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Viaggio in Italia, contro la legge di bilancio

Durante le tappe della carovana per un’economia di pace, da Bologna a Messina a Cuneo, è emersa tutta l’inadeguatezza della legge di bilancio che il governo Meloni ha approntato. Il 4 dicembre presenteremo al Senato la nostra controproposta, elaborata con i contributi delle associazioni della società civile.

La carovana per un’economia di pace che sta attraversando l’Italia sta confermando quanto la legge di bilancio 2026 sia “sbagliata, modesta e lacunosa”, come Sbilanciamoci! ha detto all’audizione in Senato un mese fa. E sempre a Palazzo Madama presenteremo la nostra Controfinanziaria il prossimo 4 dicembre (per partecipare, scrivere a info@sbilanciamoci.org), con i rappresentanti delle associazioni, i giornalisti e i parlamentari.

Negli incontri e nelle iniziative pubbliche che si sono tenute nel primo mese della carovana è emerso con forza come questa legge di bilancio non serva quasi a nessuno. “Quasi” perché gli evasori, i produttori di armi e i privilegiati ne trarranno sicuramente beneficio. Gli evasori perché graziati dall’ennesimo condono con la rottamazione delle cartelle. I produttori di armi perché nella legge di bilancio c’è un aumento di 1 miliardo e 100 milioni delle spese militari e si prevede per i prossimi 3 anni una crescita della spesa militare di 23-24 miliardi di euro. I privilegiati (cioè i detentori di ricchezze milionarie) perché continuano a pagare meno tasse dei lavoratori e della povera gente.

E’ una legge di bilancio che non dà risposte ai 100 mila giovani che ogni anno lasciano l’Italia per cercare lavoro all’estero. Che non si preoccupa dei 6 milioni di italiani che non si curano più perché le liste di attesa sono troppo lunghe e non hanno i soldi per rivolgersi alla sanità privata. Che fa ben poco per mettere in sicurezza le oltre 36 mila strutture scolastiche (su 40 mila) che non sono in regola con almeno una delle certificazioni di sicurezza, tra quelle fondamentali: antincendio, antisismica, stabilità statica. Una legge di bilancio che distribuisce solo elemosine (bonus e spiccioli) a chi si trova in condizioni di povertà assoluta: ben 6 milioni di persone nel nostro Paese, il 10% della popolazione. Una legge che non si preoccupa del declino del nostro sistema industriale, ormai al tracollo in alcuni settori fondamentali, come quelli dell’automotive e della meccanica. Non ci sono investimenti pubblici mentre i soldi del PNRR il prossimo anno finiscono.

Così non si va da nessuna parte. Le agenzie di rating sono contente perché il governo rispetta gli impegni per la riduzione della spesa pubblica (sociale) e tiene i conti in ordine, per avvicinarsi al pareggio di bilancio. Ma come ricordava 70 anni fa il sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, se il bilancio è in pareggio sono le vite dei lavoratori e della povera gente a non essere in pareggio con la salute, l’istruzione, il lavoro. Questo governo – dopo che le forze politiche che lo compongono hanno contestato per anni le politiche europee – continua a seguire il mainstream del modello neoliberista, fondato sull’austerità, la precarizzazione, la riduzione della spesa pubblica. 

Il Paese è fermo, anzi va indietro e a pagarne il prezzo sono i cittadini che vedono fermi i salari, ridurre i diritti, impoverire la loro condizioni di vita. Non sono le cartelle a dover essere rottamate, ma questa legge di bilancio.