A marzo in Francia il test decisivo di Marsiglia, la città più grande amministrata dai neogollisti. Dove è in atto una “crisi umanitaria”. E se Macron guarda a destra, a sinistra nasce Printemps Marseillais, tentativo aperto alle reti sociali.
È passato da poco il primo anniversario dal crollo dei tre palazzi di rue d’Aubagne a Marsiglia, otto morti tra cui due ragazzi italiani, e la strada pulsante di negozi di specialità arabe a due passi dal porto vecchio è ancora transennata, interrotta da blocchi di cemento e reti metalliche. Al posto degli edifici crollati, un buco cementato tinto di un giallo che dà l’impressione netta del colpo al cuore della città vecchia. Al centro della strada un cartello ricorda “gli otto martiri” e chiede “giustizia”. E ogni settimana il comitato del quartiere di Noailles si riunisce per discutere il problema degli “alloggi insalubri” e dell’emergenza abitativa.
Rue d’Aubagne quando soffia il Mistral diventa un canale di vento che scompiglia le ceste appese e i veli delle signore arabe che vengono qui dopo che il mercato popolare di La Plaine è stato chiuso per lavori, fino a poche settimane fa sormontato da muro per tener fuori gli abitanti, i curiosi e soprattutto la collera popolare. Nel frattempo il cratere di rue d’Aubagne rischia di condizionare tutta la campagna elettorale per le municipali che si svolgeranno a marzo (15 marzo primo turno, 22 marzo il secondo). “Avis de fort Mistral sur la droit marsellaise”, titolava infatti Le Figaro qualche settimana fa. Perché se la destra perde Marsiglia “perde la tornata elettorale del 2020”, si è lasciato sfuggire un deputato rimasto anonimo allo stesso giornale.
La strada transennata è l’emblema dell’amministrazione del sindaco Jean-Claude Gaudin, che governa la seconda città di Francia, la più antica, la più martoriata, ininterrottamente da venticinque anni, dopo averla strappata alla sinistra nel 1995. La sua eredità è ormai scomoda e i candidati neogollisti al passaggio di testimone sono divisi: la delfina ufficiale è Martine Vassel ma il suo rivale Bruno Gilles non ha accettato di fare un passo indietro neanche di fronte alla compensazione di guidare la carica per la presidenza della regione Aix-Marseille nel 2021 e presentandosi così, in ordine sparso, lo spettro del 2001, quando per questa stessa ragione i républicains persero Parigi e Lione, torna ad affacciarsi.
La città, che è ancora la più grande amministrata dalla destra in Francia, ha subito una notevole trasformazione negli ultimi anni. È diventata una “smart city”, ha incrementato l’offerta turistica trasformando parte del porto industriale in hub croceristico, si è arricchita di opere di archistar come la torre di Zaha Hadid, il Mucem (Musée des civilisations de l’Europe e de la Méditerranée), la Maison de la Mode, il Mif68 (Marseille international fashion center), più linee di tram veloci e un nuovo centro commerciale nel palazzo della Borsa, ancora in costruzione dietro la Canebière. Mentre il Panier, che prima del 2013 era ancora una énclave araba con fogna in mezzo ai vicoli, ora, collegato al museo del nuovo porto, è diventato un quartiere hipster di bottegucce e tanti, tanti B&B, con i graffiti sui muri ancora denunciano l’espulsione degli abitanti storici e la “white-gentrification”. Del resto è proprio nei nuovi quartieri del progetto Euromediterraneo, in particolare nel Panier, che si ambientano le fiction di successo come Plus belle la vie, versione francese di Un posto al sole. E il fatto di essere un set a cielo aperto è solo parte di un processo di gentrificazione ancora in corso in tutta la città vecchia. Un progetto che, nell’idea dei neogollisti, vede la trasformazione della città nella capitale glamour della Provenza, a detrimento della sua vocazione di porta del Mediterraneo e metropoli meticcia.
Il centro è tuttora invaso dai cantieri: martelli pneumatici dappertutto in mezzo alle luminarie e alle giostre di Natale per la nuova metropolitana a guida automatizzata con 38 nuovi rami da terminare entro il 2024 appaltata alla compagnia Alstom, un affare da 430 milioni di euro, salvo imprevisti.
Ma i mali della città sono rimasti allo stesso punto e anzi, sono peggiorati. Tanto che a fine novembre il rapporto governativo de “l’Haut Comité pour le logement des personnes défavorisés” ha parlato di “crisi umanitaria” per l’aumento della povertà e l’approfondirsi delle diseguaglianze, il persistente degrado nei quartieri periferici – le trenta cité del quadrante Nord – dove, nella desertificazione operata dall’amministrazione Gaudin di molte delle realtà sociali o autorganizzate, tra tagli e sgomberi, solo qualche prete di strada riesce a operare superando i check-point della malavita che controlla le piazze di spaccio. Marsiglia ha livelli di disoccupazione con percentuali “italiane” superiori all’ 11%, ma in più – secondo il rapporto “Les Pauvres à Marseilles” redatto dal Segretariato sociale dell’episcopato marsigliese – proprio la trasformazione verso l’economia “numerica” e verso un terziario a vocazione turistica e universitaria ha ampliato enormemente la precarizzazione dei lavoratori meno qualificati, così che oggi questa condizione coinvolge “oltre la metà della popolazione”, considerato che 1 famiglia su 5 è monoparentale, per lo più di donne sole con bambini.
Il Comune non ha ancora utilizzato il fondo di 2 miliardi di euro per dare risposte all’insalubrità degli alloggi a fronte di oltre 77 mila domande di assistenza abitativa e oltre 3 mila evacuati ancora in attesa di ricollocazione stabile e 57 i palazzi sgombrati perché pericolanti. Come in rue Lafayette dove accanto al palazzo sprangato per “rischio di crollo imminente” il Bar sport è una centrale di spaccio all’incrocio con la trafficata avenue de la République, dove anziani “pieds noirs” stringono la mano a giovani immigrati che fanno avanti e indietro con sacchetti trasparenti pieni di bustine di polvere bianca. Tutto alla luce dei lampioni, in attesa di demolizioni e nuove speculazioni edilizie. Ma le demolizioni, usate dai politici locali come vetrine elettorali e spettacoli securitari, non sradicano i traffici di droga della storica capitale europea delle raffinerie, e “la povertà non si elimina a colpi di bulldozer”, sottolinea il rapporto dell’arcivescovado marsigliese.
Per la candidata socialista Marie Arlette Carlotti la città ha un problema di “incuria politica e “bisogna farla uscire dalla zona di assenza del diritto”. Il problema di Carlotti è invece quello di riuscire dove finora ha fallito: catalizzare il voto di centro-sinistra. Stessa sfida per l’ex socialista Samia Ghali, la “sceriffa chic” di origini algerine che, stimata finora al 9% nei sondaggi, spera di concordare un patto per portare il suo bottino di consensi e relazioni personali al pozzo del premier Macron.
“L’unica novità delle prossime elezioni è la lista di “Printemps Marseillais” è l’opinione di Stefania Nardini, giornalista italiana che si è trasferita a Marsiglia da tempo ed è la biografa di Jean Claude Izzo. A vent’anni dalla morte di Izzo, l’opera dell’intellettuale padre del noir di denuncia è molto contesa e molto saccheggiata, ma proprio il suo giornale – La Marseillaise – ha appena lanciato le consultazioni per le candidature della lista Printemps Marseillais, che saranno per metà provenienti dalla società civile e per l’altra metà dai partiti che l’appoggiano.
Aldo Bianchi, uno degli animatori della lista, di professione dentista, ci chiarisce che è “improbabile che in testa di lista finisca un donna”, probabilmente la scelta sarà condizionata dai partiti, in ogni caso le consultazioni sono solo all’inizio e si concluderanno il 15 gennaio. Dopo che i Verdi si sono allontanati a fine ottobre e che a metà dicembre anche France Insoumise di Mélenchon ha deciso di sfilarsi, stiamo lavorando a ricomporre le spaccature, speriamo ancora di farcela. I primi sondaggi sulle indicazioni di voto non hanno valutato la lista ma solo l’unione delle forze di sinistra (Pcf, Pdf e FI) – ci spiega – senza candidato sindaco e ci danno al 13-14 per cento ma è una valutazione debole”. Mentre La République en marche di Macron, molto divisa localmente – continua Bianchi – sta per scegliere Yvon Berland, vicino alla destra (LR), preparandosi – come del resto sembra essere tutta la strategia marconista per turno delle municipali ndr– ad un’alleanza a destra per il secondo turno.