La candidatura di Martin Schultz per il partito socialdemocratico e una sua possibile vittoria alle elezioni politiche del settembre 2017 potrebbe portare un barlume di speranza in Europa
In un recente articolo apparso su questo stesso sito sottolineavamo con qualche dettaglio, sulla base in particolare dei dati economici allora appena pubblicati per il 2016, la buona salute di cui gode in questo periodo l’economia tedesca e ricordavamo, per altro verso, alcuni dei problemi vecchi e nuovi a cui essa si trova o si potrebbe presto trovare di fronte sul fronte interno e su quello internazionale.
Nel frattempo sono state rese note delle ulteriori cifre, in particolare per quanto riguarda il commercio estero del paese, che confermano il positivo quadro che avevamo già delineato. Tra le novità emerse su questo fronte, si registra la novità che la Cina è ormai diventato il primo partner commerciale della Germania, superando, sia pure di poco, Francia e Stati Uniti.
Il confronto con la Francia e Italia sul fronte economico appare nel frattempo abbastanza impietoso. Nel 2016 il pil è cresciuto dell’1,9% in Germania, dell’1,1% in Francia, dello 0,9% in Italia. Il debito pubblico tedesco era uguale alla fine dell’anno al 65,5% del pil, quello francese al 96,7%, quello italiano al 132,6%. La bilancia dei pagamenti correnti tedesca presentava sempre nell’anno da poco trascorso un saldo positivo dell’8,7% del pil, livello che appare inaudito, quella italiana del 2,7%, valore abbastanza consolante, mentre quella francese un saldo negativo del 2,3%. E lasciamo stare i dati sulla disoccupazione e sui guadagni orari medi, pur con tutte le questioni che sorgono sul tema anche in Germania.
La candidatura di Martin Schultz alle prossime elezioni politiche
Ma nelle ultime settimane sulla stampa internazionale si parla ormai, per quanto riguarda il paese, soprattutto delle conseguenze che la candidatura di Martin Schultz per il partito socialdemocratico alla prossime elezioni politiche del settembre 2017 potrebbe comportare sul fronte politico e su quello economico.
Come è noto, i sondaggi, almeno per il momento, danno Schultz in grande e progressiva rimonta sulla Merkel, facendo intravedere la possibilità o di un governo di coalizione tra i due grandi partiti, in cui però i socialdemocratici potrebbero avere una voce in capitolo molto più forte di prima, potendo legittimamente anche aspirare al cancellierato; addirittura, anche se si tratta di un’ipotesi meno probabile, si potrebbe pensare alla formazione di un governo insieme ai Verdi e alla Linke, coalizione che potrebbe forse raggiungere una maggioranza, sia pure risicata, in Parlamento.
In ogni caso, mentre sino a qualche settimana fa si dava per largamente scontata, dopo le elezioni, una riconferma della Merkel, la Mutti, a capo del governo federale, ora tutto sembra tornare in discussione.
Bisogna considerare che il programma di governo che Schultz ha messo a punto e sta presentando agli elettori fa pensare ad una importante svolta a sinistra della linea della SPD.
In particolare, con la candidatura al cancellierato dell’ex presidente del parlamento europeo, stanno cambiando gli stessi termini del dibattito, che si vanno concentrando sulle diseguaglianze in patria e, per quanto riguarda il quadro internazionale, sul futuro dell’Europa (Fratzscher, 2017).
Il programma della SDP
Sul fronte interno Schultz sta intanto mettendo in discussione, almeno su alcuni punti, la riforma Schroeder-Hartz del mercato del lavoro, riforma cui molti attribuiscono la ripresa dell’economia tedesca, ma che aveva fatto perdere alla SPD una parte consistente del suo elettorato, distruggendo quasi il partito, sottoposto anche ad una dolorosa scissione.
Per la verità, il candidato socialdemocratico non contesta frontalmente la riforma; egli va dichiarando che non bisogna cancellare una legge così importante, ma che la si deve rivedere alla luce del fatto che i tempi sono cambiati e che anche il quadro internazionale si presenta ormai in modo diverso.
Egli sottolinea, in particolare, che bisogna ridurre le diseguaglianze da essa provocate e si tratta di conseguenza, da una parte, di allungare la durata dell’indennità di disoccupazione e, dall’altra, di ridurre in misura sostanziale l’utilizzo del lavoro temporaneo, in particolare per quanto riguarda i giovani.
Tali idee sembrerebbero incontrare un rilevante favore nell’opinione pubblica; da un sondaggio appare così, tra l’altro, che il 70% dei tedeschi pensano che il livello di diseguaglianze del paese sia eccessivo, mentre il numero dei working poor è passato dal 4,8% nel 2005 al 9,6% di oggi, praticamente raddoppiando (Fratzscher, 2017). Ma le stesse proposte di riforma della legge, non a caso, sembrano inquietare il padronato locale (Madelin, 2017), ciò che appare a nostro avviso un buon segno.
Inoltre, sempre sul piano interno, i responsabili del partito sottolineano la volontà di aumentare fortemente gli investimenti pubblici (scuola, trasporti, politica della casa) ed i consumi, anche in questo caso rinnegando una pratica di governo pluriennale.
Le novità non sono inferiori sul fronte europeo. Sigmar Gabriel, che è stato eletto presidente del partito nel 2009 e che riveste oggi la carica di ministro degli esteri del governo, ha attaccato la Merkel e Schauble, sottolineando che le loro politiche di austerità hanno contribuito in maniera decisiva alla crisi dell’UE e all’isolamento del governo tedesco nel continente e che esse hanno anche rafforzato i partiti populisti europei. Schultz ha persino osato affermare che si dovrebbero emettere degli eurobond (ci sembra quasi di sognare) per lenire la crisi del debito dell’Europa e per spingere sulle politiche di sviluppo.
Conclusioni
Ovviamente il nuovo corso annunciato dall’SPD in Germania dovrà misurarsi con i risultati elettorali di settembre – da qui ad allora molte cose possono cambiare ed anche di parecchio- e con le politiche di alleanze relative. L’azione effettiva del governo dovrà poi tenere conto del contesto internazionale che si determinerà in futuro: si pensi soltanto quanto sarà ad esempio importante, a questo proposito, il risultato ormai quasi imminente delle elezioni francesi.
Esso dovrà poi passare il test della reale volontà e capacità di applicare quanto promesso; ricordiamo, a questo proposito, come il dignitoso programma con cui Francois Hollande aveva vinto le elezioni presidenziali del 2012 in Francia sia poi stato a suo tempo quasi interamente deluso.
Ma, in ogni caso, l’ipotesi di una prossima vittoria dell’SPD porta in particolare per l’Italia, per il momento, un barlume di speranza. In particolare le promesse di un cambiamento nella politica di austerità sembrerebbe molto incoraggiante. Si conferma, per come sono messe le cose, il peso che l’evoluzione delle vicende tedesche ha sui nostri destini.
Resta comunque un dubbio: nel caso, peraltro ancora molto incerto, che le politiche di austerità europee vengano abrogate o almeno fortemente attenuate, avremo nel nostro paese dei governi capaci a quel punto di approfittare della situazione o invece nulla o quasi cambierà nella sostanza da noi?
Testi citati nell’articolo
-Comito V., vecchi e nuovi problemi per l’economia tedesca, www.sbilanciamoci.com, 6 febbraio 2017
-Fratzscher M., A German debate over the future of Europe is long overdue, www.ft.com, 28 febbraio 2017
-Madelin T., Le patronat allemande inquiet des projects du SPD, Les Echos, 27 febbraio 2017
-Wieder T., Schultz peut-il gagner contre Merkel ?, Le Monde, 24 febbraio 2017