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Siamo troppi o troppo pochi? Dalla sovrappopolazione all’Age of Depopulation

Rivoluzione verde e miglioramenti nella gestione delle risorse hanno indebolito i timori legati alla sovrappopolazione che si erano diffusi a partire dagli anni ’60. Oggi, il problema è opposto e siamo forse entrati nell’“Age of Depopulation”: un numero minore di persone potrebbe ridurre le risorse disponibili. Da Scienza in Rete

Nel 1962, John Calhoun, un giovane biologo statunitense, pubblicò su Scientific American un articolo concernente un suo esperimento. Calhoun aveva constatato che i topi immessi all’interno di un ampio granaio si riproducevano rapidamente ma, giunti a un certo punto, la popolazione si stabilizzava: i topi più anziani morivano perché era loro precluso dai più giovani l’accesso al cibo, mentre la maggior parte dei nuovi nati erano eliminati. Calhoun concluse che l’esperimento offriva utili indizi anche in riferimento all’aumento della popolazione umana (sull’esperimento si veda Alan Dugatkin, Dr Calhoun’s Mousery: The strange Tale of a celebrated scientist, a rodent Dystopia and the future of Humanity, University of Chicago Press, 2024).

Lo studio costituisce il primo segnale del diffondersi della paura per la sovrappopolazione: molti nei paesi industrializzati accusano i paesi poveri, dove l’aumento della popolazione era più consistente, di essere i principali responsabili della distruzione delle risorse naturali e dell’ambiente. Due libri alimentano questa paura. Famine 1975! America’s Decision: Who Will Survive? di William e Paul Paddock, pubblicato nel 1967, afferma che, a causa del rapido aumento della popolazione nel mondo, entro pochi anni si sarebbe verificata una carestia di enormi proporzioni con milioni di vittime. Dell’anno seguente è The Population Bomb, di un ambientalista ed entomologo statunitense, Paul Ehrlich. L’autore avverte che, a causa dell’incontenibile aumento della popolazione mondiale, «Nei prossimi 15 anni arriverà la fine. E con la parola fine intendo il crollo nell’intero pianeta della possibilità di nutrire l’umanità».

Queste affermazioni crearono un vasto allarme sociale, ma si sono rivelate prive di fondamento. Il problema, ammonisce la FAO, non è tanto la sovrappopolazione mondiale e la mancanza di risorse, quanto la cattiva gestione delle risorse esistenti.

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