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A dieci anni dalla crisi: business as usual

La lezione che non si vuole trarre dalla crisi di dieci anni fa è che occorre regolamentare il sistema finanziario perché, altrimenti, non solo esso non è capace di autoregolarsi, ma al contrario determina delle dinamiche assai pericolose per l’intero sistema economico www.nonconimieisoldi.org

La mamma di Tom Joad, nel romanzo Furore di John Steinbeck, riferisce al figlio una barzelletta (ma si affretta a dirgli “non è per niente divertente, non c’è niente di buffo”): «Oggi uno mi ha detto: “La crisi dev’essere finita. Ho visto un coniglio, e nessuno gli dava la caccia”. E un altro fa: “Qui la crisi non c’entra. È questione che la caccia è proibita”». Fanno venire in mente il capolavoro dello scrittore californiano alcune considerazioni di certe autorità politiche e finanziarie in occasione del decennale dell’inizio della crisi. Giovanni Sabatini, ad esempio, è il direttore generale di Abi e presidente del comitato esecutivo della Federazione bancaria europea: ritiene che si perda troppo tempo a parlare di regole e norme nelle banche europee e troppo poco di business. «Sarebbe curioso – dichiara al Sole 24 Ore del 6.8.2017 – che gli Usa avviassero una riflessione in senso meno restrittivo e in Europa si continuasse ad aggiungere norme, finendo con il rendere meno competitiva l’economia europea». Sostiene Sabatini che «le regole approvate sotto l’emergenza vadano ripensate alla luce di un clima più disteso e a fronte di una crisi che riteniamo sia ormai alle spalle»: la crisi è finita, ora “back to business as usual”. Nessuno caccia conigli solo perché le norme ce lo impediscono, altrimenti…

In effetti, l’Amministrazione Trump ha dichiarato di volersi liberare del Dodd-Frank Act, l’unico serio – per quanto non rivoluzionario – tentativo di regolamentare i mercati finanziari americani, nella cui totale deregulation l’Amministrazione Obama aveva individuato le cause prime della crisi finanziaria del 2008. Così Trump dimostra, per chi avesse ancora qualche dubbio, che il suo attacco all’establishment (a partire da quello delle grandi banche) in campagna elettorale era solo una cortina fumogena per catturare il consenso di cittadini esasperati dagli effetti sociali della crisi. E, allo stesso tempo, manda un chiaro segnale: a dieci anni dall’inizio della crisi, non vi è alcuna lezione da trarre; si torni allo status quo ante e tutto tornerà a splendere come prima… fino alla prossima crisi, peraltro annunciata proprio dagli straordinari utili dei listini e delle società che hanno preceduto sia la crisi del ’29 che quella del 2008, come avverte un recente studio di Credit Suisse.

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