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Verso lo Stato di polizia col ddl 1660

Il nuovo decreto sicurezza, ddl 1660, mira a colpire ogni tipo di protesta pubblica, criminalizzando le lotte per la casa, degli operai, aggravando la detenzione dei migranti e riaprendo il carcere alle madri. Una prima manifestazione di associazioni e sindacati per chiederne il ritiro, il 25 settembre.

Tutte le parti sociali, i sindacati e le associazioni sono rimaste profondamente scosse dall’approvazione del ddl sicurezza 1660 alla Camera e finalmente le poche voci allarmate che si erano levate nei mesi scorsi trovano ascolto e forza per fronteggiare insieme questo testo che mina le basi della convivenza democratica e che nei prossimi giorni arriverà al Senato. 

Proprio per questo Cgil e Uil hanno organizzato un presidio il 25 settembre davanti a palazzo Madama che conterà anche la presenza di molte altre associazioni pronte alla mobilitazione. 

Il ddl sicurezza è un attacco reazionario nei confronti di tutti i difensori dei diritti umani del nostro Paese e contro coloro che andrebbero più tutelati, i poveri. 

Sicuramente alla base di questo disegno c’è una becera propaganda che nasce dall’intento aizzare l’odio, puntare il dito sul perdente di questa società e rafforzare l’idea che solo il vincente sia meritevole del diritto. Un’idea molto in voga nel Ventennio fascista, che torna in auge una seconda volta nella storia del nostro Paese, come una farsa. 

Pene severe che minano il dissenso di un Paese, già fiaccato nella partecipazione democratica, per chi manifesta, per chi in protesta blocca il traffico e poi con lo stop alla cannabis light e il via libera al carcere anche per donne incinte e i loro bambini. 

Ma mi soffermo sull’articolo 10 del disegno che mira a colpire i sindacati, associazioni e movimenti di lotta con pene dai 2 ai 7 anni per coloro che organizzano o difendono le persone in precarietà abitativa. Anche questo articolo è il coronamento di anni di martellamento mediatico di storie al limite – come l’anziano che va in ospedale con conseguente casa occupata che tutti condanniamo – con l’intento di creare nell’immaginario collettivo la figura del furbetto, colui che occupa o si fa sfrattare perché campa sulle spalle altrui. 

Il governo Meloni, incapace di praticare la strada delle politiche abitative e con un odio feroce nei confronti dei poveri, risponde ai bisogni reali delle persone scegliendo la via comoda della repressione. Eppure basterebbe guardare ai dati della povertà assoluta che conta 6 milioni di persone, ai dati sulla precarietà abitativa con 650 mila richieste di alloggi popolari, 140 famiglie che ogni giorno vengono sfrattate dalla forza pubblica, ai 170 mila nuclei impossibilitate a pagare il mutuo, per capire quanto siano urgenti politiche abitative. Il governo Meloni invece cancella anche il contributo all’affitto, la morosità incolpevole e il reddito di cittadinanza, ultimi appigli di welfare sulla casa che erano la foglia di fico dopo 30 anni di smantellamento di politiche abitative perpetrato da maggioranze di ogni colore. 

Davvero dobbiamo capire cosa sia la sicurezza per questo governo, perché in un Paese democratico dovrebbe essere la cura e l’avanzamento sociale, del benessere. Temiamo invece che, dopo l’autonomia differenziata che frammenta il territorio aumentando le disuguaglianze e diminuendo la rappresentatività del nostro Parlamento, e questo braccio armato contro il diritto con il ddl sicurezza, si guardi al premierato come consolidamento del potere nelle mani di poche persone. 

Oggi è importantissimo cucire le tante realtà di questo nostro Paese lacerato che sono gli anticorpi sani per ribaltare un disegno reazionario e rilanciare partecipazione, democrazia e diritti senza i quali rischiamo di perdere anche la libertà. 

Silvia Paoluzzi è la segretaria nazionale dell’Unione Inquilini