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Renzi dopo il diluvio

Per evitare il diluvio bastava che Renzi disinnescasse i più macroscopici attacchi all’elementare buon senso democratico, a partire da una modifica della legge elettorale

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O me, o il diluvio! con questo slogan Renzi ha indurito le ultime due settimane di campagna elettorale. Ha avuto il diluvio e adesso aspetta l’investitura come salvatore del paese. Non è che non sapesse come evitare il diluvio: bastava che disinnescasse i più macroscopici attacchi all’elementare buon senso democratico: aprire a una modifica della legge elettorale – l’Italicum – secondo le indicazioni della Corte Costituzionale e rinunciare ad avere la maggioranza assoluta del Parlamento con il trenta per cento dei voti. Non avrebbe annullato tutti i no, ma una buona parte.

Non lo ha fatto non perché non se ne fosse accorto. Voleva lo scontro e dimostrare che non c’era alternativa a lui stesso. Che questa linea e metodo siano oggi del segretario del Pd, erede del Pci, è impressionante: si tratta di un preludio a un Partito del Presidente. È un modo per prendere in contropiede gli avversari, sia fuori che dentro il Pd.

Che fare a questo punto? Credo che si debba afferrare il toro per le corna; approvare al più presto una nuova legge elettorale e poi andare al voto al più presto. Le nuove regole devono essere omogenee per Camera e Senato, fondate sul proporzionale, in modo da avere una chiara fotografia di che cosa è diventato il paese, e, ahimé, ricominciare.