La politica industriale italiana non esiste. Un vuoto che ha affiancato il declino economico. 46 economisti propongono di ricostruirla, appuntamento a Roma il 10 dicembre
Contrapporre a questa realtà mondiale un’Italia in cui la capacità di rimuovere qualche freno istituzionale possa divenire l’unica funzione dello Stato per riportare il paese su un sentiero sostenuto di crescita, appare riduttivo e fuorviante. La specificità storica del sistema produttivo italiano, costituita, da un lato, dalla presenza nel Sud di una vasta area con significative debolezze del contesto socioeconomico e, dall’altra, dalla marcata caratterizzazione territoriale dei sistemi di imprese (così come della vasta platea di PMI dinamiche), richiede risposte adeguate.
Confinare il legittimo intervento della policy solo ad alcune tra le aree in cui si manifestano i “fallimenti del mercato” (in un mondo che vede pochi esempi di corretti funzionamenti degli stessi mercati) non consente di ragionare diffusamente sui reali problemi di policy. Questi ultimi riguardano, in primo luogo, la costruzione di un disegno strategico di ampio respiro. declinato in obiettivi dettagliati, concreti, verificabili; e, in secondo luogo, la necessità di approfondire i “fallimenti dello Stato” intesi non come l’impossibilità congenita dei Governi a funzionare, ma piuttosto come gli effetti di politiche mal disegnate e mal gestite del passato che devono essere corrette, identificate e ben amministrate.
L’accezione delle politiche industriali come inevitabilmente inefficienti è frutto di una visione ideologica che condanna tout court ogni misura di intervento pubblico per le imprese. Il quadro analitico e valutativo presenta evidenze di segno diverso. La fragilità della base informativa e la capacità spesso ridotta di fornire informazioni utili ai policy maker richiedono approfondimenti e non possono costituire un supporto sufficiente per decretare la cancellazione di ogni politica.
Esiste uno spazio rilevante per l’intervento pubblico aggregabile intorno alla definizione di Politica Industriale nel contesto europeo. La capacità di indirizzo delle attività private (in forma individuale o associata) da parte dei governi si realizza principalmente attraverso tre vie: l’erogazione di premi monetari o di riduzione del rischio per i soggetti che sviluppano azioni ritenute meritorie; la gestione attiva della spesa pubblica; la regolazione e l’indirizzo in senso stretto. È tempo di riflettere su questi aspetti e di intervenire su tutti i fronti. Gli interventi devono tenere nella debita considerazione le disponibilità di finanza pubblica (dobbiamo parlare, nella migliore delle ipotesi, di politiche a risorse date) e l’efficienza amministrativa.
Il modo in cui gli interventi possono essere declinati deve essere oggetto di grande cura: come sempre, saranno i dettagli che definiranno la qualità delle politiche. Non è questa la sede per approfondirli, tuttavia si possono individuare alcune precondizioni che sono alla base di un necessario cambiamento di operatività.
Riteniamo che esistano spazi per una Politica Industriale efficiente ed efficace seguendo un disegno accurato e coerente che tenga conto dei vincoli esistenti, valorizzi gli strumenti potenzialmente a disposizione, impari dalle esperienze positive, nazionali e internazionali.
I promotori
Adriana Agrimi, Alessandro Arrighetti, Giovanni Barbieri, Elisa Barbieri, Marco Bellandi, Silvano Bertini, Paolo Bonaretti, Raffaele Brancati, Massimo Bressan, Albino Caporale, Domenico Cersosimo, Francesco Crespi, Alfredo Del Monte, Amedeo Di Maio, Antonio Di Majo, Marco Di Tommaso, Sergio Ferrari, Massimo Florio, Francesca Gambarotto, Adriano Giannola, Andrea Ginzburg, Anna Giunta, Claudio Gnesutta, Gian Maria Gros-Pietro, Donato Iacobucci, Sandrine Labory, Pietro Masina, Pietro Modiano, Augusto Ninni, Riccardo Padovani, Daniela Palma, Mario Pianta, Gustavo Piga, Stefano Prezioso, Pietro Rostirolla, Lauretta Rubini, Margherita Russo, Domenico Scalera, Marina Schenkel, Roberto Schiattarella, Grazia Servidio, Alberto Silvani, Stefano Solari, Alessandro Sterlacchini, Gianfranco Viesti, Alberto Zazzaro, Alberto Zuliani.
Per aderire, inviate una email a Raffaele Brancati, r.brancati@met-economia.it, nell’oggetto scrivere riportando il proprio riferimento di posta elettronica (e se si ritiene anche altri recapiti) e “Aderisco al MANIFESTO PER LA POLITICA INDUSTRIALE”.
Su questi temi – per parlarne e per avviare una definizione di strategie – si terrà un incontro il 10 dicembre 2012 a Roma, ore 9,30 (Università di Roma3, Facoltà di Economia “Federico Caffè”, Via Silvio D’Amico 77, Roma). Siete caldamente invitati a partecipare.
Per discussioni e informazioni rivolgersi a: Raffaele Brancati, r.brancati@met-economia.it; Anna Giunta, agiunta@uniroma3.it; Antonio Di Majo, dimajo@uniroma3.it