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Disoccupazione occultata dai lavoretti

Gli ultimi dati Istat, letti attentamente, mostrano come la disoccupazione in Italia non stia affatto diminuendo. Si occulta, come la povertà. Aumenta invece la precarizzazione, contratti anche di pochi giorni, i lavoretti, e gli scoraggiati.

La disoccupazione in Italia non sta diminuendo. La si occulta. Siamo in sintonia con chi ha sconfitto la povertà. I dati Istat pubblicati martedì scorso infatti, dicono ben altro rispetto a quanto pubblicato su numerosi siti web.

Negli ultimi tre mesi, giugno, luglio e agosto solo 9.000 persone in più hanno trovato lavoro. Questo numero è il saldo tra la perdita di posti dei mesi di giugno e luglio, meno 60.000 e l’aumento di agosto, più 69.000. Il risultato non permette la riduzione della percentuale di disoccupati riportata da molti media. Invece, scrive l’Istat, solo negli ultimi due mesi presi in considerazione, ben 222.000 persone hanno smesso di cercare lavoro. Ecco perché la disoccupazione cala.

Altrove questo numero sarebbe al centro della attenzione per quello che di negativo contiene. Si cercherebbe di capire molte le spiegazioni di questo comportamento se sia legato alla stagione estiva che permette qualche occasione in più di lavori in nero nelle località turistiche e in campagna. Oppure se siamo di fronte ad una crescita dello scoraggiamento della ricerca del lavoro.  Comunque si tratta di comportamenti che confermano precarietà e debolezza del sistema economico.

Ci sono poi le altre osservazioni del rapporto che vengono completamente rimosse. Tra i nuovi “occupati” , scrive sempre l’istituto di statistica, troviamo anche 26.000 persone che percepiscono uno stipendio di 300 euro al mese e anche meno. Si tratta di lavoratori che usufruiscono di contratti di prestazione occasionale o di “Libretti di famiglia”.

A giugno i primi erano 20.000 con uno stipendio lordo di 250 euro. I secondi 6.000 con uno stipendio lordo di 300 euro. Sono il frutto del tentativo del governo Gentiloni di ripristinare la politica dei voucher.

Sono in crescita anche i lavoratori con contratti a chiamata. Nell’ultimo trimestre sono cresciuti di 30.000 unità al mese. Si tratta di lavoratori che sfiorano le 10 giornate mensili di impiego. La gran parte della dinamica occupazionale continua a svolgersi nel settore dei servizi. La produzione continua a non aver bisogno di occupati.