Con lo scoppio della pandemia, le attività del settore del fintech hanno fatto un grande balzo in avanti, e il colosso Ant ha aiutato la Cina a diventare il leader globale indiscusso nel settore. Perché Pechino ha bloccato dunque la quotazione in Borsa del colosso di Jack Ma?
-La curiosa quotazione in Borsa di Ant Group
L’annuncio della quotazione in Borsa di Ant Group, braccio finanziario di Alibaba, nonchè la successiva sospensione della stessa da parte delle autorità cinesi, ci spingono ad analizzare le molte, importanti, questioni che sono in ballo nella vicenda, dall’avanzamento tecnologico e finanziario cinese e dalla lotta per il predominio con gli Stati Uniti, al problema del controllo pubblico dei giganti dell’economia numerica, al rapporto più generale tra pubblico e privato, al futuro infine delle banche tradizionali, in Cina come nel resto del mondo.
Dunque, nell’ottobre del 2020 il gruppo Alibaba annuncia che la sua controllata Ant Group sarà quotata alle borse di Shanghai e di Hong Kong attraverso l’emissione di titoli azionari per un valore di circa 37 miliardi di dollari; tutta Ant viene a questo punto valutata 313 miliardi di dollari, un valore superiore a quello di tutte le grandi banche internazionali, compresa, sia pure di poco, a quello del più grande gruppo finanziario occidentale, la JPMorgan Chase.
Se la quotazione fosse stata portata avanti, si sarebbe trattato del più grande collocamento in Borsa della storia. L’emissione è stata in linea di principio un grandissimo successo: sono arrivate richieste di sottoscrizione pari a circa 800 volte il valore dei titoli immessi sul mercato.
La crescita del ruolo della Cina
La notizia ha suscitato grande clamore; ha portato un giornale autorevole come “The Banker” ad affermare (Caplen, 2020) che, insieme ad altri e paralleli eventi, quali le elezioni americane (che mostrano degli Stati Uniti profondamente divisi e in crisi) ed il permanere della crisi del coronavirus in Occidente, mentre la Cina è di nuovo in forte espansione, l’evento contribuisce a mostrare un mutamento nella bilancia del potere a livello mondiale, bilancia il cui peso si sta muovendo verso Est.
In effetti, nonostante la guerra commerciale e tecnologica del governo Usa, i capitali statunitensi continuano ad affluire in Cina, mentre gli investitori occidentali hanno cercato in molti modi di acquisire azioni di Ant (The Editorial Board, 2020).
Ricordiamo che la Cina è diventata una superpotenza economica e tecnologica, ma sino a poco tempo fa era piuttosto debole sul fronte finanziario, mentre ora sta crescendo rapidamente anche in tale ultimo campo.
Così il Paese ha progressivamente aperto il settore finanziario agli investitori stranieri, sta spingendo le quotazioni in Borsa delle sue imprese, sta preparando la moneta digitale, sta arricchendo il numero dei contratti futures sulle materie prime, introducendo in queste settimane quello sul rame, dopo quelli sul petrolio, l’oro, l’argento (CNBC, 2020); e intanto mette a punto anche nuovi strumenti finanziari.
Tra l’altro, è notizia di questi giorni che il valore dei titoli delle Borse cinesi ha raggiunto il 15% di quello mondiale, mentre sino a pochi anni fa esso era di poco superiore a zero; il 60% di tutte le attività finanziarie nazionali sono ora accessibili agli investitori esteri. Il tempo, la dimensione del mercato, il momento storico, sono tutti fattori che giocano a favore di Pechino (The Economist, 2020, a). Gli investitori stranieri si stanno precipitando verso la Cina (Hale, 2020).
Alla fine, la quotazione è un potente simbolo delle crescente fiducia della Cina in se stessa; i suoi leader vi vedono una prova che essa non ha più bisogno dei modelli di business e della tecnologia occidentale per prosperare (The Editorial Board, 2020).
-Alibaba e Ant Goup
Prima dell’emergere della finanza digitale il mercato era monopolizzato nel Paese dalle grandi banche pubbliche e i principali beneficiari dei prestiti erano le imprese di Stato, mentre le piccole e medie imprese e i privati avevano difficoltà ad ottenere risorse.
In pochi anni la società di Alibaba ha cambiato il modo in cui miliardi di consumatori e imprese pagano, ottengono prestiti, investono, rendendo tali attività molto più accessibili a tutti (The Economist, 2020, b).
L’attività di Ant Goup si è sviluppata progressivamente nel tempo, toccando oggi almeno cinque settori principali: i pagamenti in linea, il collocamento dei fondi, il credito al consumo, le attività assicurative, nonché infine la valutazione di solvibilità dei clienti, informazioni che la società vende alle banche tradizionali e ad altri attori del mercato. Nella sostanza, l’azienda mette insieme le attività di banca commerciale, di broker, di gestore di attività, di società attiva nel campo delle carte di credito, nonché di società di assicurazione, il tutto in una sola app che quasi tutti in Cina usano (a meno di utilizzare, in alternativa, quella di Tencent). In sostanza, Ant è la piattaforma fintech di gran lunga più integrata del mondo. Il fondo monetario del gruppo è poi il più grande del mondo.
Ant Group, che nel 2019 ha registrato più di 1 miliardo di utilizzatori attivi, oggi assicura il 55% dei pagamenti in linea del mercato cinese, mentre Tencent ne assicura il 40% (Leplatre, 2020).
Da segnalare ancora che Ant Group è stato il primo gruppo fintech del mondo a capire e ad applicare strumenti di intelligenza artificiale.
Ricordiamo ancora che la casa madre, Alibaba, opera anche in diversi altri settori ed attraverso molte centinaia di società; così, è noto come essa è, tra l’altro, la più importante piattaforma di e-commerce, non solo della Cina, ma del mondo intero, surclassando come dimensioni la stessa Amazon, nonché l’impresa cinese con il maggior valore di Borsa. E’ presente inoltre, in misura rilevante, nel settore del cloud computing, dove rappresenta di nuovo la più importante presenza cinese ed in quello della distribuzione fisica, con la tendenza a integrarla con l’attività di e-commerce.
Nel settembre del 2020 il suo valore di Borsa si aggirava sui 550 miliardi di dollari. Il suo portafoglio di attività è di nuovo il più largo al mondo. In prospettiva, comunque, i suoi due business più importanti hanno ormai raggiunto in Cina una sostanziale saturazione di mercato; restano spazi di crescita nel cloud computing e nei mercati esteri, dato che a tutto oggi le vendite al di fuori della Cina sono ancora molto ridotte. Si sta ora cercando di provvedere.
-Il fintech
L’emissione di azioni da parte di Ant Group indica una grande trasformazione in atto nel modo in cui il sistema finanziario lavora, non solo in Cina, ma anche nel resto del mondo, ma, d’altro canto, essa sottolinea anche la preminenza cinese nella finanza digitale. Le banche tradizionali oggi pesano per il 72% del valore a livello globale delle attività del settore bancario e dei pagamenti (The Economist, 2020, c), contro il 96% di appena dieci anni fa, nel 2010. Immaginiamo che anche soltanto fra cinque anni tale percentuale sarà ancora fortemente diminuita; azzardiamo per allora un valore del 55-60%.
Intanto, con lo scoppio della pandemia, le attività del settore del fintech hanno fatto un grande balzo in avanti, mentre Ant ha aiutato la Cina a diventare il leader globale indiscusso nel settore. L’87% dei consumatori cinesi usa tali servizi, mentre nel 2019 il mercato dei pagamenti mobili ha raggiunto in Cina il livello di 29 trilioni di dollari; ANt Goup e Tencent WeBank sono le due banche digitali più grandi al mondo, mentre la ZongAn è la prima assicurazione solo digitale del mondo (SCMP, 2020).
Tra i rischi che si intravedono in tali sviluppi c’è quello che il fintech arrivi a destabilizzare il sistema finanziario tradizionale, ad esempio assicurandosi la parte più redditiva del settore e lasciando pochi profitti e la gran parte dei rischi alle banche normali (The Economist, 2020, d).
I programmi del fintech permettono grandi guadagni in termini di efficienza operativa, mentre si riducono i margini sulle operazioni e mentre viene richiesto normalmente solo qualche minuto per ottenere un prestito; è un’attività che si può svolgere dovunque, raggiungere i clienti appare molto più facile e le informazioni per la concessione di prestiti sono molto più precise (The Economist, 2020, c).
In tutto questo, le imprese cinesi rivestono oggi un ruolo sostanzialmente dominante, come del resto nel settore dell’e-commerce.
Si va così consolidando la presenza cinese nel settore delle nuove tecnologie, sfidando sempre di più il precedente attore egemone, quello statunitense.
Tra l’altro, incidentalmente, le azioni Ant saranno quotate alle borse di Shanghai e di Hong Kong, contribuendo alla spinta in atto delle imprese cinesi a varare le emissioni in Borsa sempre più in patria piuttosto che negli Stati Uniti. Ciò ha anche contribuito al fatto che nel 2020 la Borsa di Shangai è ormai la prima al mondo in termini di IPO.
Il controllo delle grandi imprese digitali
-Le critiche di Jack Ma al sistema finanziario cinese
Ad un certo punto, appena qualche giorno prima dell’avvio dell’operazione, le autorità cinesi hanno bloccato l’operazione di Ant in Borsa, con grande sorpresa di tutti.
Ne hanno subito risentito le quotazioni di Alibaba e delle altre grandi imprese digitali cinesi. Si sono persi così centinaia di miliardi di dollari di valore.
Quali le motivazioni di questo stop? Si può intravederne una di tipo più informale ed un’altra più ufficiale, anche se le due ragioni sono in qualche modo intrecciate tra di loro.
Per quanto riguarda la prima, si può ricordare come Jack Ma avesse nelle settimane precedenti criticato fortemente il sistema delle banche tradizionali in gran parte in mano pubblica. Tra l’altro, come riportano i media, egli aveva affermato che le banche tradizionali operano con una mentalità da banco dei pegni, richiedendo sempre delle garanzie, cosa che Ant non fa (Merics, 2020) ed inoltre che le autorità di regolamentazione frenano l’innovazione e che è urgente quindi perseguire invece un sistema che aiuta lo sviluppo (Global Times, 3 novembre 2020).
Per altro verso, egli era diventato un personaggio troppo in vista; l’enorme influenza di Ma stava portando ad un’erosione del potere delle istituzioni finanziarie di Stato, mentre il controllo del settore finanziario rischiava di scappare di mano ai poteri pubblici, in un momento poi in cui, tra l’altro, il paese si avvia a emettere la moneta digitale.
In altri termini, il messaggio generale è quello che le imprese private debbono capire bene come relazionarsi allo Stato e i capitalisti devono giocare con le regole del gioco politiche (Zhong, 2020).
-La regolamentazione del settore
Per quanto riguarda la seconda ragione, bisogna intanto ricordare che è in atto da tempo una offensiva politica generale nel paese per inquadrare più strettamente l’attività delle imprese private.
Per quanto riguarda in specifico il fintech, già da qualche anno il governo ha incominciato ad intervenire nel settore; ricordiamo così la regolamentazione a suo tempo di un settore prima selvaggio, quello dei prestiti peer to peer. Ora la Cina sta realizzando un sistema di regole per inquadrare l’attività delle grandi imprese digitali, che minacciano di diventare troppo potenti. Si tratta di un obiettivo di politica di cui in Occidente si predica da molto tempo mentre gli interventi al riguardo appaiono ad oggi piuttosto limitati. La Cina con questa mossa dimostra che, al contrario di nuovo della nostra parte del mondo, la politica è ancora al comando sull’economia.
L’Amministrazione di Stato per la Regolazione di Mercato ha così rese pubbliche una serie di norme, ancora in forma di proposte, che saranno perfezionate nelle prossime settimane. Le disposizioni mirano da una parte a controllare i comportamenti monopolistici delle piattaforme internet, dall’altra ad allineare almeno in parte le regole con cui esse operano a quelle più rigorose delle banche tradizionali.
Le autorità cinesi sono partite dalla constatazione dei rischi portati dalla trasformazione digitale dei servizi finanziari in termini di cyber security, di protezione dei dati, di monopolio di mercato (Yu, 2020); inoltre tutti i tipi di attività finanziaria devono essere soggetti a regolamentazione e le varie imprese devono seguire le stesse regole nello svolgimento delle operazioni finanziarie dello stesso tipo.
Tra le pratiche condannate dalle autorità c’è l’uso di clausole di esclusività per frenare la concorrenza, il trattamento differenziato dei clienti sulla base dei loro comportamenti di acquisto, il forzare i clienti ad acquistare un insieme di altri prodotti per ottenere quello che vogliono acquistare, la fissazione di commissioni troppo alte, il credito eccessivo erogato anche a soggetti fragili.
Tra l’altro, le imprese del settore sono ora soggette a regole precise per quanto riguarda i livelli dei loro mezzi propri in relazione alle operazioni che esse svolgono in accordo con le banche tradizionali (molto di frequente le piattaforme agiscono in sostanza come agenti delle stesse banche), obbligando ora, tra l’altro, le imprese del fintech a trattenere molto di più di prima una quota del credito che ha origine nei loro conti e che prima veniva ceduto quasi interamente alle banche. Attualmente, in effetti, Ant Group usa 36 miliardi di yuan di attività per gestire 1,7 trilioni di prestiti congiunti con le banche (CBNEditor, 2020). Vengono posti anche dei limiti di ammontare ai prestiti alle persone e alle imprese.
Va peraltro ricordato che anche il settore dell’e-commerce è soggetto ora a regole molto più stringenti e di nuovo c’è di mezzo e in prima linea Alibaba.
Conclusioni
In sintesi, si può alla fine affermare che il sistema finanziario cinese sta facendo grandi passi in avanti e tende e diventare sempre più forte, insidiando anche in questo settore il primato statunitense. D’altro canto, il governo sta cercando di affrontare il problema del controllo di questi grandi conglomerati digitali che rischiano di diventare troppo ingombranti e troppo potenti. In questo caso il sistema cinese mostra di avere maggior forza di intervento di quelli occidentali, area dove i tentativi di intervento pubblico in questo come in altri settori vengono sistematicamente impediti dalla forza di tali concentrazioni di potere.
Il caso di Alibaba indica parallelamente che l’area pubblica, lungi dal ridurre il suo spazio di intervento e la sua presenza nel paese, sta aumentando il suo peso e che le imprese private tendono a dover operare in dei limiti ben tracciati e più ridotti rispetto anche ad un passato recente.
L’introduzione di Ant Goup in Borsa, oltre ad essere ora ritardata, dovrà confrontarsi con il fatto che il valore dell’emissione dovrebbe essere abbastanza ridotto rispetto alle aspettative iniziali.
Testi citati nell’articolo
-Caplen B., This week big party will be in Shanghai, www.thebanker.com, 3 novembre 2020
-CNBC, China will roll out new copper futures in a bid to bost yuan adoption, pricing power, www.cnbc.com, 17 novembre 2020
-CBNEditor, China’s financial stability report flags stricter fintech regulation, www.Chinabankingnews, 9 novembre 2020
-Global Times, Jack Ma and Ant Group summoned by top chinese financial regulatory authorities, www.globaltimes.com, 3 novembre 2020
-Yu S., Gah B., Payment, e-commerce sites come under Beijing competition scrutiny, www.asiatimesfinancial.com, 10 novembre 2020
-Karnfelt M., China’s fintech giant Ant Financial reined in by politics, www.merics.org, 12 novembre 2020
-Hale T., Foreign investors pile back into booming China, www.ft.com, 18 novembre 2020
-Leplatre S., Introduction en Bourse record pour Ant, Le Monde, 28 ottobre 2020
-SCMP, China Fintech Report 2020, SCMP Research, Hong Kong, 2020
–The Economist, The Shanghai Open, 14 novembre 2020, a
–The Economist, Queen of the colony, 10 ottobre 2020, b
–The Economist, The digital surge, 10 ottobre 2020, c
–The Economist, On the march, 10 ottobre 2020, d
-The Editorial Board, The march of Ant is a chinese success story, www.ft.com, 28 ottobre 2020
-Zhong R., In halting Ant’s I.P.O. China sends a warning to business, www.nytimes.com, 6 novembre 2020