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Il Ttip e il commercio immorale

Bis-trattati/La scuola liberista ha adottato come sua espressione favorita il detto “laissez faire, laissez passer”, un’espressione che suona gradita ai predoni, ai truffatori e ai ladri non meno che ai mercanti, il che dovrebbe metterci in guardia da tale massima

Questa perversione, di abbandonare gli interessi dell’industria e dell’agricoltura alle esigenze del commercio, senza alcun limite, è la conseguenza naturale di questa teoria, che tiene conto puramente dei valori presenti, e non delle capacità di produrli, e considera il mondo come nient’altro che come una indivisibile repubblica di mercanti. La scuola non comprende che il mercante può conseguire il suo scopo (ossia il guadagno di valori di scambio) a spese dell’agricoltura e del fabbricante, a spese delle capacità produttive della nazione e della sua stessa indipendenza. Il mercante non si cura minimamente dell’effetto che le sue attività commerciali hanno sulla prosperità di una nazione: egli importa veleno così come importa medicine, e svigorisce le nazioni per mezzo dell’oppio e dei distillati. Che le sue importazioni e le sue macchinazioni creino centinaia di migliaia di posti di lavori, o che riducano in miseria un numero equivalente di persone, a egli non fa alcuna differenza, purché il suo bilancio sia in positivo”.

(Friedrich List, Das nationale System der politischen Ökonomie, 1841, capitolo 21)