  • Transport&Environment Italia
  • WWF Italia