Top menu

Tax the rich! e il vertice Onu di Siviglia

Una tassa sui super ricchi: la proposta arriva al vertice Onu di Siviglia sul finanziamento allo sviluppo dopo i tagli di Trump a UsAid. A Roma un convegno di Oxfam a metà giugno aveva fatto il punto sulle prospettive della tassazione dei multimiliardari, in attesa che l’Ue batta un colpo.

Tassare i super ricchi non è una cosa facile (costoro non sono contenti e generalmente difendono i loro interessi che sono anche i più potenti) per quanto sia un’evidente esigenza finanziaria e sociale. La proposta, tra tanti stop and go – più stop che go negli ultimi tempi – continua però ad andare avanti, rimbalzando di tavolo in tavolo in vari consessi internazionali. L’ultimo rilancio è partito da Siviglia, dove si è svolta dal 30 giugno al 3 luglio la IV Conferenza delle Nazioni Unite sul finanziamento allo sviluppo

La proposta della tassa dei super ricchi per la verità non ha una formulazione univoca e cristallizzata e si basa più che altro sulle indicazioni della campagna internazionale “Tax The Rich!” – a cui aderisce anche Sbilanciamoci! – e ancora di più che sulle elaborazioni dell’economista francese Gabriel Zucman, direttore dell’Osservatorio europeo sulla fiscalità e ispiratore della proposta di legge francese che ha superato il vaglio dell’Assemblea nazionale a febbraio ma non quella del Senato lo scorso 12 giugno. Più che una proposta di tassazione, può essere vista come il punto d’arrivo di una impalcatura di riforma dei sistemi fiscali basata sulla progressività fiscale, la trasparenza e individuazione delle proprietà, l’efficacia dei controlli, lo scambio delle informazioni tra Stati. Quanto al prelievo, la versione francese prevedeva il 2 per cento sugli ultra ricchi (con patrimoni oltre i 100 milioni di euro) e sarà riformulata e ripresentata, a quanto hanno affermato le associazioni promotrici (Attac, Oxfam e altre 350 ong) appoggiate da tutta la sinistra e anche da una piccola parte dei centristi d’Oltralpe. 

Al vertice Onu di Siviglia naturalmente non è stata data una indicazione così dettagliata e non è stato questo l’unico argomento delle tre assemblee plenarie e dei vari panel. Però se ne è parlato e nel documento finale di 48 pagine è stato ricordato come i sistemi fiscali debbano essere improntati alla progressività e alla riduzione delle disuguaglianze sociali e tra Paesi. 

Assenti dall’assise nella torrida Andalusia (per la prima volta ad una sessione così importante dell’Onu), gli Stati Uniti di Donald Trump. Presente, ma solo con un viceministro (alla Cooperazione, Edmondo Cirielli), la delegazione italiana del governo di Giorgia Meloni, tra le 130 rappresentanze di Stati membri. 

Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres nella sua prolusione iniziale davanti a una cinquantina di capi di Stato e di governo e quindi davanti all’ospite spagnolo, il premier Pedro Sanchez, al presidente francese Emmanuel Macron, alla presidente della Commissione Europa Ursula von der Leyen, ha sottolineato il momento tragico che il mondo della cooperazione internazionale e il multilateralismo stanno vivendo. L’Agenda 2030 che tutti i Paesi Onu hanno sottoscritto – con i suoi 17 Obiettivi per abbattimento di piaghe come la fame e la povertà estrema nel mondo, le azioni volte a limitare i danni del cambiamento climatico, quelle di promozione dell’inclusione sociale sotto tutti gli aspetti, quindi per la salvaguardia dei diritti umani – quell’agenda mondiale che in sostanza disegnava i passi per arrivare a un mondo migliore, ha detto Guterres, “sta deragliando”. Per rimetterla in carreggiata, e almeno per coprire il vuoto contributivo alla cooperazione internazionale causato dalla chiusura del programma UsAid da parte di Trump, servirebbero risorse dai Paesi più sviluppati pari all 0,7 per cento del loro Pil ogni anno. Non un grande esborso se confrontato con il 5 per cento imposto ai paesi Nato per il riarmo (cioè essenzialmente per comprare sistemi d’arma americani), ma c’è da considerare anche tutto il resto che manca all’Agenda 2030 per dare impulso allo sviluppo sostenibile: dall’ampliamento dei sistemi di welfare, alla sanità, all’istruzione, all’innovazione e alla ricerca e allo scambio culturale e tecnologico, e soprattutto agli interventi di adattamento e contrasto al cambiamento climatico che nel frattempo si sta velocizzando e produce sempre più danni sotto gli occhi di tutti a partire proprio dall’Andalusia attraversata nei giorni del vertice da ondate di calore sopra i 45 gradi centigradi. 

Dove prendere i soldi diventa così sempre più esiziale per l’umanità. Nella bozza del documento finale della Conferenza di Siviglia si indicano alcune strade. Si parla, come dicevamo, di rafforzare i sistemi fiscali improntati alla progressività – secondo la logica “chi ha di più versi di più” – per ridurre le diseguaglianze che minano anche la partecipazione democratica alle scelte comuni, si indica l’importanza della rendicontazione trasparente delle finanze pubbliche e il rafforzamento della supervisione di “organismi parlamentari o equivalenti”, si raccomanda la lotta all’elusione all’evasione fiscale e infine si mette sul piatto anche l’indicazione a una tassazione minima globale dei grandi patrimoni “nel rispetto delle sovranità dei singoli Stati”. 

Si tratta di un notevole passo in avanti, che si inserisce nel solco della dichiarazione del G20 di Rio a guida brasiliana dell’anno scorso, documento che ha segnato una svolta secondo gli esperti.

È il Brasile di Luis Inàcio Lula da Silva in effetti che ha impresso una spinta al dibattito decennale sulla tassa globale da applicare allo 0,1 per cento più ricco del globo. Non si tratta di tassare solo le persone fisiche, i miliardari come Jeff Bezos, recentemente convolato a nozze sul palcoscenico di Venezia, quanto di stabilire standard internazionali per individuare le immense ricchezze familiari laddove si nascondono, ad esempio nei trust, nelle scatole cinesi delle società multinazionali, nei conti di prestanome dei paradisi offshore. 

Tracciare la titolarità effettiva della ricchezza è al momento la sfida più grande per le autorità tributarie, ha spiegato Benjamin Angel, direttore dell’ufficio del coordinamento fiscale dell’Unione Europea nel corso del convegno che si è svolto il 13 giugno scorso all’Università Gregoriana di Roma organizzato da Oxfam con il contributo della Banca d’Italia dal titolo “Tassazione della ricchezza, stato dell’arte, potenzialità e prospettive”. (qui la tavola rotonda conclusiva). Angel ha anche spiegato che prima ancora di una vera e propria tassa sui grandi patrimoni, da calibrare intorno a una soglia “efficace”, esistono altri strumenti come le normative anti-riciclaggio e anti-elusione che devono essere messi in atto in Europa e nel mondo. “L’Europa è all’avanguardia ma molto c’è ancora da fare”, ha detto, annunciando ad esempio una prossima direttiva sulle piattaforme per le criptovalute anche extra Ue, “dove – ha riconosciuto Angel – c’è molta opacità”. 

Dal convegno romano è emerso che l’obiettivo, dopo almeno un decennio di dibattito tra esperti e decisori politici in ambito europeo e dopo l’entrata in campo dei Paesi del Sud del mondo con la dichiarazione di Rio, è arrivare alla diffusione di standard di riferimento per la tassazione delle grandi ricchezze. Una volta individuati i cespiti effettivi si potrà applicare efficacemente una minimum tax globale sulle multinazionali e sui super miliardari utilizzando il meccanismo Zucman: stabilire una soglia minima e applicare un contributo differenziale rispetto a quanto già pagato in base al regime fiscale nazionale. In questo modo si eviterebbero fenomeni di fuga dei capitali e dumping fiscali.  

In una prospettiva nuova, di alleanze trasversali tra Nord e Sud del mondo, a Siviglia l’eredità del G20 di Rio è stata portata avanti a livello Onu da una cordata capitanata dal Brasile, dalla Spagna di Pedro Sanchez e dal Sudafrica di Cyril Ramaphosa. Si aspettano nuovi passi avanti in ambito. Ue, sperando che l’Europa sappia mantenere la postura di capofila di un mondo migliore e non voglia tornare ad un medioevo distopico, bellicoso e dominato dal potere dei denari ereditati.