I rossi e i verdi/«Ora dobbiamo iniziare a mettere le basi per essere maggioranza tra cinque anni». Intervista all’eurodeputato spagnolo Ernest Urtasum
Ernest Urtasun, numero tre della lista della Sinistra Plurale, ed esponente del partito alleato di Izquierda Unida in Catalogna, Iniciativa Catalunya-Verds, è l’unico della delegazione di cinque eurodeputati della Sinistra Plurale che si iscriverà nei Verdi e non nel gruppo della Gue guidata da Tsipras. Ci racconta quali sono i prossimi passi dei due gruppi parlamentari di sinistra in Europa. «I risultati evidentemente non permettono di configurare una maggioranza di sinistra nel parlamento europeo», spiega. «Dobbiamo essere coscienti che il malessere in Europa lo hanno raccolto l’estrema destra e gli euroscettici».
E voi?
La sinistra è cresciuta globalmente, ma poco. Meno di quello che speravamo. Ora è importante iniziare a lavorare per configurare un blocco antiausterità nel Parlamento Europeo. E per cominciare a mettere le basi perché fra 5 anni possiamo essere maggioranza.
Verdi e Sinistra Europea lavoreranno assieme?
Si stanno ancora costituendo i gruppi, ma credo che sia importante stabilire una dinamica di lavoro congiunto che permetta di trovare punti in comune. Martedì mi sono visto con Alexis Tsipras e con Ska Keller. Stiamo iniziando a lavorare per individuare queste convergenze su cosa esigere alla prossima Commissione.
Per esempio?
Abbiamo appena iniziato, c’è ancora un mese di tempo prima che inizino i lavori parlamentari. Ciascuno dei due gruppi sta preparando un documento. Ma alcuni punti di convergenza sono già chiari: siamo contro le politiche di austerità e il trattato di libero commercio con gli Stati Uniti, per esempio, che viene negoziato in segreto.
Su che temi siete invece lontani?
Non lo so ancora. È davvero molto presto per questo. Per ora non siamo andati oltre questa prima riunione.
Al manifesto diceva di voler di fare da ponte fra Verdi e Sinistra. Come?
Ho un grande vantaggio. Con i compagni di Izquierda Unida abbiamo una agenda condivisa, e anche loro, dal gruppo della Gue, vogliono lavorare assieme per costruire questo ponte. Per questo faremo riunioni periodiche e stabiliremo il contenuto di quello che entrambi vogliamo proporre.
Collaborerete con Podemos (nella sinistra) e Compromís (nei verdi)?
Evidentemente in questa dinamica voglio che ci stiano anche loro. Il Psoe ha solo 14 eurodeputati e noi della sinistra alternativa spagnola ne abbiamo 12 tutti insieme. Sono numeri importanti. Faremo senz’altro un coordinamento congiunto. Non riesco a pensare a nessun altro tipo di scenario.
Parliamo del presidente della Commissione. Sembra che alcuni abbiano già scartato Junker…
La prima battaglia da fare è quella di rispettare il risultato del voto. A noi non piace, ma chi ha vinto le elezioni è Junker. È lui che deve venire in parlamento a cercare di formare una maggioranza. Ovviamente ci troverà contrari perché non voteremo un candidato di destra. Ma io sostengo la legittimità democratica di quest’uomo a provarci. Sarebbe del tutto inaccettabile che i governi mandino in parlamento chi non si è presentato alle elezioni. Sarebbe una frode democratica.
E se lo fanno lo stesso?
Se questo dovesse succedere, ci appelleremo a tutti gli eurodeputati chiedendo che nessuno lo voti. Ci deve essere una ribellione istituzionale che esiga che la persona che viene a formare una maggioranza sia quella che si è presentata.
Parliamo della monarchia. Come si sta gestendo questa fase storica?
Male. Io non sono fra quelli che credono che questo passaggio fosse stato pianificato per avvenire ora (come ha detto il re, ndr). I due grandi partiti che appoggiano il sistema monarchico in Spagna, il Pp e il Psoe, sono in caduta libera. Credo che l’abdicazione sia stata anticipata per garantire la successione, ora che Pp e Psoe hanno ancora la maggioranza per farlo. Quello che è totalmente inaccettabile è che non si apra il dibattito sociale sul modello di Stato. Credo ci sia molta gente che ha voglia di dibattere democraticamente se vuole una monarchia o una repubblica e noi esigiamo un referendum.